Assumere la mentalità di Cristo

8-6-2008

Don Mauro Agreste

"Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in Lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici.

Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente, e rivestire l'uomo nuovo creato secondo Dio, nella giustizia e nella santità vera".

Al termine di questo cammino, che comprende sia il cammino nella scuola, sia i ritiri mensili con i vari cammini di consacrazione di vario genere, abbiamo l'occasione per soffermarci a riflettere su questa necessità: assumere la mentalità di Cristo; necessità di re-innalzare la croce di Cristo.

Sembrano due cose che non hanno molta relazione tra di loro, invece sono strettamente legati.

Assumere la mentalità di Cristo, ne abbiamo parlato in svariate occasioni anche nel corso degli esercizi spirituali degli anni passati, è un cammino che non è opzionale, non è una possibilità offerta, è il cammino

Ora non potremmo mai fare un cammino autentico finché questa chiarezza non si sarà stabilita con una certa sicurezza nella nostra vita di cristiani.

In realtà penso che noi tutti abbiamo fatto esperienza, o abbiamo incontrato delle persone che sono persone buone però non hanno, dentro di sé, la mentalità di Cristo.

Ora sappiamo altrettanto bene che il Signore non è venuto a darci un altro codice di leggi morali, non è venuto a portarci un codice comportamentale, lui è venuto a portare a noi una vita nuova, una vita diversa; se no sarebbe bastata l'antica alleanza.

Con l'antica alleanza, era sufficiente che Dio dicesse quello che voleva, e tutti coloro che volevano far parte del Suo popolo, avrebbero semplicemente dovuto ubbidire alla volontà del Signore.

C'è ancora molto radicata questa mentalità, chiamiamola di atteggiamento religioso; in questo tipo di mentalità le persone non hanno un legame profondo con Dio, hanno un legame con le cose che si debbono fare o che non si debbono fare; questo si manifesta, per esempio, quando alcune persone si mettono a riflettere sulla figura di Dio Padre.

Penso che abbiate notato come molte persone, nei confronti dell'idea di Dio Padre hanno più un'idea di Dio Padrone che non di Dio Padre; vi risulta?

Tutto questo che può essere anche nel sub-conscio nostro, possono esserci ancora degli aspetti spirituali che non sono stati né affrontati, né verificati, è qualche cosa che è necessario, perché il cammino che compiamo possa essere considerato un cammino di vita cristiana.

Il cammino di vita cristiana non è un cammino di religione.

Certo è evidente siamo tanti, abbiamo necessità di strutture che sono strutture di servizio.

Ricordiamoci bene che la struttura della Chiesa, la gerarchia della Chiesa, non è una struttura per avere successo, è una struttura di servizio; Gesù stesso lo ha detto: "Chi vuol essere il primo, si faccia servitore di tutti".

Allora quello che è appariscente, quello che si vede, quello che si tocca, nella vita della Chiesa, può essere affascinante, può essere appesantente, in ogni caso è una necessità, per il fatto che noi non siamo dei puri spiriti.

Secondo la Creazione di Dio noi siamo degli spiriti incarnati, noi siamo spirito, mente e corpo, un'unica realtà e poiché tutte e tre queste dimensioni sono chiamate nella vita nuova, è evidente che ognuna nel suo ordine, nel suo grado, è chiamata a poter esercitare se stessa.

Se fossimo dei puri spiriti come gli angeli non avremmo bisogno delle chiese, non avremmo bisogno delle case, ma poiché non siamo così allora abbiamo bisogno di chiese, abbiamo bisogno di case, quindi abbiamo bisogno di strutture, che non sono solo strutture fisiche che possiamo toccare ma è tutto quello che è necessario perché esista quella struttura, e perché quella struttura possa restare valida, utilizzabile, non solo per noi ma anche per quelli che verranno dietro di noi; allora, in questo senso, si inseriscono tutte le cose che sono ad essa collegate, ma il motivo è quello dell'adorazione, della lode, il motivo dell'incontro spirituale.

Poiché noi siamo degli spiriti e nello stesso tempo siamo costituiti anche di materia, tutto ciò che è materia ha bisogno delle necessità che lo spirito non ha; anche questo entra nell'esperienza della vita nuova.

Però sarebbe riduttivo pensare che la vita cristiana si debba limitare al sostenere le strutture, perché si finirebbe col fare l'esperienza che le strutture vengono a soffocare la vita cristiana; quando al centro della vita cristiana manca una relazione personale, particolare con Dio, allora le strutture soffocano.

