Quale tipo di annuncio portiamo?

9-3-2003

Don Mauro Agreste

Dobbiamo avere entusiasmo, gioia e sorriso degli occhi …

Indice

1) Si evangelizza con tutta la persona
2) Tempo di quaresima è tempo di attesa e preparazione da vivere con entusiasmo ed emozione
3) Gesù è risorto!
4) La vocazione e le tante chiamate
5) Rispondi alla vocazione del Signore, non alle necessità del mondo
6) Lo Spirito Santo ti suggerisce di rispondere sì
7) Non fare, ma essere catechista
8) La gioia come sorgente che tutto ciò che tocca vivifica
9) Con il battesimo partecipiamo alla divinità di Dio
10) Gesù è una gioia trionfante, anche noi, suo corpo, abbiamo un'esplosione di gioia
11) Lieto annuncio come un grande affetto che io sto vivendo
12) L'affetto autentico riempie tutte le dimensioni della persona
13) Avere i medesimi sentimenti di Gesù

1) Si evangelizza con tutta la persona

La prima cosa che dobbiamo imparare è che si evangelizza con tutta la persona, non solo con quello che noi diciamo, non solo con l'esempio della vita, ma anche da come ci presentiamo nei confronti degli altri.

È quindi un tratto di carità e di attenzione, non solo nei confronti dei fratelli che dobbiamo accostare, perché ci sono stati affidati a vario titolo; ma anche per una forma di rispetto nel prendere sul serio il compito che la Chiesa ci ha affidato, la possibilità di portare agli altri il lieto annuncio.

Ma dobbiamo stare attenti perché chi ci vede, talvolta, immagina che siamo latori di sentenze pesanti, opprimenti; invece siamo portatori di lieto annuncio.

Perciò è molto importante che ci rendiamo conto se la gioia del Signore è presente dentro di noi e, se è sì, fino a che punto si vede.

Voi sapete che Gesù ha detto che l'occhio è la lanterna dell'anima.

Lui dice che quando il tuo occhio è nella luce, tutta la tua anima è nella luce.

Per cui è importante che noi esaminiamo quale tipo di annuncio portiamo quando incontriamo gli altri.

Dobbiamo imparare ad essere delle persone sorridenti, ma di un sorriso che non è esteriore, e non è forzato, ma un sorriso che nasce dall'interno, un sorriso che nasce spontaneo, nel momento in cui abbiamo una grande pace dentro il nostro cuore.

Certo ci sembrerà strano che in questo Ritiro, iniziata la Quaresima da 3 o 4 giorni, non si parli della gioia di Cristo risorto.

2) Tempo di quaresima è tempo di attesa e preparazione da vivere con entusiasmo ed emozionee

In realtà dobbiamo ricordare che il tempo di Quaresima non è un tempo lugubre, è invece un tempo di preparazione, un tempo di attesa.

Dobbiamo imparare anche a vivere bene i segni liturgici perché hanno una grande profezia.

Il tempo della Quaresima, come anche quello dell'Avvento, è un tempo di attesa e di preparazione, e va vissuto con questo stile, entusiasmo, emozione, come quello che uno prova, quando sta aspettando una persona che gli è molto cara.

Quando ti è annunciata da una persona che ti è molto simpatica e molto cara: "Guarda che vengo a trovarti fra due settimane", tu non vivi questo tempo con un senso di apprensione o di spavento o di dispiacere.

Invece tale è la gioia di poter rincontrare quella persona che ti è cara che tutto dentro di te è di attesa e di entusiasmo, che poi si manifesterà anche in altre azioni particolari, come la preparazione di una stanza per l'accoglienza, la preparazione di cibi che favoriscano la convivialità.

Inoltre, dentro di te, c'è un entusiasmo che ti è dato dal fatto che finalmente puoi incontrare di nuovo quel tuo amico, stare un po' di tempo con lui e quindi condividere tante cose.

