5 Febbraio 1964
Diletti Figli e Figlie!
Il saluto, che precede la Nostra Benedizione, è pieno di affettuose intenzioni, per voi, per la vostra santificazione e per la vostra felicità, e per il compimento di ogni vostro buon desiderio, per ogni vostra migliore consolazione.
Il Signore sa che queste Nostre intenzioni salgono a lui come preghiere, per trovare efficacia nella sua misericordiosa bontà.
Ma una di queste intenzioni merita da Noi particolare menzione; e riguarda il desiderio che Noi abbiamo di lasciare nei vostri animi un'impressione felice di questa breve, ma grande e bella Udienza.
Non che a Noi importi di fissare la vostra mente e il vostro ricordo sulla Nostra piccola persona; no questo.
Ci preme piuttosto che voi riportiate un concetto esatto e luminoso del vostro incontro col Papa.
E allora ritorna al Nostro spirito la domanda, che certamente, in questo momento, è nei vostri pensieri; chi è il Papa?
Noi crediamo che voi state formulando interiormente una risposta, che è meno semplice e meno facile di quanto può sembrare a prima vista.
Chi è il Papa?
Vi preghiamo, come dicevamo, di non fermare la vostra risposta al Nostro nome e cognome originario, che non vi darebbe alcun concetto adeguato, ma di rivolgere il vostro pensiero a quello del Signore, che ha voluto Lui stesso definire la persona di colui che Egli sceglieva come primo dei suoi discepoli, dalla funzione, dalla missione, che il Signore stesso gli conferiva:
non si sarebbe più chiamato Simone, figlio di Jona, suo nome nativo, ma Pietro, suo nome d'ufficio; dove è evidente che Gesù dava al suo eletto una virtù particolare, e un ufficio particolare, raffigurati l'una e l'altro nell'immagine della pietra, del sasso, della roccia; e cioè la virtù della fermezza, della stabilità, della solidità, dell'immobilità, dell'indefettibilità, sia nel tempo, che nelle traversie della vita;
e l'ufficio di fungere da fondamento, da caposaldo, da sostegno, come Gesù stesso disse, all'ultima cena, a Pietro medesimo: « Conferma i tuoi fratelli » ( Lc 22,32 ).
Pietro doveva essere la base sulla quale tutta la Chiesa del Signore è costruita.
Il pensiero del Signore è chiarissimo; ed è ciò che forma la singolarità e la meraviglia del Papato.
Per chi ha qualche cognizione, o qualche esperienza della fragilità delle cose umane la parola di Gesù a Pietro appare così nella sua audacia divina, che vince la debolezza umana e sfida la caducità delle costruzioni fondate sulla sabbia del tempo.
Un miracolo di equilibrio, di resistenza, di vitalità, che trova la sua spiegazione nella presenza di Cristo nella persona di Pietro!
Questo, Figli carissimi, è ciò che l'incontro del Papa vi deve lasciare nell'anima: l'impressione, anzi lo stupore e la gioia di un incontro con il Vicario di Cristo.
È da ricordare che nella Sacra Scrittura questa figura della pietra è dapprima riferita a Dio, come spesso s'incontra nell'antico Testamento; poi è riferita al Messia, a Gesù medesimo, la pietra d'angolo ( Mt 21,42 ).
S. Pietro stesso lo ricorda nella sua prima lettera, chiamando Cristo pietra viva e angolare ( 1 Pt 2,4-6 ), ma poi da Gesù la figura della pietra è attribuita al primo degli apostoli.
S. Leone Magno dice bene: Gesù volle che Pietro portasse il nome che definiva Lui stesso, Gesù: id quod Ipse erat voluit ( Petrum ) nominari ( Ep. X, 1; P.L. 54, 629 ).
Cioè una meditazione sul disegno di Dio, sul pensiero di Cristo, sulla funzione del suo Vicario deve nascere dell'udienza del Papa, per comprendere e confermare la nostra comune vocazione di cattolici, di figli della Chiesa, di uomini che conoscono e vivono il grande piano di salvezza, offerto al mondo dalla divina bontà.
Ed è ciò che Noi desideriamo per il vostro bene spirituale in questo momento, non certo, dicevamo, per far l'apologia di Noi stessi, a cui si conviene anche un altro nome, quello di « servo dei servi di Dio »; ma per far l'apologia dei disegni divini e per auspicare che essi siano luce e salvezza per voi.
Con questi voti di cuore diamo a tutti la Nostra Benedizione Apostolica.