Tutto questo ci serve proprio per riflettere su questo tema: assumere la mentalità di Cristo.

Il cammino cristiano, la vita nuova che Gesù è venuto a portare dentro di noi, consiste nell'assumere una nuova mentalità.

Nuova mentalità che fa riferimento alla nuova alleanza; nuova mentalità che vuol dire ultima mentalità, perché il concetto della parola nuovo significa ultimo, definitivo, perfetto.

Nuova alleanza - ultima alleanza - Dio non farà altre alleanze dopo questa.

Ragionate un istante, è possibile che ci sia un modo ancora più coinvolgente da parte di Dio, per farci capire quanto Lui desideri far parte di noi?

Non credo che si possa inventare qualcosa di più coinvolgente, scusatemi, Dio si fa mangiare, più di così cosa deve fare per farci capire che Lui vuole stare con noi, vuole fare parte della nostra vita, quindi questa alleanza nuova ed eterna vuol dire ultima e definitiva, però eterna vuol anche dire che Dio da sempre ha pensato di fare questo tipo di alleanza massimo.

Allora nell'istaurare la nuova alleanza Dio ha voluto comunicare a noi il Suo progetto, beati quelli che lo sanno riflettere, beati quelli che accolgono veramente il messaggio di Dio non soffermandosi alla superficie: fare, non fare; questo non è, perché la nuova alleanza vuol dire portare alla perfezione il piano di Dio, il progetto di Dio, e nel progetto di Dio non c'è l'idea degli uomini come servi, ma c'è l'idea degli uomini come figli.

La questione è molto semplice perché se siamo figli, il nostro rapporto con Dio e con la Creazione, è molto diverso dal fatto che se noi fossimo semplicemente dei servi.

Il servo non tiene in considerazione la casa del luogo dove lui lavora, perché non è casa sua, non ci tiene, è obbligato a servire, si sente coinvolto ma non come se fosse una cosa sua, quindi il servo tratta le cose che ha a che fare solo nell'ambito della giustizia; il figlio no.

Mi pare che la meditazione sulla parabola del figliol prodigo sia molto significativa, e non a riguardo del secondogenito cioè al figlio scapestrato che scappa di casa, invece proprio in riferimento al primogenito che rimane in casa; allorquando il padre stupefatto gli dice: "Come? Tu sei sempre con me e io sono sempre con te, quello che è mio è tuo".

Allora lo stupore del padre è quello che deve insegnare, prima di tutto a quelli che come credenti, si sentono anche coinvolti personalmente - sappiamo che ci sono tanti credenti che si definiscono non-praticanti, ma questa è un'altra questione - chi si definisce credente e praticante deve farsi questa domanda: "In che modo io sto considerando le cose del Padre mio? Sono le cose del Padre mio o sono le cose Sue o sono le cose nostre?".

Perché assumere la mentalità di Cristo significa: debellare dentro di noi questa distanza, questa lontananza che qualcuno può avvertire nei confronti di Dio. È un cammino che si compie.

Certo per mezzo del sacramento del Battesimo, questa figliolanza con Dio, diventa immediata; agli occhi di Dio noi siamo a tutti gli effetti figli di Dio, perché siamo inseriti nel Figlio di Dio, fino a qui ci siamo?

Il problema non sta dal punto di vista di Dio, il quale ha una consapevolezza piena e totale di quello che produce dentro di noi ogni singolo sacramento; la difficoltà consiste, dentro di noi, nel far sì che l'effetto del sacramento si possa radicare, e si possa concretizzare con scelte che manifestino con chiarezza quello che noi siamo.

Allora qui s'inserisce il cammino, la formazione cristiana, la crescita cristiana, la necessità di creare la mentalità di Cristo, instaurare la mentalità di Cristo dentro di noi, assimilare questa mentalità di Cristo.

Questa mentalità di Cristo - lo so dire delle cose importanti e impegnative, voi però capite che non si possono dire in una qualunque assemblea domenicale, perché necessita un'attenzione da parte di chi ascolta di voler fare questo cammino - poiché assumere la mentalità di Cristo non è assumere delle abitudini, significa proprio cambiare il modo di pensare, cambiare il modo ragionare, essere disponibili al confronto, essere pronti a lasciarsi mettere in crisi, non pensare mai di avere raggiunto la perfezione, di non aver bisogno di verificare se il nostro cammino è autentico o no, perché non si tratta di un dovere da compiere ma di un modo di essere totalmente diverso; è quello che faceva dire a San Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".

