Sapere che il progetto è di Dio
20-12-2008
1) Quanto è più comodo basarci semplicemente su quello che noi capiamo
2) Il tempo dell'Avvento è il tempo che ci soffermiamo a pensare a quello che avverrà
3) L'arcangelo Gabriele va da Maria e le presenta il progetto di Dio
4) Ci basta sapere che il progetto è di Dio per metterlo in pratica, oppure dobbiamo sempre sapere tutto?
5) Dio si manifesta a noi ogni giorno con centinaia di segni
6) Consideriamo la sofferenza non è qualcosa che manda il Signore, ma è qualche cosa che lascia che accada
7) Una visione chiara su noi stessi
8) Esaminate, come ha fatto la Madonna, con chiarezza, la vostra persona; che cosa c'è di buono, ringraziate subito
Dal Vangelo secondo Luca
Nel sesto mese l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine …….
Omelia
Chiedi un segno dal Signore tuo Dio dal profondo degli inferi oppure lassù in alto, ma il Re disse: « Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore ».
Come è pio questo re, non vuole tentare il Signore, però poi quando si tratterà di fidarsi del Signore, lui non si fiderà.
Allora il motivo per cui questo re Acab non chiede un segno al Signore forse potrebbe essere questo: perché se ottenesse il segno dovrebbe fare quello che ha capito, quello che il Signore gli ha illustrato.
Quanto è più comodo, nella nostra vita quotidiana, basarci semplicemente su quello che noi capiamo, quello che noi pensiamo che sia la volontà di Dio, e probabilmente non ci viene neanche lontanamente l'idea di mettere sotto discernimento le nostre scelte, le nostre decisioni, anche soprattutto quelle spirituali.
Noi abbiamo capito che quella è la cosa giusta e non ci viene in mente di verificare; sarà proprio così?
Oppure: è questo il modo giusto per fare la cosa giusta?
La cosa può essere giusta, però i modi possono essere diversi.
È questo il tempo giusto in cui per fare la cosa giusta userò il modo giusto?
Vedete che ci sono delle variabili.
Il Signore ci indica la verità e il senso di quello che ci riguarda, però se noi non lo poniamo sotto discernimento va a finire che decidiamo noi, facciamo noi, come riteniamo noi, e soprattutto quando riteniamo noi, e cioè quando ci fa comodo.
Il re si trovava in questa stessa situazione, noi ci troviamo facilmente in quella situazione, che immaginiamo perché abbiamo orecchiato quale può essere la volontà del Signore.
Però non è che ci preoccupiamo molto di verificare se è il modo giusto, se è il tempo giusto in cui fare la cosa giusta.
Il segno per noi ci è già stato dato, è quello che gli angeli diranno, nella notte del Natale, ai pastori, svegliandoli: « Questo è il segno per voi: troverete un bimbo nella mangiatoia ».
Questo segno vale, è valso per i pastori, ma vale anche per noi oggi.
Quel bimbo nella mangiatoia noi non lo vediamo più, lo contempliamo, abbiamo le statue che richiamano quel momento, abbiamo la tradizione del presepe ecc… che sono nient'altro che una rappresentazione di ciò che già è avvenuto, che non avverrà più.
Noi qui, sappiamo, celebriamo il compleanno del Signore - tanto per essere molto semplici - ma quel Signore che contempliamo con tenerezza, così piccolo bimbo, fragile, è lo stesso Signore che è cresciuto, che ha lasciato i Suoi insegnamenti, che ha costituito la Chiesa, che ha inviato gli apostoli e li ha costituiti come colonne della Chiesa, che si è lasciato imprigionare, flagellare, inchiodare, morire sulla Croce, che è stato sepolto, che è risorto, che è asceso al Cielo e che ha mandato lo Spirito Santo.
Tutto quello che il Signore doveva fare, l'ha già fatto.
Allora il segno, per noi, è già avvenuto, il Verbo si è già fatto carne è già venuto ad abitare in mezzo a noi, ha già lasciato i Suoi insegnamenti, ha già costituito la Chiesa con la potenza dello Spirito Santo, ci ha già lasciato Sua madre, e ci ha già lasciato la Sua ultima promessa: Io tornerò.
Il tempo dell'Avvento non è solo il tempo in cui ci soffermiamo a ricordare quello che avvenne, ma è il tempo che ci soffermiamo a pensare a quello che avverrà: questo è il senso dell'Avvento, non guardare indietro ma guardare avanti, quello che avverrà.
La vergine concepirà un figlio, diceva il profeta Isaia, e questo figlio che viene concepito non è più solo Gesù il Cristo, il Messia in mezzo a noi, ma è il Figlio di Dio; e mi voglio spiegare su tutto questo dopo tutto l'itinerario che abbiamo fatto in questi anni, forse è più facile accostarvi a questo mistero.
