Accoglienza
28-9-2002
Mi sembra solo ieri che ci trovavamo qui alla fine di maggio, per concludere un anno di approfondimento e di cammino insieme; ed eccoci di nuovo qui a settembre, per ricominciare con un rinnovato entusiasmo, proprio, ad approfondire il senso della nostra fede.
Questo ci porterà sicuramente, per tutti coloro che lo desiderano, ad applicarci alla vita della Chiesa come Catechisti.
Ma sappiamo che il fondamento della vita catechistica è innanzitutto una formazione che sia sì dottrinale, ma prima di tutto spirituale.
Ed è per questo, che abbiamo fortemente voluto, che il primo incontro avesse questo taglio così marcatamente spirituale: addirittura iniziando con una Divina Eucaristia che ci mettesse tutti nello stesso crogiolo.
1) Fare di noi una comunità di credenti
2) La parola di Dio consegnata alla Chiesa
3) Il libro del Qoelet
4) La Chiesa comunità profetica
5) Siamo figli nel Figlio
6) L'ascolto
7) Il silenzio
8) Innamorarsi di Gesù
9) Maria e Marta, l'essere e il fare
Effettivamente dobbiamo fare la prima esperienza di Chiesa che è quella della comunione fraterna, della accoglienza reciproca, del saluto vicendevole e non c'è nulla di migliore, ci ricordiano anche i salmi, quando i fratelli vivono insieme.
È come un balsamo profumato che ci ricopre.
Allora la prima riflessione è probabilmente questa: veniamo da tante esperienze diverse, da tante situazioni, da tante parrocchie diverse, anche da diocesi diverse, ma il Signore ci pone insieme per fare di noi una comunità di credenti, ed ecco il punto fondamentale, che cercano Lui, che guardano a Lui, che desiderano Lui.
In realtà il segreto per ogni vita cristiana pienamente riuscita non é che questo: cercare il suo volto, che i nostri occhi si posino sui suoi occhi.
Lo vedremo crocifisso, lo vedremo risorto, lo vedremo con i segni della sua passione e morte che permangono fino alla fine dei secoli.
Ma è Lui che cerca è Lui che è venuto accanto a noi è ci ha detto "vieni, seguimi".
Se siamo qui oggi non è per una casualità: non è perché abbiamo letto una locandina o perché qualcuno ci ha fatto una proposta, è perché sicuramente il Signore, servendosi di questi mezzi umani anche molto semplici, ha voluto dire qualche cosa al nostro cuore.
Ed ecco che ci parla in tanti modi il Signore, principalmente attraverso la sua parola.
Una prima specificazione mi sembra che sia importante per ciascuno di noi: la parola di Dio, che noi meditiamo, è la parola che Dio stesso ha consegnato alla sua Chiesa.
Questo vuol dire che il criterio di conoscenza della volontà di Dio nella sua Parola è un criterio che non può e non potrà mai prescindere dalla esperienza della Chiesa, perché è Dio stesso che ha messo nelle mani della Chiesa la sua parola.
Per cui i criteri che guidano il magistero della Chiesa, cioè l'insegnamento ufficiale, sono proprio due: la parola di Dio e la tradizione.
Questo ci differenzia un pochino dai nostri fratelli separati, i quali pongono la parola di Dio su di un livello superiore.
Però anch'essi si stanno trovando in problemi un po' complessi, perché, forse non lo sapete, forse lo sapete, gli studi biblici esegetici sono arrivati a delle specificazioni tali per cui non si riesce più a capire, in certi casi, a che livello si trovi l'ispirazione.
Certo vedete che se noi togliamo di mezzo l'esperienza della Chiesa, che è stata fortemente voluta da Gesù Cristo ed è nata prima del canone biblico, allora è chiaro che diventa tutto difficile, diventa tutto giustificabile, diventa tutto possibile, perché diventa parola di uomo più che parola di Dio.
Questa specificazione sembra fuori luogo, ma è importante che noi la poniamo come fondamento all'inizio del nostro corso; perché vi renderete conto come la massima parte di tutti gli insegnamenti, di tutte le riflessioni, che avremo in tutti i tipi di materia, è basata sulla parola di Dio, ma non sulla parola di Dio in se stessa, ma la parola di Dio come è stata consegnata alla Chiesa.