Punto di domanda: sarà vero? Sarà vero che Cristo vive in me, nel senso che: tutto quello che pensa Lui lo sto pensando anch'io, lo condivido, siamo perfettamente d'accordo.

Il suo sogno per quello che mi riguarda, per quello che ti riguarda, per quello che ci riguarda, per quello che riguarda tutta l'umanità, quale sarà il sogno di Dio?

Quando Dio pensa a me, o pensa a noi o pensa a tutti gli uomini, in realtà dentro di sé che cosa sta sperando?

Tanti tra di voi siete genitori, quindi non dico delle cose che non sapete immaginare, perché ad un certo momento un genitore pensa ai suoi figli e dice: "Mah io desidererei proprio che i miei figli fossero così, così e così ecc… che non fossero in quest'altro ecc…". raccogliendo le direzioni spirituali di molti tra di voi so quali sono le vostre speranze, le vostre attese, i vostri desideri per il bene vostro, delle persone che sono con voi, dei vostri figli, dei vostri nipoti, insomma la famiglia è anche allargata quindi è evidente che tutto questo sussiste nel pensiero; chiunque fa un autentico cammino spirituale, te ne accorgi perché è quello di cui si occupa e di cui si preoccupa, non è solo il benessere fisico ma è prima di tutto il benessere spirituale, mi potete confermare questo? L'ho notato varie volte.

Allora è evidente che, facendo le debite proporzioni per non essere riduttivi, anche Dio che è nostro padre avrà dei desideri su di noi, ha anche dei progetti e ha anche il significato della nostra vita, per cui la paternità di Dio è molto più ampia di quello che noi riusciamo a immaginare.

La paternità di Dio non si limita alla speranza che Lui ha che noi lo consideriamo, la paternità di Dio considera ciascuno di noi come detentore di un progetto unico e irripetibile.

Dio sente e sa che creando me o creando te, ha fatto un salto nel buio, perché Lui si è fidato e ha nascosto nella mia vita, nella tua vita, nelle nostre vite, ha nascosto un progetto, che costituisce l'integralità di tutta la Sua visione sulla Storia, è un progetto che è affidato a noi, proprio perché siamo noi, unici e irripetibili.

Quella parte del progetto di Dio la puoi fare solo tu, non ci sarà nessun altro che potrà sostituirti, perché tu hai il carattere giusto, perché tu hai la salute giusta, perché tu hai la storia giusta, perché tu hai la situazione concretamente giusta; tutto considerato Lui ha fatto le cose in modo perfetto ed equilibrato ma dipende, non da Lui la realizzazione di questo progetto, ma dipende da ciascuno di noi, perché possiamo avere l'energia giusta, l'intelligenza giusta, la sensibilità giusta, le capacità ecc… ecc… ma non avere la disponibilità, non avere la docilità.

Disponibilità e docilità non significa avere dei doni di natura o dei doni di grazia, che ci rendono capaci di svolgere il progetto che Dio ha su di noi, essere disponibili significa verificare se i nostri doni di natura e i nostri doni di grazia, sono stati veramente messi sotto la signoria di Gesù Cristo, perché solo se sono sotto la signoria di Gesù Cristo allora noi stiamo assumendo la mentalità giusta, infatti, la mentalità giusta non è la mia, la mentalità giusta è quella di Gesù Cristo, il quale è il Figlio, in quanto battezzato tu devi avere, dentro di te, la mentalità del Figlio.

Ora la mentalità del Figlio è vasta quanto è vasto Dio, perché Egli è il Figlio di Dio.

Allora vuol dire che nella mentalità del Figlio di Dio possono essere giustamente ospitate tutte le nostre esperienze, a patto che nel nostro modo di ragionare sia stato debellato ogni forma di egoismo, ogni forma di relativismo, ogni forma d'individualismo, perché o è Cristo che vive in me, oppure sono io che faccio subire a Cristo la mia personalità.

Tutti noi abbiamo il nostro carattere, le nostre potenzialità ma abbiamo anche i nostri limiti.

Assumere la mentalità di Cristo significa prima di tutto, diventare consapevoli di quelle che sono le nostre qualità, i nostri pregi, e di tutto quello che Dio ha nascosto o ha affidato alla nostra persona.

In secondo luogo è necessario considerare il nostro carattere e tutte le nostre potenzialità, nei propri limiti, perché se una persona ha un carattere energico, pieno d'iniziative, ma con questo carattere energico soffoca la carità, in vista di un carattere primario ecc… allora tu capisci che, in questo modo, non c'è una sufficiente disponibilità all'azione di Dio.

