22 Settembre 1965
Diletti Figli e Figlie!
Noi vogliamo ravvisare nella devozione che vi ha ispirato a farCi questa visita un atto di fede in Cristo e di fedeltà alla sua Chiesa, e non possiamo non essere lieti e riconoscenti d'una così esplicita e nobile professione dei vostri sentimenti religiosi.
Voi qui vi professate cristiani, qui vi professate cattolici; e l'effusione della vostra devozione filiale dimostra come voi comprendiate il significato di autenticità e di pienezza che qui acquista la vostra adesione al credo cattolico, ed il valore d'impegno che essa assume, per il fatto che questo momento è vissuto alla presenza del Papa ed è quasi con Lui celebrato nella certezza d'una comune fede, nel gaudio d'una identica carità.
Il « Credo », che noi reciteremo insieme, al termine di questa udienza, ci farà in qualche modo sentire la spirituale bellezza di questo così semplice, ma anche così singolare incontro.
È un'esperienza preziosa, se Dio ve la concede, e se voi siete capaci di lasciare ch'essa penetri il vostro spirito.
È l'esperienza del carattere assoluto e definitivo della fede, è la scoperta della perennità della Parola di Dio, sempre ferma, sempre eguale a se stessa, sempre vittoriosa; è la sensazione spirituale indicata dalla definizione metaforica, data da Cristo, della « pietra » che rimane e che sorregge, confortando chi vi si appoggia, con la sua certezza e con la sua stabilità.
Diletti Figli e Figlie!
Che nessuno di voi esca da questa basilica senza sentirsi confortato e avvalorato dal bagno di fortezza spirituale a voi offerto dall'immersione in questo cenacolo di fede, così antica da chiamarsi apostolica, così moderna da chiamarsi viva ed attuale.
Ma fate attenzione: un momento sacro, quale Noi vi descriviamo, avrà una reazione, forse all'uscita stessa da quest'aula inebriante; una reazione, che acutizza una domanda sempre stimolante e spesso conturbante nelle anime dei credenti al giorno d'oggi: come posso conservare e professare questa adesione così bella e così esigente alla mia fede partecipando, come pur devo, alla vita moderna?
È un problema immanente nella coscienza dei fedeli, e ciò tanto maggiormente, quanto più essi sono buoni cristiani e vogliono essere sinceri cattolici.
Il nostro tempo, dove tutto si trasforma, dove tutto esige accettazione e conformità, pone continue difficoltà a colui che vuol mantenersi libero e coerente e non può, non vuole uscire dal mondo che lo condiziona, lo assorbe, lo plasma, lo soverchia.
Vi avvertiamo di ciò, non tanto per turbare l'ora di luce che stiamo godendo, e nemmeno per darvi ora la chiave di soluzione della complessa e difficile questione dei rapporti fra la professione cristiana e la partecipazione al costume odierno ( esigerebbe troppo lungo discorso ), ma solo vi avvertiamo, affinché vi prepariate e vi pensiate.
Si riproduce oggi la problematica dei primi convertiti al cristianesimo, obbligati a vivere in una società pagana; bisogna che il cristiano in certe manifestazioni della vita profana si astragga, si difenda, e si immunizzi; bisogna che in altre manifestazioni si interroghi per penetrarle e quasi redimerle con lo spirito buono che la sua fede gli fornisce.
È un esercizio, se volete, un po' faticoso; ma che dà grandi vantaggi e grandi meriti a chi vi si applica; è un esercizio che fa diventare vigilante e militante il cristiano; gli dà coscienza di sé e conoscenza dei problemi del tempo suo; lo abilita a esprimere uno stile di vita, che potremmo chiamare nuovo e santo, disinvolto e austero, aperto e guardingo.
È un esercizio che deve diventare caratteristico per i figli della Chiesa, che vogliono essere coscienti e fedeli.
Voi sapete che la Chiesa pensa a questo enorme problema: il Concilio, studiando i rapporti fra la Chiesa e il mondo moderno, ne tratterà ampiamente; ma intanto ogni credente deve allenarsi a risolvere da sé, seguendo la norma che la Chiesa gli traccia, i moltissimi casi pratici d'ogni giorno circa la questione, che dicevamo: come essere veri cristiani e insieme uomini del nostro tempo?
Noi pensiamo che l'impressione spirituale di questa udienza gioverà a tale risoluzione, corroborando in voi quella fede, che non e avulsa dalla vita, ma della vita è luce e vigore.
Ne esprimiamo il voto accompagnandolo con la Nostra Apostolica Benedizione.