Vi ricordo a questo proposito che la Chiesa nella figura del sommo Pontefice ha il Potere delle Chiavi, che le è stato dato direttamente da Gesù Cristo "…ciò che aprirai resterà aperto, ciò che chiuderai resterà chiuso, conferma ai tuoi fratelli…" questo è alla base biblica del dogma, molto controverso all'inizio del secolo scorso, nel Concilio Vaticano I, della infallibilità pontificia.
Vedrete sono tutti temi che affronteremo in questo anno per intuire, per capire meglio qual è il nostro cammino di Chiesa, alla sequela di Gesù Cristo.
Oggi lasciamoci un po' toccare da questi suggerimenti, che il Signore ci lascia attraverso queste meravigliose parole.
Abbiamo sentito nel libro del Qoelet una presentazione di tutta quella che è la sapienza dell'Antico Testamento.
Non dobbiamo nascondere a noi stessi che in certi brani, in certe frasi questo libro ci sembra intriso di una profonda amarezza e di una rassegnazione nel costatare come il tempo fugga veloce.
Ma non dobbiamo neanche dimenticare il fine, per cui questo libro ispirato, è redatto: cioè insegnare agli uomini, a chiunque ascolti che la nostra vita sulla terra non è la Vita, ma solo una parte della Vita.
La cosa più bella che ci possiamo dire, come veri credenti, è ricordarci la dimensione escatologica.
Sono parole un po' difficili, cercherò di essere sempre molto chiaro, però qualche volta bisognerà che noi ci accostiamo anche a dei termini un pochino più scientifici, per capirci meglio.
L'escatologia è tutta quella parte dello studio spirituale che riguarda le cose dell'aldilà.
Questo libro del Qoelet, a dispetto della sua presentazione, che in certi punti ci pare un po' negativa, è un libro che ci spinge spiritualmente a considerare che la nostra vita, nella sua globalità, ha un destino che ci parla di eternità: "…poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna…".
Una piccola considerazione: al tempo di Qoelet, quando questo libro fu ispirato, non era molto chiara, nella mente degli israeliti, la concezione che ci fosse un aldilà.
Non era molto chiara l'idea che le anime sarebbero continuate a vivere, anche dopo la morte terrena.
Questo ci fa intuire quanto più importate sia stata questa ispirazione: perché parla degli uomini come degli esseri che non svaniscono nel nulla, perché tutto è vanità, ma che vanno nella dimora eterna.
Dunque un modo di pensare l'uomo come qualche cosa di totalmente diverso da tutto il resto del creato, è un modo profetico di accostarsi alla vita umana.
Il primo punto che noi potremmo affrontare è proprio questo: il catechista, la Chiesa come comunità profetica.
Tutti sappiamo che con il Battesimo siamo divenuti sacerdoti, re e profeti.
Nella fattispecie pensare a ciascuno di noi come profeta ci risulta per lo meno insolito, perché forse non abbiamo una idea sufficientemente chiara di quello che è il profeta.
Badate, io sto semplicemente dando qualche spunto di riflessione, perché sono tutti temi che poi nel corso dei nostri incontri potremmo affrontare e vedere.
Dirò semplicemente questo: che il profeta non è solo colui che annuncia le cose che devono ancora avvenire, ma è, come dice la parola, colui che proferisce.
E proferire ( viene dal latino ), in italiano, vuol dire "portare a favore di".
Quindi il profeta è colui che porta qualche cosa, ma non a se stesso, agli altri.
Abbiate in mente l'immagine, ad esempio, di un inserviente, di un cameriere che porta un vassoio con delle cose prelibate, che offre agli altri.
Se andiamo in un ristorante e arriva un cameriere, sappiamo che ciò che lui porta non è roba sua, è ciò che gli è stato dato da chi è superiore a lui, chi prepara, il maestro di sala ecc…, ma il cameriere è colui che porta e offre agli altri, anzi, in certi casi, addirittura mette nel tuo piatto le cose che ti sta offrendo.