Quindi è l'attesa della comunione, il dire "non vedo l'ora che arrivi così possiamo parlare, raccontare, possiamo ricordare, possiamo gioire insieme".

Ed è proprio su questo sentimento che c'è tra te e quell'altra persona che si gioca tutto il resto che tu stai compiendo, ossia tutto quello che fai dopo non è che conseguenza dell'entusiasmo che hai dentro.

Ma questo entusiasmo non è semplicemente una forma esuberante e superficiale, ti è dato da un certo tipo di legame che si chiama amicizia, che è fatta di affetto, di simpatia, di condivisione e quindi in sintesi un legame molto forte di donazione reciproca; tu non vedi l'ora di donare il tuo cuore, la tua amicizia a quella persona, che reciprocamente risponde a questo tuo anelito.

Tutto quello che tu farai dopo, si appoggia su questo, cioè su questo legame forte che tu hai con questa persona che ti viene a trovare.

Il tempo dell'avvento come quello della Quaresima, assomiglia a qualcosa del genere; beninteso con la debita preparazione e le dovute differenze.

Per capire di cosa si tratta dobbiamo capire che i segni liturgici, la preghiera ufficiale della Chiesa non è una imposizione di una sovrastruttura, che noi non capiamo; certo dobbiamo sforzarci per entrare dentro questo mistero della preghiera ufficiale della Chiesa, che ha un senso.

Il tempo della Quaresima è un tempo di entusiasmo; forse pensavamo che fosse un tempo di oppressione, di fustigazioni, di penitenza?

Il tempo della Quaresima sono 40 giorni in cui ci prepariamo, perché tale è la gioia nel ricordare ciò che Dio ha fatto per ciascuno di noi, che noi ci prepariamo per tempo, non vogliamo che sia sprecato niente di questo giorno di festa in cui ricordiamo che Gesù ha vinto la morte ed è risorto.

Questo è il nucleo di tutta la nostra fede cristiana.

3) Gesù è risorto!

Perché il fatto che Gesù risorge è il segno tangibile e definitivo che tutto ciò che Dio ha promesso nella scrittura è realtà.

Tutto ciò che Dio aveva insegnato, tutto ciò che Gesù aveva spiegato e tutti i segni: miracoli, prodigi, guarigioni, liberazioni che Gesù aveva operato nella sua vita, trovano la loro manifestazione in questa realtà: Gesù ha vinto la morte.

Gesù è veramente risorto e lo hanno visto in molti.

Beh noi diciamo: "sì, lo hanno visto loro, sono passati 2000 anni", però non dobbiamo dimenticare che la presenza di Gesù è attiva e attuale anche adesso; noi non stiamo sognando un cadaverino appeso ad un pezzo di legno, come dicono taluni mussulmani, noi stiamo seguendo Gesù che è dappertutto meno che sulla croce.

Egli è il vivente e dunque deve vedersi dentro di noi l'entusiasmo di questa festa.

4) La vocazione e le tante chiamate

Carissimi, voi avete accettato dal Signore una vocazione particolare che si è inserita sul vostro stato di vita: chi è coniugato, chi non lo è ancora, chi non lo è più, chi non lo sarà mai, ognuno ha un suo stato di vita particolare e quella è la vocazione generale che ci contraddistingue.

Su questa vocazione generale si inseriscono tante altre vocazioni e queste sono le chiamate di Dio.

Forse non abbiamo mai pensato con serietà al significato della vocazione: per qualche tempo si è creduto che il tempo della vocazione fosse fuori moda e riguardasse solo i sacerdoti e le suore; e non ci siamo mai soffermati a ricordare che ogni stato di vita è una chiamata di Dio: Dio ti ha scelto perché nel mondo occupi un particolare suolo, che è più di un suolo, è il posto che solo tu puoi occupare; è come la tessera di un mosaico che se manca quella tessera quel posto resterà vuoto.

Allora la tua vita risponde non a una ma a tante chiamate del Signore.

