10 Gennaio 1968
Diletti Figli e Figlie!
Un pensiero ricorrente si offre alla breve esortazione con la quale vorremmo dare all'udienza generale un contenuto dottrinale, per quanto familiare e modesto, ma degno di ricordo e di riflessione, ed il pensiero è quello dell'esaltazione che il Concilio ha fatto d'ogni singolo membro della santa Chiesa, d'ogni fedele, donde è risultata la dignità e la missione che competono al cristiano, in quanto tale, e perciò anche al semplice laico.
Questa stupenda dottrina merita d'essere capita e meditata; essa porta alle sorgenti del mistero della Chiesa, fa riflettere sulla natura e sulla vocazione del Popolo di Dio, e deve alimentare in profondità la coscienza d'ogni fedele e può dare anche al laico, cioè al semplice cristiano, non rivestito di potestà ecclesiastica, né appartenente allo stato religioso, un senso vivo della sua pienezza spirituale e del suo impegno apostolico rispetto alla comunità ecclesiale ( cfr. Prima Romana Synodus, n. 208 e ss.; Lumen Gentium, c. IV ).
Vorremmo che questi insegnamenti diventassero familiari a ciascuno di voi.
Ogni fedele, e, diciamo ora, ogni laico dovrebbe rendersi conto della propria definizione e della propria funzione nel quadro del disegno divino della salvezza ( cfr. Rahner, XX siècle, p. 125, ss. ).
Basti a Noi ora, in questa Nostra elementare conversazione, richiamare alla vostra considerazione una parola, che ha molta fortuna nel discorso spirituale moderno, la parola « testimonianza ».
È una bella parola, molto densa di significato apparentata con quell'altra, più grave e specifica, che suona « apostolato », di cui la testimonianza sembra essere una forma subalterna, ma assai estesa, che va dalla semplice professione cristiana, silenziosa e passiva, fino al vertice supremo, che si chiama martirio e che significa appunto testimonianza.
Questo già dice come il termine, oggi tanto usato, di testimonianza nascosta, anzi manifesti molti aspetti della mentalità cristiana; dei quali aspetti accenniamo solo ad alcuni, tanto per dare tema con questo Nostro colloquio a vostre successive esplorazioni mentali.
Un primo aspetto: che cosa significa testimonianza?
Lo dicano i giuristi: è la dichiarazione con cui si attesta che una cosa è vera.
Presa in questo senso si può dire che tutto il nostro sapere, ( salvo quello che noi stessi abbiamo direttamente scoperto o verificato ), riposa sulla testimonianza altrui: così la scienza, così la storia.
Nel senso che ora ci interessa la testimonianza è la trasmissione del messaggio cristiano; una trasmissione per via di esempio, per via di parola, per via di opere, per via di vita vissuta, di sacrificio in omaggio alla verità posseduta come valore; valore superiore al proprio stesso benessere e talvolta alla propria stessa incolumità.
È una verità professata, con intenzione di comunicarla ad altri.
Il che suppone tre cose fondamentali: la convinzione propria, personale dapprima; il che esige, a sua volta, una coscienza istruita e convinta: quale testimonianza cristiana può dare chi non ha sufficiente cognizione di Cristo?
Chi non vive della sua parola e della sua grazia?
La testimonianza non è una semplice professione esteriore, convenzionale; non è un mestiere abituale; è una voce della propria coscienza, è un frutto di vita interiore, è nel suo caso migliore ( assicurato al discepolo fedele ) il dono d'una ispirazione, che sorge limpida e imperiosa dal fondo dell'anima ( cfr. Mt 10,19 ).
Ed è un atto di maturità e di coraggio, al quale il cristiano dovrebbe essere sempre preparato; ce lo insegna San Pietro: dovete essere « sempre pronti a dar soddisfazione a chiunque vi chieda ragione della speranza, ch'è in voi » ( 1 Pt 3,15 ).
La seconda cosa fondamentale, riguardante la testimonianza cristiana, è la funzione ch'essa esercita nell'economia religiosa cristiana: questa economia, cioè questo disegno, questo piano che regge tutto il sistema dei nostri rapporti con Dio e con Cristo, si fonda sulla testimonianza.
Una testimonianza a catena, come altra volta dicemmo ( cfr. Messaggio per la Giornata Missionaria ): Cristo è il primo, grande testimonio, di Dio, Verbo lui stesso di Dio, il maestro, che domanda fede nella sua Persona, nella sua parola, nella sua missione.
Poi vengono gli Apostoli, i testimoni oculari e auricolari; ricordate l'incisiva parola dell'evangelista Giovanni: « Vidimus et testamur » ( 1 Gv 1,2 ), noi abbiamo veduto e lo attestiamo.
E S. Agostino, che commenta: « Deus testes habere voluit homines », Dio ha voluto avere uomini per testimoni ( In Ep. ad Parthos, P. L. 35, 1979 ).
L'avere detto Gesù congedandosi dai suoi apostoli: « eritis mihi testes », voi mi sarete testimoni ( At 1,8 ).
Le citazioni si potrebbero moltiplicare; e tutte concludono nel mettere in evidenza che il nostro rapporto col fatto cristiano, con la verità rivelata deriva dall'adesione ad una testimonianza, ad un magistero, che arriva alle nostre anime in concomitanza parallela con un'altra testimonianza, invisibile questa e irriducibile ad un linguaggio adeguato ma non senza relazione normalmente a forme precostituite, i sacramenti, quella dello Spirito Santo, « che dà testimonianza al nostro spirito » ( Rm 8,16 ), come c'insegna S. Paolo.
E questo c'insegna finalmente una terza cosa: il fine della testimonianza.
A che cosa tende; e nella pratica nostra, a che cosa deve tendere: a produrre la fede.
Il testimonio è un operatore di fede.
Il Concilio ne parla continuamente ( cfr. Lumen Gentium, 10-12; Ad Gentes 21; etc. ).
La testimonianza cristiana è il servizio alla verità che Cristo ha lasciato al mondo; è la trasmissione di questa eredità di salvezza.
Ora la conclusione, Figli carissimi, è questa: « il Laico - il fedele cristiano - è per essenza un testimonio.
Il suo stato è quello della testimonianza » ( Guitton ).
Non è maestro qualificato, non è ministro sacerdotale.
È teste di ciò che la Chiesa insegna e che lo Spirito Santo gli fa accettare e in certo modo sperimentare, vivere.
Ma quale grande missione quella d'essere testimoni di Cristo!
Ciascuno di voi lo può e lo deve essere!
A ciò vi conforta la Nostra Apostolica Benedizione.