24 Febbraio 1965
Diletti Figli e Figlie!
Il nostro discorso è oggi più breve del solito: gli impegni del Concistoro non Ce ne consentono la consueta misura.
E prendendo come tema di queste poche parole il Concistoro stesso, pensiamo che anche voi ne abbiate notizia, e ne seguiate in qualche modo la celebrazione, come spettatori, o come osservatori estranei, ma curiosi di notare gli aspetti esteriori di questo solenne e abbastanza raro avvenimento.
È, sì, un episodio della vita della Chiesa che merita attenzione.
Il numero dei nuovi Cardinali, la loro origine e provenienza da ogni parte del mondo, le loro funzioni e la loro opera, il seguito che portano con sé, le ripercussioni provocate nei vari ambienti per la loro nomina, il trambusto delle visite e delle cerimonie che solleva un Concistoro, le chiese di Roma, assegnate in titolo ai nuovi Cardinali, poi il solenne rito del Concistoro pubblico, che avverrà domani, in San Pietro, con la concelebrazione insieme a Noi di tutti i nuovi Cardinali e così via, sono temi e quadri che destano interesse, commenti e pensieri.
Ed è bene che i fedeli, dotati di quel « senso della Chiesa », di cui oggi tanto si parla, seguano con occhi aperti e con animo attento questo avvenimento.
Ma a questo punto Noi troviamo propizia l'occasione per un richiamo pedagogico ecclesiastico d'indole generale; ed è questo.
Chi vive nell'ambito della Chiesa è continuamente attratto, stimolato da una quantità enorme e varia di « segni ».
Siccome le realtà divine, di cui la religione ci parla, non sono visibili, non sono sensibili, e siccome la nostra umana conoscenza procede dalle immagini e dalle espressioni sensibili per arrivare a qualche concetto spirituale, la Chiesa adopera continuamente segni sensibili per farci arrivare alla comprensione delle verità e dei misteri del mondo religioso.
Ricordate quanti « segni sacri » sono messi a nostra disposizione per introdurci nell'interno del regno di Dio: il pane e il vino non diventano i segni sacramentali della presenza e del sacrificio di Cristo?
Ma pensate a quanti altri segni è chiamata la nostra attenzione dal culto e dalla vita stessa della Chiesa; l'arte sacra, ad esempio, non è che un segno sensibile di cose e di bellezze nascoste.
Ora può capitare che la nostra attenzione, o meglio la nostra distrazione, si fermi a questa esposizione esteriore, a questo linguaggio figurato, senza andare oltre.
Uno, ad esempio, può ascoltare una musica religiosa per il suo valore artistico, acustico, senza badare a chi ed a che cosa realmente si riferisce.
Possiamo cioè, anche nell'ambito ecclesiastico, guardare il di fuori delle cose e dei fatti, senza darci premura di capire il di dentro.
Possiamo fermarci a ciò ch'è esteriore e che ha ragione di mezzo, senza darci pensiero di capire, di leggere dentro il vero significato di ciò che ci è semplicemente rappresentato.
Bisogna invece procurare di oltrepassare la scena esteriore delle cose sacre, e di penetrare nel significato, nel valore, nella realtà interiore a cui esse vogliono condurci.
Questa è una raccomandazione importante; e vale per tutti i momenti, tutte le situazioni, tutti gli avvenimenti della vita religiosa.
E vale perciò anche per il Concistoro, che stiamo celebrando e che voi state osservando.
Interessatevi, sì, di tutti i suoi aspetti particolari, che sono attraenti e importanti; ma non fermatevi soltanto a questi; cercate di comprendere qualche cosa di più; sarà forse un po' difficile, ma sarà anche molto bello:
vedrete, ad esempio, in questo Concistoro l'immagine vivente dell'universalità della Chiesa;
vedrete la sua vitalità che si rinnova e che si adatta alla storia del mondo;
vedrete la sua carità, che cerca di unire, di onorare, di salvare tutti gli uomini;
vedrete la sua grandezza e la sua bellezza; e se osserverete bene,
vedrete come anche questo fatto particolare della sua storia lascia intravedere la misteriosa presenza di Cristo nella sua Chiesa.
Perché la Chiesa è, e lo ha detto tanto bene il Concilio, il « sacramento di Cristo ».
Aprite gli occhi dell'anima, aprite gli occhi della fede; e allora Roma, questa Roma sacra, vi farà cogliere, meravigliosamente e meglio che altrove, che qui, ancora e sempre, vive Gesù.
E Noi proprio nel suo nome vi benediciamo.