Naturalmente questo è un lavorio che si inizia e che si protrae per tutto il resto della vita, non è che uno possa dire: "Ecco, io sono nel cammino del Signore, quindi ormai sono a posto".

Il cammino nel Signore esige, da parte di ciascuno di noi, la necessità della verifica, si chiama discernimento.

Discernimento è mettersi alla luce del Signore, non alla luce delle leggi.

Qualcuno pensa che il discernimento sia soltanto mettersi davanti ai 10 comandamenti, e fare l'esame di coscienza.

Il discernimento non è mettersi davanti alle leggi, ma mettersi davanti a Gesù Cristo.

Poiché con il Battesimo, io sono diventato con Gesù Cristo, per Gesù Cristo, in Gesù Cristo, una cosa sola, io devo mettermi di fronte a Lui, per e vedere se nella mia vita si riflette la Sua immagine.

Allora vediamo nel carattere, vediamo nell'indole, nel temperamento, vediamo nel modo di ricordare le cose, nel modo di ragionare sulle cose, vediamo nel modo di considerare le relazioni tra le persone, con le cose e con Dio.

Questo è il nostro aspetto umano che dev'essere verificato, si deve compiere il discernimento, cioè mettersi sotto la luce di Gesù Cristo e vedere che tutto ciò che non assomiglia a Lui è qualche cosa che deve cambiare.

Dove troviamo l'insegnamento di Gesù Cristo? Lo troviamo nel Nuovo Testamento.

Assumere dunque la mentalità di Cristo vuol dire essere pronti alla mortificazione.

Abbiamo un'idea distorta della mortificazione perché l'associamo alle penitenze fini a sé stesse.

In realtà nella mortificazione è presente anche l'abitudine o la pratica di alcune forme di penitenza, ma non sono mai fini a sé stesse.

La mortificazione è l'atto spirituale mediante il quale si da la morte a qualcosa, cioè a qualcosa che dentro di noi si oppone, per natura, per abitudine, per educazione, per cultura ecc… si oppone all'instaurazione del Regno di Dio dentro di noi.

Allora in questo anno, nei primi venerdì del mese, abbiamo affrontato il tema dei vizi capitali.

Ad ogni vizio si oppone una virtù; solo che il vizio non lo si combatte solo con la virtù, lo si combatte, spesso, con un'azione contraria a quel vizio, così una persona avida per superare il vizio che la opprime sarà invitata, o lei stessa si porrà come metà e come esercizio di mortificazione una certa forma di attenzione, e un distacco speciale dai beni di qualunque genere essi siano.

Allora la mortificazione deve avere questo scopo, cioè avere una meta da raggiungere, la meta da raggiungere è far sì che il modo di ragionare di Gesù Cristo diventi il nostro modo di ragionare.

Però, attenzione, quello che sto dicendo sembra molto riduttivo perché le parole che abbiamo a disposizione sono povere, non si tratta solo del modo di ragionare, si tratta anche del modo di sentire, però non sono solo emozioni.

Quello che è Gesù Cristo in sé stesso è molto di più del Suo modo di ragionare, del Suo modo di sentire.

Gesù Cristo essendo vero Dio e vero uomo ha un certo tipo di relazione con Dio Padre? Sì.

Ha un certo tipo di relazione con Dio Spirito Santo? Sì.

Assumere la mentalità di Cristo significa entrare in questo stile di reazione.

Permettere alla potenza di Dio di realizzare dentro di noi questo nuovo modo di esistere.

Non è solo un nuovo modo di fare è proprio un nuovo modo di esistere, cioè il modo definitivo, il modo perfetto, il modo che Dio ha sempre immaginato dentro di sé quando ha detto: voglio fare esistere l'essere umano.

Quando Lui ha progettato l'essere umano, dentro di sé aveva un'idea di quello che voleva, infatti ha detto: "Vi farò alla nostra immagine e somiglianza" ( Nella Scrittura è scritto nostra ).

Dire nostra, in un periodo in cui l'idea di Dio come trinità non esisteva minimamente, significa dire e annunciare profeticamente molte cose.

Dire nostra significa che l'essere umano, dentro di sé, nel progetto di Dio è aperto a un tipo di relazione a 360°.

Vuol dire che l'essere umano è proiettato all'esterno di sé, non all'interno di sé.

Proiettato all'interno di sé produce egoismo, all'esterno di sé è la realizzazione della carità cioè: volere e fare il bene dell'altro; perché Dio ci ha fatti essere così, nel progetto di Dio noi siamo impastati di amore di Dio, essere impastati di amore di Dio vuol dire intrisi di questo desiderio e di questa forza, di fare il bene.