Allora, sarebbe bello nella giornata di oggi, cercare di fare un piccolo elenco di quante possono essere state le chiamate particolari, individuali.

Il Signore mi ha chiamato a cosa?

Incomincia a pensare, da quando hai la memoria, quante sono state le chiamate che hai ricevuto nella tua vita.

Poi, a tutte queste chiamate, come hai risposto?

La tua risposta alla chiamata di Dio, è stata generosa, entusiastica o subita concedendo al Signore il minimo possibile?

Il nostro essere qui oggi, è una risposta ad una chiamata che avete ricevuto?

Le chiamate che il Signore dà, non sono sempre perché appare il Sacro Cuore davanti?

Il Signore chiama ciascuno di noi tutti i giorni, in modi diversi, servendosi degli eventi e delle persone.

Quindi, tenendo presente questi aspetti, possiamo diventare più sensibili alle chiamate del Signore? Non lo so.

Il Signore si è servito del tuo parroco per chiederti di dare il tuo servizio e per dire: "io ho bisogno di un catechista, ti rendi disponibile?".

E allora, un po' come facevano i profeti, i primi tempi tu hai detto: "no, ma io non sono capace, non so parlare".

Vi ricordare di Mosè: "ma no Signore, chiama un altro, ma perché devi chiamare me, non vedi che ho persino dei difetti di pronuncia", perché pare proprio che Mosè avesse dei difetti di pronuncia, forse era anche balbuziente.

Ma il Signore ha scelto perché ha scoperto dentro di te delle caratteristiche, delle qualità preziose e speciali che Lui stesso ti aveva dato per previsione di quello che tu avresti potuto fare, non per altri, ma per Lui.

5) Rispondi alla vocazione del Signore, non alle necessità del mondo

Ecco, rispondere alla vocazione del Signore non può essere un rispondere alle necessità del mondo, perché se vuoi rispondere alle necessità del mondo, significa che il mondo è il nostro Dio.

La vocazione è una risposta non al bisogno del mondo e della gente, è una risposta alla chiamata di Dio, quindi è Dio che parla a te servendosi di tante cose e che ti interpella e ti dice: "vuoi?": E tu non rispondi al mondo, rispondi a Lui.

Forse ti sarà sembrato di rispondere al tuo parroco o a quale altra organizzazione che ti ha chiesto: "abbiamo bisogno di te", ma in fondo in fondo, come mai questa domanda è giunta a te?

Il caso non esiste, o meglio, il caso esiste per tutte le cose inanimate, non personali, cioè non dotate di libero arbitrio.

Ma tu sei una persona libera.

Questo significa che se a te è giunto una domandata, era proprio indirizzata a te, e tu hai risposto di sì; forse con titubanza, forse con paura, forse con una consapevolezza di fragilità e di quante cose non sei in grado di fare, però hai avuto il coraggio di dire di sì.

Adesso lo chiamo coraggio, ma dobbiamo renderci conto che non si trattò solo di coraggio, si trattò di fede.

6) Lo spirito Santo ti suggerisce di rispondere sì

Non siamo molto abituati a pensare a noi stessi in termini di fede, perché noi siamo abituati ad avere un approccio alla realtà molto filosofico, molto illuministico e non siamo abituati a pensare alla nostra vita come ad una continua relazione con Dio che viene e parla.

Eppure Lui venne e ti parlò. E cos'è che ti fece dire. Proviamo?

La tua audacia, la tua esagerazione, la tua debolezza di quel momento?

No, io sono più, propenso a pensare che in quel momento lo Spirito di Dio ha suggerito dentro di te una risposta anche coraggiosa.

Non sei stato ingenuo a rispondere di sì; forse dopo il timore ti ha assalito dicendo: "ma che cosa hai fatto?", intanto avevi già risposto di sì!

Perché lo Spirito di Dio aveva soffiato dentro il tuo cuore e ti aveva suggerito questo atteggiamento.

Questa fu una chiamata e tu sei qui adesso per accrescere il valore, ed ha portato questa tua vocazione.

