21 Luglio 1965
Diletti Figli e Figlie!
Voi venite a cercarCi, a visitarci, a salutarci anche in questa residenza estiva dei Papi, la quale vorrebbe essere campestre, solitaria e remota dall'Urbe, e offrire al suo ospite un periodo di raccoglimento e di riposo; ed eccola invasa da comitive intere, che ora i facili mezzi di trasporto portano alla Nostra presenza, quasi a meglio dimostrare un desiderio, un proposito, che non ammette di essere deluso: voi volete vedere il Papa ed avere la Sua benedizione.
La vostra visita Ci è perciò tanto più cara e significativa; e, invece di turbare il corso dei Nostri silenziosi pensieri, vi apporta uno stimolo, vi intreccia un tema non difforme da quello che interessa ora la Nostra interiore riflessione.
La vostra decisa volontà di ottenere questo incontro solleva una spontanea domanda: perché? perché siete venuti?
Vogliamo credere che la puntualità ad un itinerario turistico prestabilito, o la fedeltà abituale ad un atto di devozione al Papa secondo programmi convenzionali non bastino a spiegare l'intima ragione di codesta visita, sempre speciale, sempre singolare.
Non è semplice curiosità di un'esotica esperienza, o puro conformismo alla prassi cattolica che vi ha qua condotti: sotto l'aspirazione di vedere il Papa v'è un desiderio, forse inespresso, più profondo; vi è una timida ricerca, quasi la speranza d'una scoperta, il bisogno d'un'esperienza spirituale, un tentativo di esplorare fuori di sé ciò che si vorrebbe trovare dentro di sé: una luce religiosa.
Chi è il Papa? non è il Vicario di Cristo? sarà forse possibile scorgere, non tanto nelle sue sembianze - che non possono che deludere l'aspettativa d'una visione sensibile -, ma nel ministero, che in Lui si pèrsonifica, il mistero d'una particolare presenza - quella della continuità storica, quella dell'autenticità rappresentativa, quella delle potestà di Gesù stesso, operanti il suo magistero, il suo sacerdozio, il suo regale e pastorale governo -, d'una particolare presenza, diciamo, di Cristo?
vedere il Papa non porta forse a intravedere il Signore?
Ricordate l'episodio del Vangelo, innestato nella narrazione dell'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme?
« Vi erano, scrive San Giovanni ( Gv 12,20-21 ), alcuni Gentili, di quelli che erano venuti ad adorare Dio nella festa ( di Pasqua ).
Questi si accostarono a Filippo, … e lo pregavano dicendo: … desideriamo di vedere Gesù.
Filippo andò e lo disse ad Andrea; e Andrea e Filippo lo dissero a Gesù ».
Così pensiamo che sia, così auguriamo che sia il vostro vero e profondo desiderio in questo momento: vedere Gesù.
Cioè cercare il Signore.
Cioè oltrepassare lo schermo della scena sensibile e del quadro umano, e tentare la ricerca, implorare l'incontro con Colui, che la Chiesa, sacramento di Cristo, ha il prodigioso potere non solo di ricordare, non solo di rappresentare, ma sotto certi aspetti di attualizzare; ed ha la sublime fortuna di annunciare, con le parole di Marta evangelica: « È qui il Maestro, e ti chiama » ( Gv 11,28 ).
Vogliamo cioè che l'udienza abbia valore religioso.
Vogliamo che offra occasione di cercare e di trovare il Signore.
Vogliamo che s'inserisca nella rumorosa e distraente esperienza dei vostri viaggi, delle vostre occupazioni, delle vostre esteriori obbligazioni come un fatto strano e luminoso, come un'incalzante questione, come un gioioso momento spirituale, sollevando la tremenda, persistente domanda: dov'è il Signore?
dove l'anima mia lo può trovare? e offrendo a tali domande, che costituiscono il nucleo fondamentale del problema religioso, la consolante risposta: il Signore è vicino; il Signore è reperibile; cercalo nella Chiesa; non ti scandalizzare ( cfr. Mt 11,6 ), se ti offre il sentiero per arrivare a Lui in chi è incaricato qui in terra di perpetuare la sua missione; e trovato il sentiero, osa percorrerlo fino a Cristo, fino a Dio! ( cfr. 1 Cor 3,23 ).
Ecco: a questa spirituale ascensione vi esorta e vi accompagna la Nostra Apostolica Benedizione.