16 Febbraio 1966
Nell'udienza generale dello scorso mercoledì, come ognuno sa, Noi abbiamo parlato, ex abundantia cordis, della penosa condizione delle popolazioni asiatiche, di quelle dell'India specialmente, colpite dalla carestia, e abbiamo invitato tutti a concorrere al soccorso, diventato per esse necessario e urgente.
Noi non pensavamo che alla Nostra voce sarebbe seguito, provocato dalle medesime informazioni, il coro di molte altre, forti, nobili e autorevoli, le quali, in questi giorni, hanno risonato, qui da noi, e poi nel mondo, nell'America in modo particolare, e hanno scosso l'opinione pubblica circa tale dolorosa situazione.
Questa improvvisa e generosa reazione Ci obbliga, non già a dimenticare l'immanità della sciagura per cui tuttora si chiede aiuto, e per cui Noi stessi ancora cerchiamo di fare quanto modestamente possiamo, Ci obbliga a considerare questo aspetto della scena umana, l'aspetto della sensibilità e della solidarietà di tante persone verso gente lontana, sconosciuta e infelice.
L'aspetto consolante e edificante.
Abituati dal Nostro ministero a fermare lo guardo là dove il male, l'errore, il disordine, il dolore si pronunciano, rimaniamo quasi sorpresi, e subito pieni di commozione e di compiacenza, ammirando l'esplosione di bontà, di cui il mondo dà oggi prova meravigliosa.
Personaggi grandi e potenti, Istituzioni internazionali, uomini e donne d'ogni ceto, modesti lavoratori e umili bambini, giornali e Radiotelevisione hanno dimostrato un interesse, una prontezza, una generosità, che costituiscono un fenomeno, non certo insolito, ma nuovo per la celerità, per l'universalità e per l'entità delle forme, in cui si è pronunciato.
Dobbiamo registrare con le notizie tristi le notizie liete.
Dobbiamo rilevare che l'umanità vibra con sempre maggiore avvertenza alle sventure che la colpiscono in qualche sua parte; l'unità del mondo si manifesta crescente ed operante; ed il senso umano si fa più vigile, più comune, più provvido, più universale: questo è progresso, questo è civiltà, questo è umanesimo, anzi questo è cristianesimo!
La Nostra letizia è grande; e Noi vi invitiamo oggi a condividerla.
È grande perché in questa dolorosa contingenza si rivela, ancora una volta, come la Provvidenza di Dio sovrasta le vicende umane, e come le stesse nostre disgrazie possono diventare sorgente di beni impensati e immensi.
E il primo bene è quello di renderci buoni, di rianimare i cuori, di risvegliare nelle coscienze l'imperativo di doveri inerti e negletti, di far scaturire dalla nostra povertà economica e morale risorse insospettate.
E poi altri, molti altri beni.
Non ascoltiamo noi fin d'ora l'invito a studiare le origini del grande malanno che affligge regioni intere, e a prospettare non solo l'invio di soccorsi contingenti, ma lo studio di piani rigeneratori dalla miseria, dalla fame e dalla mortalità?
Un bilancio nuovo: di possibilità, di collaborazioni, di opere, si profila vicino; il coraggio, l'ottimismo, la speranza rinascono; forse era necessario che una scossa terribile, come quella apportata dalla presente sventura, vincesse ostacoli secolari, creduti insuperabili, per aprire la via a rimedi radicali degni dell'uomo moderno.
E che diremo dell'amicizia nascente fra i popoli, che nel giorno della disgrazia si sono avvicinati a quello sofferente per sollevarlo con mano spontanea e vigorosa?
Non è questa la via dolorosa, ma gloriosa della pace?
Non è questa la prova, che rivela la validità d'una concezione sociale e la sincerità di un sentimento umano, che aspira all'universalità e alla storia avvenire?
E non sembra la verità per la vita galleggiare fra le tempeste delle sofferenze e delle esperienze patite dal nostro tempo, e librarsi luminosa e amorosa, non più puramente umana, ma sovrumana; diciamo il suo nome: cristiana?
E finalmente: non sarà premio - un anticipo, un pegno del vero premio futuro - per tutti coloro che hanno aperto il cuore e la borsa al soccorso, la gioia del bene compiuto, la beatitudine del dare superiore a quella del ricevere?
Sì. Possa ognuno che s'è mostrato pietoso e benefico in questa triste e drammatica contingenza, sentire e godere della verità delle parole dell'Apostolo: « Si ha da avere cura dei bisognosi, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: "È meglio dare che ricevere" » ( At 20,35 ).
Così: con la Nostra Apostolica Benedizione.