Il Signore ti ha scelto tra tante altre persone, non perché tu sia migliore, più intelligente o abbia una cultura più vasta, non perché tu abbia una particolare santità.

Il Signore ti ha scelto per la Sua opera, perché ha visto dentro di te tutti i doni che ti aveva dato.

In questo tempo di Quaresima è opportuno che si abbia un po' di tempo per valutare la nostra chiamata, la nostra risposta e considerare i doni che Dio ci ha dato.

Tutti i doni che tu hai: l'intelligenza, la fantasia, la curiosità, la simpatia, l'umorismo, la riflessività, l'attenzione ecc. tutti quelli che possono essere i doni che fanno parte della tua vita, fanno parte della tua vocazione.

7) Non fare, ma essere catechista

Il Signore non ti ha chiesto di FARE il catechista, il Signore ti ha chiesto di ESSERE catechista, che è molto diverso.

Non è un compito che tu devi assolvere come quando vai a timbrare il cartellino e dici: "ho finito, basta, io adesso non c'entro più, fate quello che volete, scannatevi, io non esisto più".

E no! Tu non fai il catechista, tu lo sei.

La vocazione che ognuno riceve, non è un lavoro, non è una professione, è uno stato di vita.

Quindi non fai il catechista; diversamente non si spiga tutta questa preparazione per un'ora la settimana.

Tu sei catechista; ogni fibra del tuo essere è portatrice di un lieto annuncio, di un lieto messaggio.

Tutto ciò che è dentro di te parla della gioia che c'è dentro di te, tutto ciò che è fuori di te manifesta a te ed agli altri la gioia che c'è dentro di te.

Io sono un po' provocatorio. Vi racconterò l'aneddoto di S. Gemma Galgani.

Alla fine della sua vita era gravemente ammalata.

Era una mistica vissuta a Lucca nel XX secolo.

Ha avuto molti doni mistici, ma una particolare offerta della sua vita nella sofferenza al Signore in riscatto delle anime.

Al termine della sua vita, essendo gravemente malata, era continuamente a letto, ma la bontà non si può nascondere e riceveva continuamente delle visite.

Perché, quando una persona è buona, ci stai bene insieme e quindi fai di tutto per andarla a trovare e trascorrere delle ore con lei, perché anche stare vicino, senza dire una parola, a una persona santa, ti riempie di pace che viene da Dio.

Così aveva continuamente visite.

Sapete bene come sono le cittadine di provincia ( ma qui non è diverso ), ci sono sempre quelle lingue veloci che tagliano e cuciono.

Videro che al fondo del letto Gemma aveva fatto mettere uno specchio, spostando dei mobili.

Subito ci fu qualche madama benpensante che disse: "hai visto com'è vanitosa, mette lo specchio per controllare se è sempre bella, se è in ordine, ecc.".

Questa persona non aveva del tutto sbagliato, ma non poteva leggere nel cuore delle persone e quindi non aveva del tutto capito.

D'accordo con il suo direttore spirituale ( e vi ricordo che è fondamentale cercarsi un sacerdote che sappia aiutarti nel cammino spirituale ), aveva capito che la testimonianza cristiana è priva di significato se il cristiano è triste, ma soprattutto se appare triste.

Allora fece sistemare in fondo al letto questo grande specchio perché lei potesse controllare se stessa in modo tale che, dovendo ricevere le persone ed essendo afflitta da male e malattia, non apparisse mai una persona triste.

Metteva lo specchio per controllarsi e per controllare se il suo viso faceva trasparire le gioie di Gesù o il dolore della sofferenza e si sforzava di essere continuamente sorridente.

Allora da questo aneddoto, comune alla vita di tanti santi, e anche di quelli che non saranno mai scritti sul calendario, ma che sono ugualmente Santi, dobbiamo imparare un atteggiamento importante: che tu sei catechista e non fai il catechista.