Amare vuol dire volere, progettare, fare il bene dell'altro, non solo di sé stessi.

Certo facendo il bene dell'altro si fa anche il bene di noi stessi.

Ora questa mentalità ci è donata per Grazia ma non si costruisce da sola, non è automatica.

Per Grazia riceviamo la fede, la speranza e la carità; nella potenza della fede, della speranza e della carità, si concretizza dentro di noi l'immagine di Gesù Cristo, infatti, non dimenticate che è lo Spirito di Dio, secondo quanto è scritto nella Lettera ai Romani, ( Rm 8,15 ): "Che in noi grida Abbà Padre.

Tutti coloro che hanno lo spirito di Dio, costoro sono figli di Dio".

E noi non abbiamo ricevuto uno spirito di schiavitù per ricadere nella paura, ma lo spirito di figli adottivi mediante il quale gridiamo: Abbà Padre.

Non possiamo gridare Abbà avendo dentro di noi la consapevolezza della paternità di Dio, possiamo avere una consapevolezza cervellotica, perché l'abbiamo studiata, abbiamo ragionato tante volte, ma non è questo ciò di cui io sto parlando.

Le parole che abbiamo a disposizione sono povere, avere la mentalità di Cristo significa fare l'esperienza del Figlio di Dio.

Che uno si chiami Alessandro, Luigi, Giovanna, Stefano ecc… ecc… non significa assolutamente niente, perché tutti i battezzati in Cristo sono il figlio di Dio, non sono i figli di Dio ma sono il figlio di Dio, è per questo che il concetto è difficile da comunicare, perché noi abbiamo un'idea moltiplicata, ma guardate che di Figlio di Dio ce n'è uno solo, e il battezzato fa parte dell'unico corpo di Cristo che si chiama Chiesa.

Allora noi siamo figli di Dio nel Figlio di Dio.

Non vi ricordate al Giordano quando Gesù si fa battezzare, i cieli si aprono, scende lo spirito di Dio in forma di colomba, e dopo si sente la voce di Dio Padre che dice: "Tu sei il figlio mio diletto, nel quale mi sono compiaciuto".

Il Padre sta dicendo questa realtà al figlio, il quale immergendosi nell'acqua del Giordano, aveva preso su di sé tutti gli uomini, di tutti i tempi, nella loro condizione concreta.

Allora perché Dio Padre non ha detto: voi siete i miei figli? Perché nel Figlio Lui vede ognuno di noi come unico e irripetibile, quindi il Padre ha detto tu e questo tu, ognuno di noi se lo deve sentire come personale.

"Tu sei il mio figlio diletto" cioè quello verso il quale ho rivolto il mio sguardo e tutta la mia compiacenza, in te sono felice di riconoscerti come mio figlio".

Quindi prima lo Spirito prende tutta questa umanità e la fonde in Cristo, dopo il Padre dice al Cristo e a tutti quelli che con Lui sono diventati una cosa sola: "Tu sei il figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto."

Cioè: mi piace stare con te, ma anche a te piace stare con me. Compiaciuto.

Che poi ci sia anche la Trinità questo è evidente.

Tutto questo deve farci intuire il nostro essere, come esseri umani, in una dimensione molto diversa, non si tratta di ubbidire a delle leggi, ma si tratta di modellare tutto il nostro essere, vuol dire tutto il nostro spirito, tutta la nostra mente, tutte le nostre azioni, quindi il nostro corpo, secondo la mentalità di Cristo.

Qualcuno potrebbe dire: "Questa è un'esperienza adatta ai monaci di clausura, i quali vivono notte e giorno alla presenza di Dio" e tu?

Cosa vivi alla presenza di satana tutti i giorni? Non crederai mica che satana non vada a visitare i conventi?

Certo che ci va, anzi dove più c'è preghiera più satana cerca di disturbare, di distogliere, di distruggere, di dividere.

Quindi ve lo dico con chiarezza: volete fare un cammino spirituale serio? Preparatevi alla tentazione.

Prepararsi alla tentazione vuol dire essere pronti a cacciare via il nemico.

"Resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi", "viene il diavolo non aiuto, aiuto, ma vieni, vieni che adesso ti acconcio per le feste. Io sono di Cristo".

Quindi avere dentro di sé una consapevolezza di appartenere alla famiglia di Dio, di essere della famiglia di Dio così forte che il nemico di Dio appena vede la tua ombra fugge.