Ora la vergine che concepirà e partorirà un figlio non è più solo Maria di Nazaret, è la Chiesa, che con tutte le sue debolezze continua ad essere la sposa di Dio, la sposa dello Spirito; e la Chiesa, costituita da ciascuno di noi, è chiamata a concepire e a partorire il Figlio di Dio, cioè a essere lei stessa la manifestazione visibile, qui nel mondo, del Figlio di Dio.
Allora siamo chiamati a questo tipo di trasfigurazione.
Il Signore si aspetta che facciamo la cosa giusta, nel modo giusto, nel tempo giusto, e il tempo giusto è questo.
È il tempo che lasciamo che lo Spirito di Dio faccia percepire, dentro di noi, la presenza reale del Messia che è già venuto e che già dimora in mezzo a noi.
Nella lettura del venerdì della terza settimana di Avvento diceva proprio questo, diceva che è il tempo in cui il Signore si deve manifestare attraverso i suoi.
Ora, l'arcangelo Gabriele va da Maria e le presenta il progetto di Dio.
Queste parole che noi accogliamo con tanto interesse e con un ricordo marcato, sono le stesse parole che ogni arcangelo vorrebbe dire a ciascuno delle persone che sono presenti nel mondo.
Sono le parole che i nostri angeli custodi vorrebbero poter pronunciare per ciascuno di noi, a ciascuno di noi: « Ti saluto pieno di Grazia ».
Non è un saluto esclusivo per Maria, è un saluto per i figli di Dio.
Maria è quella che più pienamente ha aderito a questo progetto di Dio, questo sogno di Dio, ma il sogno di Dio non si limita a Maria perché, la verità è questa: secondo voi la Madonna è amata da Dio? Sì!
In un modo speciale? E Dio ama tutte le altre creature? In che modo? In un modo speciale.
Quindi Dio ci ama come se fossimo la Madonna?
Non siamo la Madonna, lei non ha mai disubbidito a Dio, ma l'amore che Dio ha per lei è lo stesso amore che Dio ha per ciascuno di noi?
Quindi Dio si aspetta che noi rispondiamo a Lui come lei ha risposto a Lui?
E se noi lo facessimo, cosa potrebbero dire i nostri angeli di noi?
« Ti saluto pieno di Grazia ».
Questo è quello che gli angeli vorranno dirci, se potranno, quando i nostri occhi si chiuderanno sulla scena di questo mondo e si apriranno sull'orizzonte dell'eternità.
Finalmente vedremo per la prima volta l'angelo che Dio ha posto accanto a noi da quando abbiamo cominciato a esistere, e questi ci saluterà; speriamo con un radioso sorriso e che possa essere pienamente felice lui, che ci ha accompagnato in tutta questa vita, e possa dirci: Ti saluto - poi dirà il nostro nome - pieno di Grazia, il Signore è sempre stato con te, tu sei sempre stato con Lui".
La Madonna in quel momento capì che stava succedendo qualcosa d'importante, e poiché la fede e la ragione non sono in combattimento tra loro ma cercano di collaborare, anche se l'autentica ragione è umile e sa di non poter abbracciare il mistero della fede, ma di poter essere abbracciata dal mistero della fede.
Allora Maria usa la sua ragione: « Come è possibile questo, non conosco uomo? » e l'angelo le da una spiegazione: la potenza dell'Altissimo, lo Spirito di Dio scenderà su di te ecc… ecc… anche Elisabetta nella sua vecchiaia …
La risposta di Maria è interessante per ciascuno di noi, perché Maria non risponde a Dio. « Va bene, avvenga di me quello che io ho capito » invece dice un'altra cosa: « Va bene, avvenga di me quello che tu hai detto. »
Che cosa ho capito io, dice Maria?
Ho capito che questo progetto viene da Dio, ho capito che non posso contenerlo, ma posso esserne contenuta, a me basta questo.
Perché quando Dio esprime la Sua volontà non custodiamo, dentro di noi, il medesimo pensiero?
Ci basta sapere che il progetto è di Dio per metterlo in pratica, oppure dobbiamo sempre sapere tutto, come, quando, perché, dove, chi?
Il progetto di Dio ci raggiunge, ma è un mistero.
Il cammino della fede non è camminare in un'oscurità, ma è camminare in una luce che è quella luce dell'altro mondo, non è la luce di questo mondo.
Camminare in questo mondo illuminati dalla luce della vita eterna.