8) La gioia come sorgente che tutto ciò che tocca vivifica

Ma ancora di più. Poiché sei battezzato ( e quindi è qualcosa di dirompente essere battezzati ) chi ti vede deve poter fare l'esperienza di vedere una persona entusiasta, una persona gioiosa, che ha una gioia dentro che vuole comunicare a tutti.

E quando parlo di gioia non parlo di allegria, che può essere esteriore e superficiale.

La gioia è come una sorgente che dall'interno gorgoglia e tutto ciò che tocca vivifica.

La gioia si manifesta non con le risate, ma con il sorriso e non con quello della bocca, ma col sorriso degli occhi.

Il sorriso degli occhi non s'improvvisa, non ci si esercita, non esistono i trucchi per avere gli occhi sorridenti.

L'esperto di cosmetici per rendere l'occhio sorridente esiste e si chiama Spirito Santo.

Questo vuol dire che, nel nostro essere battezzati e quindi catechisti, è assolutamente fondamentale che dentro di noi si agisca per far trasparire la gioia travolgente per Cristo risorto: mia gioia e mio tutto.

Questo è il traguardo del cammino, non il cammino.

Perché il cammino non lo posso fare io al posto di un altro: ognuno deve farlo per se stesso.

Anche alle monache di clausura ho detto che devono fare l'esercizio dello specchio.

Avrei voluto portare uno specchio, però mi sembrava troppo provocatorio.

Ad un dato istante bloccate l'espressione del viso e andate datanti ad uno specchio e chiedetevi come faceva Gemma Galgani: "Chi mi vede ora, vede in me la pace di Gesù o no?".

Bisogna che impariamo ad essere dei giudici onesti e anche un po' severi, non troppo indulgenti.

Noi, con tutto il nostro ingegno, capacità intellettuali, psicologiche, didattiche non convertiamo neanche una formica ( Sant'Antonio e San Francesco convertivano i pesci e gli uccelli del cielo. Qualcuno ha esperienza anche di questo ).

Ma non siamo noi che convertiamo, è il Signore che converte attraverso di noi.

Lui si servirà di noi.

9) Con il Battesimo partecipiamo alla divinità di Dio

Il mistero di essere battezzati è enorme.

Noi, senza smettere di essere uomini, entriamo di diritto nella Trinità.

Lo dicono i Padri della Chiesa.

Come Gesù è il verbo che si è fatto carne ( quindi è perfetto uomo senza smettere di essere perfetto Dio ) con il battesimo, noi continuiamo ad essere totalmente umani, ma partecipiamo alla divinità di Dio.

È il movimento naturale che avviene, poiché Dio si è fatto uomo, l'uomo si fa Dio, per grazia di Dio.

Allora, con il battesimo, noi siamo diventati con Gesù Cristo, per Gesù Cristo, in Gesù Cristo una cosa sola.

Qual è la conseguenza? Che chi vede te vede Gesù.

Tu sei Gesù, tu sei Chiesa.

La Chiesa o il cristianesimo non è una religione, non è una fede, è una persona, è Gesù Cristo; Egli è il capo e noi siamo le membra.

Dove va il capo vanno anche le membra.

Non posso staccare il capo dal corpo.

Dove è Lui, siamo noi. Come è Lui, siamo noi.

E Lui non è triste, è trionfante: "Tu sei degno Signore di prendere il libro, di aprire i sigilli" ( Ap 5,9 ).

È l'Agnello immolato che ha vinto, ha versato il Suo sangue.

Il Cristo è risorto e noi che siamo il corpo di Cristo, siamo risorti con Lui, direbbe S. Paolo.

10) Gesù è una gioia trionfante, anche noi, suo corpo, abbiamo un'esplosione di gioia

Egli è una gioia trionfante perché ha distrutto completamente il potere di Satana e del peccato.

E, poiché noi siamo il Suo corpo, tutto dentro di noi deve essere un'esplosione di gioia.