Ora tutto questo non è una questione di condizionamento psicologico, io non intendo condizionare psicologicamente, sto solo tentando, poveramente, di far sentire e di far nascere dentro ciascuno di noi, il desiderio che questa mentalità si cominci a costruire.

Come si farà a costruire questa mentalità? Frequentazione e mortificazione.

Frequentazione di Gesù vuol dire intrattenersi con Lui.

Vuol dire preghiera, vuol dire lettura della parola di Dio, vuol dire meditazione sulla parola di Dio, cos'altro potrebbe voler dire? In questo io sto nutrendo la mia intelligenza, perché le mie azioni dipendono da quello che io ho capito, giusto?

Però io devo nutrire anche il mio spirito, perché se il mio spirito non si è fuso con il cuore di Gesù Cristo, come farò io ad avere la Sua mentalità?

Allora nutrire il mio spirito vuol dire: leggere la parola di Dio e pregarla, ma vuol anche dire intrattenersi con l'adorazione.

E l'adorazione significa portare alla bocca quello che c'è nel cuore.

Cosa c'è nel cuore? Il vuoto assoluto? Allora bisogna che lo riempia.

Di che cosa lo riempirò? Dipende da che cosa tu lo nutri.

Le persone che si nutrono della Gazzetta dello Sport avranno il cuore ripieno della Gazzetta dello Sport.

Le persone che si nutrono "di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" sono persone che nel cuore hanno la presenza, la forza, l'irruenza della parola di Dio.

"Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei".

Analizza con chi vai, la tua vita è dominata dalle cose materiali?

Attenzione perché vuol dire che tu diventi un pezzo di materia.

Tu ti devi occupare delle cose materiali, ma il tuo cuore è continuamente alla presenza di Dio, va bene così.

Il Signore non ha detto - se leggete negli ultimi capitoli, ( Gv 14-16 ) del Vangelo di Giovanni, nella preghiera sacerdotale - Gesù, parlando con Dio Padre gli dice con chiarezza: "Non ti dico di toglierli dal mondo".

Quindi specialmente la vostra vocazione laicale, di laici consacrati, vi pone in una situazione fondamentale, direi una situazione profetica, perché siete chiamati a vivere nel mondo ma senza lasciarvi dominare dalle categorie del mondo; anzi prendetela sta benedetta potenza, usate l'autorità che viene da Dio.

A voi dà l'autorità di dominare il mondo con la potenza della mentalità di Cristo, e allora usatela.

Perché mai il potere delle tenebre continua ad avere sempre il sopravvento?

Perché quelli che hanno il potere di Cristo non lo usano, pensano che non sia un loro diritto, ma se tu sei un battezzato vuol dire che, dentro di te, hai ricevuto il potere di Gesù Re, di Gesù Profeta, di Gesù Sacerdote; e questi Suoi poteri non te li ha dati perché tu li metta nello stanzino, oppure come soprammobile, ti ha dato questi poteri perché tu li usi.

Se tu hai l'incarico di arare un campo e ti viene dato un trattore, qualcuno potrebbe dirti: ma perché ari il campo con la zappa quando hai il trattore, non hai capito che se non usi quello che ti do ci saranno centinaia di persone che muoiono di fame?

Perché tu da solo non sei capace di ararlo e allora io ti do tutto quello che è necessario.

Perché te lo do? Perché se tu non lo ari quel campo non ci sarà chi potrà venire a seminare, e se quel campo non verrà seminato, non crescerà niente.

E se non crescerà niente, tutte quelle persone che avrebbero potuto cibarsi della presenza di Dio moriranno di fame, perché tu non hai usato il potere profetico, il potere regale e il potere sacerdotale di Gesù Cristo, che non ti sono stati dati come un abbellimento ma sono dentro di te perché tu sei battezzato, e il battezzato è figlio di Dio nel Figlio di Dio.

Quando noi andremo dall'altra parte il Signore potrebbe benissimo chiederci: "Beh, che cosa hai fatto della mia regalità, hai usato l'autorità che proviene dal nome di Gesù Cristo, non dal tuo nome perché il tuo nome non ha nessuna potenza, ma solo nel nome di Gesù ogni ginocchio si piegherà.

Allora tu hai usato questa potenza del nome di Gesù per liberare i tuoi fratelli?

Per liberare la Società dall'influsso di satana, che vuole in tutti i modi dominare il mondo mediante il profitto, mediante l'ingiustizia, mediante la volgarità ecc… ecc… in che modo la tua preghiera si è fatta preghiera di combattimento per la liberazione di questo mondo dal potere delle tenebre?