Allora in tutti questi mesi, per alcuni tra di voi in questi anni, ci siamo trovati insieme, ogni sabato mattina, per camminare con il Signore, per ascoltare la Sua parola, i Suoi insegnamenti per verificare come Lui ha agito nella storia della salvezza, nella storia della Chiesa, come agisce nella nostra mente, nel nostro corpo, nel nostro spirito ecc…
In tutti questi incontri che abbiamo avuto stiamo cercando di rendere docile la nostra persona all'azione di Dio che si manifesta in noi ogni giorno, è ciò che ci rende più facile il discernere, il capire; è ciò che apre nel nostro cuore la possibilità di ricevere il segno di Dio, quello stesso segno che il re Acab non ha voluto accogliere perché dice: « Se poi dopo Dio mi dà veramente un segno, dopo dovrò fare quello che vuole Lui, non quello che voglio io ».
Eppure Dio si manifesta a noi ogni giorno con centinaia di segni; alcune volte ce ne accorgiamo, la maggioranza delle volte non ce ne accorgiamo.
Allora in questo ennesimo Avvento che ci conduce, di nuovo, alla celebrazione del Natale, poniamoci nella condizione di poter cogliere i segni che Dio lascia nella nostra vita.
A volte Dio si nasconde sotto le cose ordinarie, a volte in cose straordinarie.
Diceva l'Abbè Peiramal che era il Parroco di Lourdes, al tempo di Bernadette e delle sue apparizioni, questa frase: « Per chi ha fede anche un fiore che sboccia è segno dell'azione di Dio », questa medesima frase la trovare all'ingresso del Santuario della Madonna dei Fiori a Bra, che richiama proprio questo evento, sapete come nel '400 alcuni malfattori volessero approfittare di una donna che passava per il bosco - allora lì era tutto bosco - e lei invocando l'intercessione della Madonna, ottenne un prodigio ecc… ancora oggi, in pieno inverno, se andate adesso là troverete i cespugli dei pruni selvatici tutti fioriti, neanche una foglia, però tutti pieni di fiori.
E allora questa frase che fu detta dall'Abbè Peiramal è rimasta come monito perché per chi ha fede anche un solo fiore che sboccia è un segno dell'amore di Dio.
Dobbiamo diventare docili per capire quali sono i segni attraverso i quali Dio ci parla: sarà l'incontro con una persona, sarà una parola che ci ritorna dentro, sarà una riflessione che ci raggiunge, sarà un momento di felicità oppure, addirittura, un momento di prova, ma in ognuna di queste cose, quotidianamente il Signore ci lascia qualche messaggio, un segno del Suo passaggio, un segno della Sua presenza.
L'ultima riflessione che vorrei fare è questa: quando nella vita di qualcuno si affaccia il periodo difficile della sofferenza, consideriamo ben bene che la sofferenza non è qualcosa che manda il Signore, ma è qualche cosa che il Signore lascia che accada.
Il Signore non vuole far soffrire i suoi figli, vuole esattamente il contrario che i figli di Dio siano sempre felici e in pace.
Nella condizione umana in cui ci troviamo, non siamo ancora nell'umanità trasfigurata, non siamo ancora dopo la fine del mondo, siamo ancora prima della fine del mondo, per cui la nostra condizione umana continua a portare le conseguenze del peccato originale.
Non portiamo più la conseguenza rovinosa della perdizione, perché Gesù Cristo ci ha salvati, ma la conseguenza sulla natura permane, la conseguenza sulla natura cesserà quando ci sarà la risurrezione della carne; ma per adesso non ci capiti mai di pensare che le difficoltà che proviamo nella nostra vita sono delle croci che il Signore ci manda, perché l'unica croce, che sul Vangelo il Signore ci chiede di portare è: « Prendete su di voi la vostra croce e seguitemi ».
Prendere su di noi la nostra croce significa: rinnegare noi stessi.
Questa è la croce che il Signore ci chiede di portare, e rinnegare noi stessi vuol dire avere una visione chiara di noi stessi come la Madonna aveva una visione chiara di sé stessa: « Ecco io sono la serva di Dio, avvenga di me - non quello che io ho capito, io ho capito poco - ma quello che Tu hai detto ».
Allora una visione chiara su noi stessi, delle nostre capacità umane, della nostra intelligenza, dei nostri doni, ma anche di tutto ciò che è spirituale in noi quindi: carismi, i doni spirituali, i doni di carattere, saper ascoltare, saper apprezzare, saper perdonare ecc… via di seguito.
Avere una visione chiara dei pregi e anche dei difetti, non fare finta di non avere difetti anche di carattere, anche di abitudini, anche di educazione, non mascherarsi dietro un filo d'erba dicendo: « A ma tanto io sono così, ormai che cosa vuoi che cambi nella mia vita ».