Il tempo della Quaresima non è quello della penitenza lugubre ed opprimente, ma il tempo, se volete della penitenza nell'ambito della liberazione, cioè per essere capaci di gestire al meglio la nostra libertà.

Chi è una persona libera? Io.

In quanto Gesù è libero. Ciò che è nel capo, è in tutte le membra.

Tu puoi fare un prezioso ricamo se non l'hai mai fatto prima?

O, puoi suonare uno strumento, se non l'hai mai fatto prima?

Se lo impari, puoi. Il cammino Quaresimale era inteso come un tempo di preparazione per essere capaci di compiere qualunque cosa.

Essere liberi dalla prigione.

Come ti eserciti per il ricamo o il brano di musica, così la Quaresima ti esercita ad adattare la tua esistenza a vivere nella piena e totale libertà.

In questo senso ha valore parlare della rinuncia, del digiuno, perché è vissuto nel senso ascetico che ha già ispirato Gesù Cristo, ma è un rendere la tua esistenza docile e concorde a ciò che Gesù, che è il tuo capo, ha già fatto.

Allora la persona veramente libera non è dominata da niente e da nessuno.

Così è Gesù, il vincitore assoluto e tutti quelli che con Lui, in Lui e per Lui sono una cosa sola.

Vivono questa stupenda realtà, ma non lo sanno, non se ne accorgono, non ci hanno mai pensato.

Vivono la penitenza Quaresimale cioè un cammino ascetico.

La sottomissione e la penitenza per cosa?

Il significato del digiuno è quello di non rendersi schiavi delle sensazioni del corpo, delle cose del mondo. Essere liberi da tutto.

Oggi vedremo nella Messa che Gesù ha iniziato la sua guerra contro il potere di Satana, con un grande digiuno.

Il digiuno è la manifestazione che io non sono schiavo delle cose, delle sensazioni, sono capace di fare delle scelte prioritarie, sono consapevole di ciò che viene prima e ciò che viene dopo, ho delle certezze dentro di me e ho già fatto delle scelte.

Dio è il mio capo e tutto viene dopo di Lui.

Il cammino Quaresimale è una preparazione per essere adatti a vivere una vita nuova: quella dei risorti con Cristo.

La vita di coloro che vivono già con Cristo sulla terra.

Quando passeremo da questa terra al cielo, non cambierà niente, aumenterà la comunione che si vive con il Signore, ma è una comunione che hai già cominciato a costruire di qua.

Il Paradiso, come l'Inferno, non iniziano dopo la morte, iniziano prima.

Sono la conseguenza di ciò che uno ha scelto nella propria vita.

Allora, come catechista, sei veramente portatore di lieto annuncio.

Se questo è diventato efficace, non è più una formula, ma una persona.

11) Lieto annuncio come un grande affetto che io sto vivendo

Il lieto annuncio inteso come un grande desiderio di comunione con Gesù, in modo più semplice: un grande affetto, che più grande non si può pensare, che niente può distruggere o sminuire e che è talmente appagante che tu vuoi fare di tutto perché gli altri giungano ad avere questo tipo di affetto che tu stai vivendo.

Ora, se questo è l'itinerario che dobbiamo percorrere, si esige serietà e autenticità con noi stessi.

Io posso portare questo annuncio di Gesù senza attendere di essere perfetto, ma annunciando ciò che Dio ha fatto per me.

E mentre annunci, cerca di gioire per ciò che ha fatto per te, coltiva lo stupore, coltiva l'attesa.

Ecco, il tempo dell'Avvento, come quello della Quaresima, hanno qualcosa in comune. L'attesa, il saper aspettare, il valore che contrasta molto con la natura di questo nostro tempo che vuole tutto e subito.

La cultura del surgelato.

E invece, il valore di saper aspettare, il valore delle mete che non raggiungo subito ma esigono la pazienza di un difficile lavoro di cesello, di raffinamento, di cure.

Il cammino nostro spirituale, poiché abbiamo risposto ad una chiamata del Signore, cioè quella di essere suoi annunciatori nella catechesi, come in altre situazioni, è un delicato lavoro di cesello, che ci rende vasi di elezione.