Allora il primo aspetto la Chiesa va vista come profetica anche in questo senso, questo comporta che per ciascuno di noi ci sia un duplice atteggiamento, l'atteggiamento di chi riceve e di chi dà ciò che ha ricevuto.
Dunque il profeta non è colui che ha dei poteri speciali dentro se stesso, che gli permettono di scrutare nell'eternità il prima o il dopo.
Il profeta è prima di tutto la persona che sta in ascolto, che sa ascoltare.
Ascoltare non è facile, secondo voi è facile ascoltare ?
Soprattutto nella nostra epoca dove ci sono migliaia di voci, che riempiono la nostra attenzione di tanti annunci.
In questo stesso istante questa cappella è attraversata da milioni di onde elettromagnetiche, che portano annunci di tutti i tipi, pensate solo a quante radio sono presenti e possono essere ascoltate.
Questo significa che siamo invasi in maniera concreta e anche in maniera più invisibile da migliaia di parole.
La prima cosa che si chiede al discepolo di Cristo è quello che Gesù dice nella sua parabola, la parabola dell'ovile, vi ricordate: "… Io sono la porta delle pecore, le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono…".
Per essere autenticamente profeti, non perché ci siamo messi in testa che dobbiamo essere dei profeti, ma perché Lui ci ha fatto essere profeti, è Lui che ci ha voluto così, è Lui che ci ha fatto essere inseriti in Lui stesso.
Quando quel giorno, un sacerdote venne e versò dell'acqua sulla nostra testa e disse: " Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", egli prese la nostra esistenza e la immerse nella Divina Trinità, in modo che la nostra umanità fosse intrisa di divinità e tutta la nostra esistenza fosse aperta alla eternità.
Da quel momento tutto Dio Padre tutto Dio Figlio tutto Dio Spirito Santo abitarono e abiteranno in noi per sempre.
Da quel momento per mezzo del Battesimo egli ci ha fatti suoi figli nel Figlio, tutto ciò che è il Figlio siamo noi per partecipazione.
Il Figlio è re dell'universo e il Figlio è sacerdote, perché offre continuamente a Dio tutti gli ambiti della esistenza umana, il Figlio è profeta, perché dice: "Io vi ho fatto conoscere tutto ciò che il Padre mi ha detto".
Se noi siamo veramente figli significa che siamo autenticamente re e siamo autenticamente sacerdoti, non del sacerdozio ministeriale che è un altro tipo di vocazione, ma sacerdoti e siamo autenticamente profeti.
Lo siamo, forse, ma bisogna imparare anche a farlo.
Questo corso ci da l'occasione di prendere consapevolezza del nostro essere e della possibilità, della capacità di mettere a servizio dei fratelli i talenti che Dio ci ha dato.
Ecco il nostro essere profeti: in primo luogo è la capacità, la volontà e il desiderio di essere persone di ascolto.
L'ascolto non si improvvisa, l'ascolto si esercita e l'ascolto non è quello che state facendo adesso, perché io parlo e voi siete costretti a subire.
L'ascolto è un atteggiamento attivo.
Apro una breve parentesi: nessuno va all'auditorium per sentire un concerto, ma tutti ci vanno per ascoltarlo.
Sembra la stessa cosa, invece non lo è.
Sentire è passivo, sento una botta o sento un rumore; ascoltare significa pormi in una situazione tale per cui non mi sfugge assolutamente niente di tutto quello che sta accadendo; ascolto tutto e ritengo tutto.
L'uomo di ascolto è l'uomo che va in cerca.
Allora l'ascolto va fatto come diceva Gesù in un luogo riparato, solitario in un luogo o in una situazione che non ti porti lontano, ma che ti aiuti a concentrare la tua attenzione in colui che vuoi ascoltare.
Allora non sarò certamente io, ma ognuno di noi che prende sul serio il proprio cammino cristiano dovrebbe diventare una persona che va in cerca del luogo in cui nel silenzio Dio ti parla.
Dio ti dirà tante cose: ti dirà che ti ama, che ti ha scelto, che ti valorizza, che ti vuole bene, che si vuole servire di te, che ti incoraggia.
Magari ha anche qualche cosa da rimproverarti, ma è il tempo in cui tu impari ad essere profeta.