Il potere profetico l'ho dato a te perché tu proferisca le parole di Dio.

Com'è possibile che quando qualcuno parla male della Chiesa tu stai zitto.

Forse non hai capito che essere Chiesa vuol dire Corpo di Cristo, e quelli parlano male della Chiesa e tu li lasci fare?

Che ne è stato del tuo potere profetico?" Il potere regale che si esprime nel combattimento.

Il potere sacerdotale che è il potere della preghiera, del consacrare a Dio tutto ciò che il mondo non consacrerà mai a Dio.

Perché invece di farti servitore di Mammona, non ti fai servitore del Dio Onnipotente che possiede tutto, anche Mammona, perché Egli è l'onnipotente.

Perché dobbiamo lasciare le leggi dell'Economia in mano a coloro che si lasciano dominare solo dall'egoismo?

Se tutto è di Dio, tu devi rivendicare ciò che è di Dio. Poiché tu con il Battesimo, con Dio sei diventato una cosa sola, allora vuol dire che tu devi cominciare a esercitare questi poteri di Cristo, devi dichiarare che il regno del mondo è arrivato al tramonto, perché sorge il sole di giustizia che ha trasfigurato tutta la storia degli uomini.

Ha trasfigurato la mia storia e quindi trasfigurando me, trasfigura tutto ciò che io tocco; molto di più del Re Mida che faceva diventare oro tutto quello che toccava.

Il battezzato fa diventare santo tutto ciò che tocca, perché il battezzato vive nel mondo senza essere del mondo; è ancorato molto più in alto.

Il vero cristiano, il vero consacrato, il vero che ha assunto la mentalità di Cristo, vive nel mondo libero perché non è posseduto dalle categorie del mondo, in quanto la sua mente, il suo ragionamento, il suo cuore, la sua anima, sono già altrove.

È come un Viceré che ha ricevuto un territorio dal Re e vuole che diventi splendido, fiorente, una ripetizione della reggia, voglio che il Re dica: "Bene, servo buono e fedele, vedo che la pensi come me, che tu vuoi che la maestà che vivo nel mio palazzo sia dappertutto e che tutti possano godere di questo splendore; perché io e te siamo una cosa sola".

Ora questo essere una cosa sola, ripeto per l'ennesima volta, non può essere frutto del ragionamento, è frutto della grazia e della docilità.

Nella docilità, meglio che ubbidienza, si fa come la Madonna, la quale non ha capito tutto quello che l'Angelo le diceva, ma era furba.

Sapete perché? Perché all'angelo che le ha detto: "L'ombra, la potenza, il Figlio dell'Altissimo…."

Lei ha risposto: "Sì, sì va bene, non avvenga di me quello che io ho capito, ma avvenga quello che hai detto tu".

Se siamo furbi facciamo la stessa cosa, non ci limitiamo a permettere al Regno di Dio d'istaurarsi dentro di noi in base a quello che noi abbiamo capito, perché noi potremmo anche capire poco, potremmo essere stanchi, fragili, deboli, amareggiati, stufi; allora la furbizia che cosa ci fa dire: "Signore, non fare di me solo quello che io ho capito, fai di me quello che Tu hai nella tua mente.

Non fare con me solo quello che io sono capace di fare, fai tutto quello che vuoi tu, perché dove io non sono capace di fare però tu continui e fai, attraverso di me, quello che io da solo non sarei capace di fare.

La mentalità di Cristo produce questi miracoli; è normale perché se è Cristo che vive dentro di te, evidentemente è Lui che spende la Sua potenza e realizza questa realtà.

Nel finale del Vangelo di Marco si dice con chiarezza: "Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome cacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, se berranno qualche veleno non recherà loro alcun danno", ma è detto nel mio nome, perché uno dovrebbe dire: nel nome di Gesù ti dico questo?

Perché è convinto di avere l'autorità di farlo, perché vive in questa vita nuova, vive qui nel mondo ma non è già più del mondo, gode di tutto quello che c'è nel mondo ma sempre mettendolo in relazione con l'aldilà, come dire voglio fare dell'aldiquà tutto quello che c'è nell'aldilà.

È una cosa strana, se volete, si potrebbe definire una sorta di esperienza mistica.

Se qualcuno dice che il Cristianesimo non è una religione mistica, vuol dire che è un ignorante, che non conosce il Cristianesimo; perché il Cristianesimo non è una religione è l'esperienza di Dio.