Paolo direbbe proprio così.

Un vaso pregiato per contenere ciò che è prezioso e non deve essere perduto.

Certo, è fatto di creta, quindi, questo lavoro di cesello, di attesa e preparazione che contraddistingue la Quaresima, è una visione realistica su noi stessi.

Non per niente comincia con le ceneri: "Tu sei cenere e cenere ritornerai".

È una scelta. Dunque ci fa bene sentire: "abbassa la cresta!

Chi credi di essere? Perché sei catechista credi di essere qualcuno?

Ricordati che sono Io che agisco in te.

Ricordati che il tuo essere catechista, dipende dallo stato di salute che ha il tuo affetto per Me.

Questa è l'unica cosa che contraddistingue tutto il mistero della vita cristiana.

12) L'affetto autentico riempie tutte le dimensioni della persona

Vuoi essere un autentico cristiano? Spumeggiante, brillante, vero?

Devi farti un'unica domanda: "In che stato di salute è il tuo affetto per il Signore Gesù?".

Questo affetto deve essere autentico attraversare e riempire tutte le dimensioni della tua persona.

Ovviamente deve riempire tutto il tuo spirito, perché quello è il luogo privilegiato dell'affetto per il Signore e della relazione tra te e Lui.

Ma bisogna che questo affetto si possa dilatare.

Questa relazione affettiva con il Signore, non può essere relegata solo nell'ambito spirituale, cioè privato, perché tu non sei fatto di solo spirito.

Le dimensioni umane sono: spirito, psiche e corpo.

Cosa dice la Lettera ai Tessalonicesi? ( 1 Ts 5,23 ) "Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione e tutto quello che è vostro: spirito, anima e corpo si conservi irreprensibile fino alla venuto del Signore nostro Gesù Cristo".

Oppure cosa dice il Deuteronomio ( Dt 6 ), dove c'è l'elenco dei 10 comandamenti?

"Il Signore Dio Tuo è l'unico Signore.

Tu amerai, dunque, il Signore, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze": Vedete: spirito, mente e corpo.

Dunque, sia nell'A.T. che nel N.T. si dice che le dimensioni della persona umana, che è unica, sono tre.

Come unico è Dio in tre persone.

E Dio dice: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza".

Pensate a quante consonanze, non solo consonanze, sono cose volute da Dio nell'essere umano.

Questo amore che si scambia tra Dio e l'uomo non può essere relegato solo nel nostro spirito, ma deve dilatarsi.

E qui entra in gioco la tua docilità e la tua attività, il tuo ascetismo, cioè il tuo lavorare su te stesso per renderti docile all'azione dello Spirito Santo.

Come? Con le rinunce.

Insegnando ai bambini i fioretti ( hanno un valore pedagogico, educano al saper aspettare, a valorizzare il tempo dell'attesa ), è un tempo prezioso saper aspettare!

Il valore della rinuncia, quindi, la generosità, il dominio di sé, il pensiero degli altri, ecc.: ma c'è anche il valore psicologico dell'educare e fortificare la volontà.

Se tu poni delle mete o poni degli argini, sei tu che decidi se varcarli.

Dunque, educandoti ai fioretti, fortifichi la volontà.

Tu sei educatore perché sei insegnante, catechista, mamma, padrino, madrina, perché sei battezzato, perché sei Gesù Cristo.

13) Avere i medesimo sentimenti di Gesù

Allora come educatore devi avere una gioia spumeggiante che rende entusiasmante per gli altri fare la stessa strada, che stai facendo tu.

Però, devi avere acquisito i medesimi pensieri di Gesù Cristo, come dice la lettera ai Filippesi ( Fil 2 ), devi pensarla come Lui, devi sentire le stesse cose che sente Lui, devi avere dentro di te i medesimi progetti, la medesima visuale, il medesimo entusiasmo, devi acquisirli.

