28 febbraio 1968
Diletti Figli e Figlie!
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, comincia la Quaresima, cioè un periodo dominato dalla liturgia, che si spiega in una grande ampiezza di forme, di preghiere, di riti, di pratiche ascetiche, e che la voce del recente Concilio raccomanda alla valutazione della Chiesa in modo del tutto particolare ( cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 109 e 110 ).
È quello che facciamo Noi ora per voi, cari visitatori, ricorrendo innanzi tutto ad un'affermazione, che ha carattere di principio generale per la vita cristiana, e cioè: « La liturgia della Chiesa contiene una riserva enorme di pedagogia umana, d'orientazione cristiana, di padronanza della vita; una riserva che, fino a questo tempo, è stata usata molto imperfettamente » ( Jungmann ).
La liturgia c'insegna a vivere, ci fa vivere, come uomini e come cristiani, purché sia capita e partecipata.
Potremmo ricordare il modo e la forza con cui essa ci orienta a Dio, come essa ci unisce a Cristo, e come ci dia il « sensus Ecclesiae ».
Potremmo ritrovare facilmente riflessi nella celebrazione della liturgia i pensieri che hanno guidato queste Nostre conversazioni settimanali sulla Chiesa, sulla fede, e ultimamente sul laicato cattolico.
La liturgia è la vita del Corpo mistico in atto; non rutta la vita spirituale si esaurisce nella partecipazione alla liturgia, è chiaro ( cfr. Sac. Conc. n. 12 ), ma « essa è la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano » ( ibid. 14 ).
E quali sono i temi della pedagogia liturgica quaresimale?
Sono molti, e sono intrecciati in un lungo poema, che diventa dramma alla fine, tragedia, trionfo nella celebrazione del mistero pasquale.
Possiamo, con stile di catechismo, rintracciare nella liturgia quaresimale un primo motivo, quello circa la vera condizione dell'uomo: essa ci è presentata in contro-luce, la luce di Dio, che, riflettendosi su l'uomo, sua creatura, suo capolavoro, ne svela la rovina, l'inquietudine, il dualismo fra carne e spirito, la deformazione, il bisogno e nello stesso tempo l'incapacità d'una restaurazione, l'infelicità radicale, il peccato cioè, e perciò la necessità che egli ha d'essere salvato, redento, richiamato ad una vita nuova.
Questa triste realtà offre la trama di altri motivi quaresimali; ha un posto principale la preghiera nascente da una coscienza afflitta e umiliata, che solo la speranza in Cristo Salvatore e Mediatore trattiene dalla disperazione, da quel cinismo e da quella vertigine dell'assurdo e dell'anarchia, in cui oggi spesso si manifesta la fenomenologia dello spirito moderno.
E con la preghiera la penitenza, questa espressione d'una profonda amarezza interna, bisognosa di tradursi in segni esterni di pentimento e di espiazione.
Sappiamo come la disciplina del digiuno quaresimale interpretava con realistica severità questo bisogno della coscienza convinta della propria colpevole condizione.
Ora il digiuno, salvo oggi e il Venerdì Santo ( cfr. Paenitemini, II, § 3 ), non è più d'obbligo, ma resta sempre per tutti l'obbligo della penitenza, a cui la liturgia quaresimale tanto ci esorta.
Ed altro motivo succede: l'ascoltazione della Parola di Dio, ascoltazione, che sa, in un primo tempo, di penitenza, ma poi subito ci offre il primo filo dell'economia della salvezza: è nella Parola di Dio che abbiamo l'annuncio della Verità-Vita, l'annuncio della misericordia, l'annuncio dei mezzi della nostra rigenerazione, primo fra questi il battesimo.
E di qui un altro motivo dominante.
Gli « elementi battesimali » sono propri della liturgia quaresimale, e pervadono la sua catechesi, sia orale, che rituale.
Ricordare il battesimo vale per noi ricordare che siamo cristiani, e come lo siamo e perché lo siamo.
Cristo appare allora il punto focale di questa pedagogia liturgica; e non un Cristo puramente ideale e vago, ma il Cristo nella duplice realtà della sua apparizione storica, conclusa con la sua Passione e con la sua Risurrezione; e nella realtà della sua missione salvatrice, che, facendoci sacramentalmente partecipare alla sua vita umano-divina, ci infonde l'animazione nuova, la grazia, lo Spirito Santo, per cui siamo vivi e cristiani.
Questo è il quadro quaresimale.
Non bisogna dimenticarlo.
Non dobbiamo accontentarci di osservarlo, dal di fuori, con uno sguardo distratto e fugace.
La pedagogia liturgica, si direbbe, è esistenzialista; tende a farsi realtà umana, a diventare personale, a trascinare ciascuno di noi nel suo salutare incantesimo, che ci disillude di tanti altri incantesimi dei sensi e del mondo, e che ci porta a vivere nella realtà di Cristo.
Noi che faremo nella Quaresima, che oggi comincia?
Lasciamo a voi la risposta, che confidiamo sia quella di spiriti coscienti e coraggiosi, quali vi conforta ad essere la Nostra Apostolica Benedizione.