Tutto può cambiare, solo l'altro giorno qualcuno mi ricordava che sia Don Bosco che S. Francesco di Sales erano due persone colleriche.
Cosa vuol dire colleriche?
Che non solo si arrabbiavano ma si arrabbiavano violentemente, eppure tutti e due sono ricordati nella storia della spiritualità della Chiesa per la loro pazienza, per la loro dolcezza; anzi pare proprio che Don Bosco abbia voluto intitolare la sua congregazione a S. Francesco di Sales perché aveva il carattere simile a lui: i Salesiani.
Per prendere questa dolcezza di carattere che non era naturale in S. Francesco di Sales, era costruita.
Ora esamina il tuo carattere: che cosa c'è di naturale e cosa c'è invece che deve essere costruito.
Cosa c'è che deve essere eliminato e cosa c'è che deve essere incrementato.
Non mi importa se il tuo carattere è quello, perché a Dio nulla è impossibile.
L'abbiamo sentito oggi: « Ecco, Elisabetta tua parente, nulla è impossibile a Dio ».
Se tu hai una visione chiara di te stesso, di te stessa, capisci quali sono i tuoi pregi, puoi chiedere allo Spirito di Dio di incrementarli? Sì!
Sai quali sono i tuoi difetti, puoi chiedere allo Spirito di Dio di aiutarti a eliminarli? Sì!
Allora faremo così, nel ritiro di oggi, che è molto condensato ma non penso sia poco importante: dopo la celebrazione Eucaristica un quarto d'ora di assoluto silenzio e di meditazione.
Potete stare in chiesa o passeggiare ma non vi scambiate neanche una parola; in questo tempo esaminate, come ha fatto la Madonna, con chiarezza, la vostra persona; che cosa c'è di buono, ringraziate subito il Signore, perché sapete è tutto merito Suo; verificate che cosa c'è di non buono, che è un'abitudine, che può essere un'educazione ricevuta, ma può essere anche un'inclinazione del carattere se uno è iracondo è iracondo, se uno non sorride mai, perché è stato abituato a non sorridere mai, beh deve decidere che cosa fare, perché non è accogliente una persona che non sorride, come puoi trasmettere l'amore di Gesù se tu non sei capace di sorridere?
E se ti accorgi di questo, devi correre ai ripari, che razza di catechista sei se non sei capace di sorridere, cioè di comunicare che Dio ti ama?
Se non sei una persona paziente, dovrai chiede al Signore il dono della pazienza, se sei una persona collerica, l'ha fatto Don Bosco lo potrai fare tu?
Ma mi sembra qualcuno che dice: « Sì, sì, Don Mauro, ma quello era Don Bosco », vero che avete pensato quello?
Perché Don Bosco quando era vivo sapeva di essere santo? No!
E Madre Teresa? E San Francesco d'Assisi?
Allora io vorrei che qui in mezzo ci fossero tutti santi, anche se non lo sapete adesso.
Il Signore sa quanta fatica possiamo fare per combattere i nostri difetti, però sa anche se non li combattiamo.
Perché se uno è permaloso e non ammette di avere un difetto, o di aver un peccato, o di aver un'abitudine, di avere un lato del carattere contro il quale non sta combattendo, cosa credi che il Signore non lo sappia? Lo sai anche tu.
Lo sai anche tu che non stai facendo niente per combattere quella parte della tua persona che invece di portare l'amore di Dio porta lo scontro, è vero che può succedere?
Bene in questo tempo, dopo l'Eucaristia, avrete un pochino di tempo per fare chiarezza, perché le feste si stanno avvicinando, la Grazia del Signore vi raggiungerà in un modo potente in queste celebrazioni, quindi vivetele con attenzione, chiedete davvero alla Grazia dello Spirito Santo di darvi la possibilità di migliorare in ciò che è già buono, e di sforzarvi per eliminare tutto ciò che non è buono.
Non vi dico che sarà una gita in campagna, non sarà un picnic, però dico questo: chi vuole può perché nulla è impossibile a Dio, ed Egli ci ha dato il Suo Spirito Santo, quello stesso Spirito Santo che ha permesso ad Elisabetta di concepire, che ha fatto nascere il Verbo di Dio, che ha dato origine alla Chiesa, che ci ha resi figli di Dio che riceviamo in ogni sacramento a cui partecipiamo.
Il Signore ci conceda dunque questa grazia di verità, di chiarezza perché, a suo tempo, quando l'angelo vedrà i nostri occhi e noi vedremo i suoi, possa dirci: « Ti saluto pieno di Grazia ».
Il Signore sia con voi.
Sia lodato Gesù Cristo.