Come fai ad acquisirli? Coltivando l'amore che Dio ha per te, a livello spirituale ma anche psicologico.

Quindi, ricordati le cose che Dio ha fatto per te.

Leggi ciò che Dio ha fatto per tutti gli uomini, rifletti sui fatti delle tua vita, vedi tutto il lavoro mentale: intelligenza, razionalità, creatività, fantasia, memoria, emozionalità e quant'altro fa parte della dimensione psichica della persona umana.

Tutto è chiamato a collaborare con l'amore di Dio che vive dentro di te e tu puoi estendere l'amore di Dio a livello psicologico, perché tu ricordi, mediti, rifletti, scrivi, cerchi di capire.

Il vostro essere a questo Ritiro, è un esercizio non solo spirituale, ma anche psicologico, perché la vostra mente s'impegna a capire ciò che sto dicendo.

Dunque, un esercizio spirituale, psicologico e fisico, perché vi costringete a stare svegli e seduti.

Voi state sottomettendo il vostro corpo a una gerarchi di valori che avete deciso.

Invece di essere a spasso, visto che è una bella giornata, tu domini il tuo corpo in virtù di un fine che hai capito, per te, essere fondamentale: "Devo crescere nel mio affetto con il Signore e per il Signore".

E se per crescere devo vivere una giornata di Ritiro, lo faccio, perché ritento che mi faccia bene.

Occorre estendere la relazione affettiva che hai ricevuto dal livello spirituale, a quello psicologico a quello fisico.

A livello fisico si dovrà vedere a fine di questa giornata un occhio gioioso, entusiasta, non per le cose dette, ma per Gesù.

Tu puoi stare davanti al tabernacolo e ricevere una tale gioia che tutti la vedono.

Mosè fu nascosto in un anfratto della roccia per vedere la sua gloria.

Ma Dio gli disse: "Va bene che ti ho dato le tavole della legge, ma ora pretendi un po' troppo.

Nessuno può vedere la Mia gloria e restare vivo".

Perché è troppo grande la gioia di vedere Dio.

Se ci capitasse, nessuno vorrebbe restare vivo.

Vorremmo, tutti all'istante, essere con Dio e il nostro corpo ubbidirebbe, perché la gioia di vedere il Signore in tutta la sua gloria, tutte le fibre del nostro corpo vorrebbe essere con Lui e non ci importerebbe più di niente.

Perché Dio è la gioia più grande che non riusciamo neanche ad immaginare.

Se riuscissimo ad immaginarla moriremmo.

Per questo Dio dice a Mosè: "Non puoi vedere la Mia gloria.

Ti lascerò vedere il mio strascico. Metterò la mano davanti a te".

E passarono tutte le corti angeliche, l'orchestra del Paradiso e la maestà che non possiamo capire.

E quando tolse la mano, Mosè poté vedere lo strascico del vestito.

Ma nessuno poteva vedere il volto di Mosè quando scese dalla montagna, perché si era riempito di una gioia incontenibile che il suo volto era luminoso.

Io vorrei che tutti i vostri volti fossero luminosi.

Ma non spaventate le persone che incontrate!

E allora, fate che vostri occhi siano luminosi, perché Gesù ha detto che l'occhio è la lanterna dell'anima, l'occhio di Gesù Cristo, perché si possa realizzare in voi la profezia di Gesù Cristo: "Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra, siete il lievito che fa fermentare tutta la pasta, la città costruita sul monte e sii fiero di esserne visibile.

Sei la manifestazione di Gesù in questo tempo e in questa cultura.

Sei la lampada che Gesù ha messo sul lucerniere, perché illumini tutta la stanza.

Tu sei il sale che dà sapore alla vita di tutti.

Sei il lievito che fa crescere tutti quelli che Dio ti affida, se sarai docile al Signore e ti lascerai governare e guidare da Lui.

Gesù è la luce del mondo e tu, in Gesù, sei una cosa sola.

Sia lodato Gesù Cristo!