21 Aprile 1965
Diletti Figli e Figlie!
Questa udienza generale Ci riempie di letizia per il vostro numero, d'interesse per la diversità delle vostre provenienze e dei vostri gruppi, di affezione e di auguri per il bene che Noi vi vogliamo nel Signore, al Quale chiediamo che ricolmi le vostre anime di grazie spirituali e di salutari ricordi.
È infatti Nostro vivissimo voto che questa udienza costituisca per voi non soltanto un momento singolare di esteriore curiosità, ma altresì, e soprattutto, un momento di felici impressioni e di esatte ed autentiche osservazioni del quadro che vi circonda; vogliamo dire dell'incontro col Papa, sulla Tomba e nella Basilica di San Pietro, in unione con migliaia di persone forestiere e sconosciute, che qui, più che altrove, godono di sentirsi fuse in una incomparabile fratellanza di fede e di preghiera.
Perché, vedete, chi viaggia è sempre esposto al pericolo di fermare l'attenzione sull'aspetto esteriore dei luoghi e delle scene, che vede forse per la prima e per l'unica volta.
L'impressione sensibile e fugace del viaggiatore, specialmente se va girando con l'intenzione di svago e di diletto, e si contenta di guardare ogni cosa dal di fuori, superficialmente, e di giudicare ogni cosa che vede secondo i criteri improvvisati ed i gusti soggettivi, può prevalere su la visione intelligente e reale delle cose osservate.
E questo pericolo di fermare lo sguardo sullo schermo puramente immediato e superficiale dell'ambiente circostante può essere proprio più grande, dove le immagini osservate sono più belle, più solenni, più curiose, più nuove, come appunto avviene a Roma ed avviene in questa Basilica stessa.
Non è facile viaggiare e capire il valore e il senso di ciò che si vede.
Non è facile farsi un concetto giusto del quadro artistico, storico, religioso, che vi circonda, se oltre le grandiose e meravigliose apparenze non si penetra nel loro significato profondo e genuino.
I pellegrini, cioè quelli che viaggiano con la lucerna della fede a loro guida, sono più idonei degli altri visitatori a comprendere lo spirito, cioè la verità e la bellezza di questo quadro medesimo.
Se Noi chiedessimo a ciascuno di voi: che impressione vi fa questa visita a San Pietro?
Di grandezza, di potenza, di gloria, di enfasi artistica e sovrana?
Se così fosse, Noi dovremmo dire: guardate meglio nel significato, nell'intenzione di ciò che vedete; e scoprirete un significato, un'intenzione di culto, di celebrazione spirituale, di glorificazione, che dall'umile Pescatore di Galilea sale all'Apostolo Pietro destinato a guidare il gregge di Cristo, sale a Cristo, a Lui e a Dio; per il cui onore ogni opera umana non è mai grande abbastanza.
Qui è uno sforzo massimo di dare gloria a Cristo e a Dio; e se scoprite questo sforzo, ricordatelo, e comprendete come esso voglia esprimere in modo superlativo il proposito della Chiesa cattolica, del Papato, di dare a Dio, a Cristo, il primo posto, la somma adorazione, l'offerta totale di ciò che l'uomo è e può fare.
Qui è una fede che si esteriorizza, non perché manchi d'interiorità, o perché ignori che il vero regno della fede è il cuore, è la coscienza, ma perché vuole dare l'immagine e quasi l'impressione sensibile di due aspetti, che qui, a Roma, sul Sepolcro di Pietro, qualificano sommamente la fede cattolica: la sua fermezza, la sua testimonianza.
Oh! se voi, carissimi figli e figlie, ritornando alle vostre case, riportaste nel cuore questa duplice impressione romana:
la fermezza nella fede, la sua indiscutibile autorità derivante dalla Parola di Cristo,
la sua stabilità storica, la sua coerenza interiore,
la sua capacità a fare da base all'edificio della vita,
la sua infrangibile solidità che le potenze avverse non potranno né scuotere, né demolire;
ed insieme l'impressione della fecondità della fede,
della sua forza espansiva,
della sua attitudine ad essere il messaggio di salvezza per chiunque sia uomo,
la sua missione apostolica,
in una parola, - se voi, diciamo, aveste a recare con voi, partendo da questo centro, non solo amministrativo, ma sacramentale e vitale della Chiesa,
l'impressione della verità e della carità, lasciate in eredità da Cristo a Pietro e agli Apostoli, al Papa e ai Vescovi, per farne patrimonio di tutto il Popolo di Dio, di tutta l'umanita, quale lampo di luce avrebbe brillato nei vostri spiriti, quale infusione di certezza, di forza, di gioia avrebbe arricchito, non per questo solo istante, ma per tutta la vita, i vostri cuori!
E quanta umiltà, sgorgherebbe nei vostri cuori, quanta bontà, quanta ansia d'essere veramente fedeli a Cristo e di dare a Lui degna testimonianza!
Qui potete meglio vedere e comprendere come Gesù diede a Simone il nome di Pietro e come lo fece Apostolo e Pastore.
Questa migliore e consolante comprensione Noi vi auguriamo a ricordo di questa udienza pasquale; e tutti, nel nome di Cristo, vi benediciamo.