13 Marzo 1968
Diletti Figli e Figlie!
Salutiamo i Nostri visitatori, e specialmente i gruppi giovanili, con una domanda: qual è la vostra interiore impressione trovandovi raccolti in questa basilica?
Non intendiamo adesso richiamare la vostra riflessione sopra l'impressione estetica, che può nascere in ciascuno di voi dalla visione di questa chiesa monumentale, da cui si effonde un singolare e non sempre facile linguaggio di arte e di storia, ma piuttosto sul senso soggettivo del rapporto esistente fra voi e questo tempio; e cioè vi chiediamo: vi sentite qui forestieri ed estranei, come turisti che visitano un museo, interessante, ma alieno della loro vita; ovvero vi sentite qui a casa vostra, come se questa basilica fosse precisamente costruita per voi, per accogliervi, per parlarvi, per esaltare certi vostri sentimenti, di fede, di pietà, di unità?
E trasferiamo questa domanda, la quale qui si presenta con maggiore chiarezza che non altrove, alla Chiesa in genere, alla società religiosa dei credenti e degli oranti, che appunto chiamiamo Chiesa: come vi sentite rispetto ad essa?
Se siete battezzati, se siete cattolici, - voi sapete -, voi appartenete alla Chiesa, siete membra di questa società religiosa, visibile e spirituale insieme, la quale forma il « corpo mistico » di Cristo.
Ebbene, lasciateci insistere nella Nostra domanda: qual è la vostra coscienza a riguardo della Chiesa?
È facile rispondere a questa domanda?
Non è facile; perché, se voi interrogate la vostra coscienza sul concetto che voi vi fate della Chiesa, trovate subito difficoltà dal fatto che la Chiesa si presenta rivestita da immagini, da forme, da segni poco comprensibili: i suoi riti, i suoi abiti, le sue parole, i suoi ministri, le sue forme di vita che cosa significano?
Sembra che la Chiesa parli un linguaggio incomprensibile.
Si sta a vedere, si ascolta; ma senza capire, e quindi senza un preciso interesse.
È un'impressione di estraneità quella che la Chiesa offre di sé alla gente del nostro tempo.
La si giudica un fenomeno anacronistico, d'altri tempi; ovvero la si crede un mondo fatto per pochi iniziati, che esclude - come l'antico tempio pagano: odi profanum vulgus, et arceo - la gente comune, e soprattutto la gioventù, tutta rivolta ad altri obiettivi d'interesse, molto comprensibili e molto attraenti.
La Chiesa, si dice, a chi interessa?
È un campo chiuso per la mentalità del nostro tempo.
E a questo senso di estraneità non si accompagna facilmente un senso di diffidenza? Di ostilità?
Di antipatia, almeno, d'indifferenza: è così facile la mentalità laicista, che si sottrae da ogni impegno verso certi grandi problemi religiosi e morali!
È più facile, è più comodo non credere che credere.
Ebbene, la visita, che voi fate a questa basilica, immagine della Chiesa, e a Colui che qui vi accoglie, il Papa, vi invita e vi aiuta a pensare.
Sì, è vero che tutto quello che qui si vede non è facilmente comprensibile; è, se volete, difficile.
Ma è anche vero che tutto ciò che qui si vede ha un significato; tutto è segno; tutto è simbolo; tutto parla; tutto spinge a salire verso una zona ultrasensibile, dove occorre intelligenza per arrivarvi.
Dovrebbe già bastare questa osservazione per lanciare nei vostri spiriti ( dico specialmente a voi, studenti, alunni ed atleti del pensiero! ) un filo di riverenza e di simpatia.
Qui v'è molto da scoprire; qui vi è molto da pensare; e se volete essere intelligenti, dovrete dire a voi stessi che la Chiesa, sia questa costruzione materiale, sia il misterioso edificio spirituale ch'essa è, è un grande invito, un grande stimolo a pensare, a capire, a oltrepassare i limiti dell'esperienza sensibile e scientifica, per spingere la ragione a conquiste superiori, che solo la parola rivelata di Dio, e la fede che vi corrisponde, possono raggiungere.
Il primo grado della coscienza ecclesiale non allontana dunque la mentalità moderna, se questa è caratterizzata dallo sviluppo della intelligenza umana, ma la incontra e la allena verso traguardi ben degni di essa.
Vi sono altri gradi, aperti dalla scena sensibile e spirituale che ci circonda, ai quali possiamo facilmente accedere, solo che vi facciamo attenzione.
Questo, ad esempio: quanto io osservo qui per chi è fatto?
Per chi è presente?
Ciascuno può tranquillamente rispondere: per me.
Sì, ognuno nella Chiesa ( sempre passiamo dal significato sensibile della chiesa - costruzione materiale -, a quello spirituale di Chiesa - società dei credenti ), ognuno nella Chiesa è oggetto di amore.
Chi entra nella Chiesa entra in un'atmosfera di amore.
Nessuno dica: io qui sono forestiero.
Ognuno dica: questa è casa mia.
Sono nella Chiesa? Sono nella carità.
Qui sono amato.
Perché sono atteso, sono accolto, sono rispettato, sono preparato all'incontro, che tutto vale; all'incontro, con Cristo, via, verità, vita.
Per incontrare veramente Cristo occorre la Chiesa.
E se l'attenzione vostra si fa più tesa, udirete forse fare il vostro nome; sì, qui il vostro nome personale, perché la Chiesa è l'ambiente in cui Cristo viene a silenzioso, ma inconfondibile dialogo con i suoi veri seguaci.
La Chiesa è l'ovile di Cristo, dove Egli, il buon Pastore, come dice il Vangelo, fa sentire la sua voce.
La Chiesa è l'auditorio di Cristo.
Ogni fedele qui può avvertire il senso e il valore della propria esistenza; può sentirsi chiamato a dare alla propria vita una missione sua propria, un destino umano e sovrumano insieme.
Qui fermiamo questo semplice discorso, ma non senza rispondere alla domanda che, iniziandolo, vi abbiamo posta.
L'impressione, che dovete riportare da questa udienza, è quella d'essere capitati in un punto prospettico fra i più felici per contemplare il panorama della vita e per incontrare Colui che la illumina tutta, Cristo Signore.
Nel cui santo Nome di cuore, Figli carissimi, vi benediciamo.