Ora se uno dopo anni e anni, ancora non ha fatto esperienza di Dio, allora cerchi di verificare dove sono i freni che impediscono di fare l'esperienza di Dio.

L'esperienza di Dio non è un'emozione, due lacrimucce, queste cose qui, no l'esperienza di Dio è uno zelo che incendia il cuore perché quello che desidera Dio lo desideri anche tu, e non c'è niente che ti può bloccare, e dove tu sai che non ci arrivi allora sei continuamente alla presenza del Signore con un'adorazione sincera per dirgli: "Signore, realizza la tua potenza, realizza le tue promesse, io ti conosco, perché io sto con te".

In questa ottica si inserisce come modello e come sorgente, la necessità dell'adorazione.

L'adorazione Eucaristica che è la base su cui si fondano le altre adorazioni, perché il mistero della croce non ha sussistenza se non è inserito nel mistero eucaristico.

Il mistero eucaristico è il mistero di una totale donazione del Figlio dell'uomo nelle mani del Padre, e attenzione a quello che sto dicendo: costi quello che costi. Perché per essere totalmente di Dio Padre, Egli ha accettato di soffrire l'annientamento. "Chi manderò, chi andrà per me?"

Allora ho detto: "Ecco io vengo, vengo o Dio per fare la tua volontà, non perché io la subisco ma perché io voglio quello che tu vuoi".

Più semplice di così non so proprio se esiste un modo di esprimere: "Io voglio quello che tu vuoi".

In questo itinerario è necessario partire da questo tipo di disponibilità, almeno nella preghiera personale, se uno ha ancora paura di dire al Signore: "Sia fatta la Tua volontà", allora possiamo dirgli così: "Io voglio volere, quello che tu vuoi".

Quando tu preghi in questo modo, lo Spirito di Dio prende dimora dentro al tuo spirito e comincia a conformarti, comincia a far nascere e consolidare dentro di te questo concetto: "Tu vuoi volere quello che Dio vuole? Dato che lo vuoi, telo do"

Se non arriviamo, almeno, alla consapevolezza di dire: "Io lo voglio"; non permettiamo a Dio di fare la sua opera dentro di noi.

L'assumere la mentalità di Cristo significa permettere a Dio di plasmarci, di trasformarci; certo poi da un punto di vista umano dobbiamo fare tutto il resto informarci, leggere la parola di dio, meditarla, riflettere, studiare il Catechismo, confrontarci, andare dal direttore spirituale, tutto quello che vuoi, ma se manca la prima parte tu potrai essere un erudito sulle cose spirituali, e non produrrà alcun tipo di effetto, perché il Signore non vuole dei servi, vuole dei figli, cioè quelli che dicono: "Padre, adesso ci organizziamo per il bene della nostra casa, perché sia florida, perché sia fiorente, perché sia gloriosa, perché sia piena di doni ecc…" questo vuole Dio; persone con la spina dorsale, con intelligenza, con attività, per il Signore, per estendere il Suo regno, perché si è felici di quello che si vive con Lui e si vuol fare in modo che tutti gli altri possano entrare in questo vortice di gioia, di pace, di realizzazione, che si chiama: essere figli di Dio.

Innalzare la croce significa piantare la croce, cioè dire: "Da questo momento l'umanità è protesa verso Dio, con le braccia aperte per lasciarsi prendere in braccio da Dio e farsi portare su da Lui.

Il secondo aspetto dell'innalzamento della croce è piantare la croce sul "luogo del cranio", cioè il luogo della morte.

E piantare quella croce, che era stata prefigurata al tempo di Mosè, da quel serpente di bronzo che era stato piantato in mezzo all'accampamento, è come dire: io pianto il palo della croce sul cervello di satana, perché non abbia più il potere di dominare i miei pensieri, le mie azioni, le strutture in cui vivo, la Società in cui vivo, la cultura in cui vivo ecc… ecc… perché io voglio che la croce di Cristo decreti la fine di tutto ciò che è il regno del mondo.

Il nemico di Dio aveva detto all'inizio: "Se prostrandoti mi adorerai, ti darò tutti questi regni" e noi diremo: "Adoriamo solo il Cristo, che con la Sua morte in croce ha trascinato di fronte a Dio, tutte le realtà del mondo".

Innalzare la croce vuol dire prendere il mondo e offrirlo a Dio; chi potrà fare questo?

Chi camminando verso il Signore, entra in questo stile di relazione e di comunione con il Signore.

Sia lodato Gesù Cristo.