Prima di parlare, però, devi ascoltare, devi avere il coraggio di fermarti d'innanzi a Lui, di far tacere le molte cose che in qualche modo possono distrarti e di concentrare la tua attenzione in Lui.
Allora, forse, forse solo allora ti accorgerai se per te Lui è importante e quanto lo è.
La necessità del silenzio, del fermarsi di stare davanti a Lui, è la necessità vitale per il cristiano autentico.
La capacità di dire: "Adesso basta, non esisto per nessun altro se non per te Signore, voglio stare un po' in tua compagnia, ti racconterò tante cose, oppure non ti racconterò niente l'importante e che io stia in tua compagnia".
Ecco il momento fondamentale, il momento in cui Dio nasconde nel tuo cuore a volte in un modo sensibile, a volte un modo assolutamente insensibile, nasconde nel tuo cuore il tesoro: quella perla preziosa che il mercante andava cercando e trovò in un campo e vendette tutto per averla.
Tu non devi andarla a cercare, questa perla è già lì accanto a te nella tua presenza, poiché tutto Dio abita dentro di te.
Allora il primo presupposto perché si realizzi questa verità della Chiesa, cioè comunità di credenti che sono profeti, è proprio questo: la capacità di ascoltare.
Nella misura in cui tu ascolti, tu diventi una persona ripiena del pensiero di Cristo.
Cosa ci dice S. Paolo nella lettera ai Filippesi: " … abbiate in voi i medesimi sentimenti che furono di Cristo Gesù…" ma per averli dovrò pure ascoltarli, dovrò pure riempirmi della sua presenza.
Dovrò dire adesso basta il correre continuo, adesso è il tempo dello stare insieme.
Ecco il primo punto, il più importante, quello che è l'essenziale del cristiano, quello che è valido sempre non solo per un compito che possiamo svolgere nella Chiesa, nella famiglia, nella professione, nella società Volete che ve lo dica in una parola semplice?
È l'innamoramento.
Due persone si innamorano solo se si incontrano e se si frequentano.
Solo così possono conoscersi, possono apprezzarsi e può nascere e sbocciare un'esperienza meravigliosa che coinvolge entrambe le vite e che poi è l'origine di un insieme di altri eventi, altre vite, altre famiglie, altre cose.
Il Signore vuole fare con noi delle cose nuove.
Sembra che tutto sia un deserto, ma il Signore dice: "Il deserto fiorirà, sto facendo una cosa nuova anche se non ve ne accorgete, perché la faccio nel silenzio".
Allora il punto è proprio questo: abbiamo il coraggio di fermarci dal nostro correre, anche apostolico.
Ci sono tante cose di bene da fare, ma il lavoro ci sarà anche quando non ci saremo più.
Ma quando noi non saremo più su questa terra, dovremmo aver già deciso per tempo dove trascorrere tutta l'eternità.
Gesù disse a Marta: "Ti agiti per troppe cose, sì sono cose belle, ma sono troppe, Maria ha capito che c'è ne una che vale più di tutte ed io dovrei togliergliela, no!".
A me piace pensare che dopo questa espressione di Gesù, anche Marta si fosse seduta ai piedi del maestro, e poi mi piace pensare una cosa ancora più famigliare e più serena.
Il fatto che dopo che Gesù aveva comunicato tutti i suoi insegnamenti, ecco tutti quanti si fossero messi insieme per preparare il desco; per preparare ciò che era necessario a concludere questo momento famigliare con il pranzo.
E quindi mi immagino Lazzaro e Gesù e Marta e Maria: chi prende una ciotola di olive, chi prende il pane, chi prepara tutto ciò che necessita.
Questo è importante: non il fare, ma l'essere, questo è importante: l'essere comunità di comunione.
Chiediamo dunque al Signore di poter incarnare tutto questo insegnamento che è solo l'inizio di tutto il nostro cammino.
Chiediamo il dono dello Spirito, perché ci conduca in questo anno ad incarnare sempre più la nostra esistenza, come una autentica esistenza cristiana, e lo chiediamo mediante l'intercessione e l'assistenza della Beata Vergine Maria, che è accanto a noi come Madre della Chiesa, come Immacolata Concezione.
Sia Lodato Gesù Cristo.