14 Giugno 1967
Diletti Figli e Figlie!
Quale dev'essere in questo periodo successivo al Concilio il pensiero dominante per quanti, Pastori e Fedeli, hanno a cuore la reviviscenza autentica ed operante del messaggio di salvezza, portato nel mondo da Cristo,
per la rinnovazione spirituale della sua Chiesa,
per la ricomposizione di tutti i Cristiani nella sua effettiva unità e
per l'efficacia risanatrice e ispiratrice nel mondo?
Alcuni parlano di un adattamento dottrinale dell'insegnamento cattolico secondo certe pretese della mentalità moderna, in modo analogo a quanto ha operato a suo tempo la riforma del secolo XVI;
altri parlano invece di cambiamenti delle strutture ecclesiastiche;
gli uni e gli altri mettono nelle mutazioni della dottrina, o della costituzione della Chiesa la loro fiducia, non riflettendo forse se questi cambiamenti siano legittimi in una religione, come la nostra, essenzialmente obbligata alla fedeltà, né abbastanza pensano se simili innovazioni non si risolvano in stati di dubbio, di arbitrio, di particolarismo, di debolezza nella Chiesa di Dio, e non di vitalità e di rinnovamento.
Per questo Noi crediamo che il dovere dell'ora sia piuttosto quello di scendere alla radice della nostra vita religiosa, al suo principio interiore e originario, alla fede cioè, per cercare di rinvigorirla nella conoscenza dei suoi elementi costitutivi, nella valutazione della sua origine divina, nella coscienza delle sue operazioni interiori, nella coerenza della sua professione esteriore, nel gaudio del suo possesso personale e della sua testimonianza sociale.
Per questo, ricorrendo il decimonono centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, che consideriamo le più forti e più celebri colonne del cristianesimo primitivo, abbiamo proposto alla Chiesa un « Anno della Fede », quasi conseguenza ed esigenza postconciliare.
Dobbiamo confessare che tale Nostra proposta non ignora le grandi difficoltà che l'uomo di oggi incontra circa una sincera e piena adesione alla fede; anzi proprio anche affinché tali difficoltà siano meglio studiate, conosciute, risolte e superate il Nostro invito all'« Anno della Fede » è stato concepito.
È bene rendersi conto, Figli carissimi, che oggi la virtù della fede non è di facile esercizio.
Loderemo, proteggeremo quei Nostri Fedeli, dall'animo sereno e semplice, che per una grazia preziosa e speciale, ovvero per certe favorevoli condizioni di età, di educazione, o di ambiente, sono quasi immunizzati dagli ostacoli, che oggi la vita moderna oppone alla fede.
Che il Signore protegga e moltiplichi le schiere dei credenti, forti e tranquilli nel possesso della loro fede!
Ma bisogna andare in aiuto di quanti di fronte alla fede si sentono indifferenti, o impediti, o addirittura contrari.
Quanti libri sono stati scritti a questo scopo!
Ma chi non sa che buona parte della letteratura apologetica di ieri oggi ha diminuito, e fors'anche perduto la sua efficacia?
Noi vediamo ora con soddisfazione che una nuova difesa della fede è in via di affermarsi con nuovi studi, nuovi libri, nuovi metodi; e incoraggiamo e benediciamo quanti offrono a questa nuova pastorale della fede il contributo del loro pensiero e della loro opera.
Auguriamo anzi che molti pensatori, oratori, maestri, teologi, scrittori e pastori, illuminati dallo Spirito Santo ed aderenti alla buona dottrina, sappiano confortare nella fede il Popolo di Dio.
Sarebbe interessante fare la sintesi delle obiezioni caratteristiche alla fede nel tempo nostro ( cf. Daniélou, Foi et ment. contemp., Etudes, 1934, 289-301 ); ed osservare come molte provengano dalla forma mentis, cioè dalla maniera di usare delle nostre facoltà conoscitive, alla quale la scuola, la scienza, la mentalità moderna, quasi a nostra insaputa, educano i nostri spiriti; e come sempre nuove difficoltà, oggi paurosamente radicali, che tutto mettono in questione, si aggiungono a quelle di ieri.
Di tutto oggi si dubita nel mondo del pensiero, e perciò anche della religione; e pare che la mente dell'uomo moderno non trovi riposo se non nella negazione totale, nell'abbandono di qualsiasi certezza, di qualsiasi fede, come colui che avendo gli occhi ammalati non ha riposo che all'oscuro, nel buio.
Le tenebre sarebbero finalmente la meta del pensiero umano e della sua inestinguibile sete di verità e dell'incontro col Dio vivo e vero?
La vita religiosa può essere esposta a tremende prove nella prossima generazione, se una fede genuina e forte non la sostiene.
Per questo esortiamo tutti a fortificarla e a viverla.
Si ricordi San Paolo: dobbiamo fare della nostra fede una corazza: « lorica fidei » … « voi, fratelli, egli dice, non siete nelle tenebre, … voi siete figli della luce! » ( 1 Ts 5,4-8 ).
E quanto a Noi ravviseremo ancora fra le cause generali e precipue di queste presenti difficoltà e possibili crisi di fede il distacco del pensiero moderno, anche in alcune zone della scuola cattolica, dalla cosiddetta « filosofia perenne », dalla norma cioè naturale della razionalità umana, e la diffidenza piuttosto verso il magistero della Chiesa.
Anche qui l'Apostolo sembra suggerire le parole giuste, quando scrive a Timoteo: « Vi sarà un tempo in cui ( gli uomini ) non sopporteranno la sana dottrina …
Tu sii vigile in ogni cosa » ( 2 Tm 4,3-5 ).
Ed è questa vigilanza, per l'integrità, per la vitalità della vostra fede, che oggi Noi a voi tutti raccomandiamo, con la Nostra Apostolica Benedizione.