25 Aprile 1968
Diletti Figli e Figlie!
La vostra visita Ci riempie di gaudio e di speranza.
Possiamo far Nostre le parole, che servono di titolo alla celebre Costituzione conciliare: Gaudium et spes.
Di gaudio, perché vi vediamo così numerosi: oggi la basilica di San Pietro non basta a contenere i Nostri visitatori, così che siamo obbligati a suddividerli in tre Udienze distinte; questa affluenza è per Noi motivo di gioia; vediamo in essa quasi un riflesso biblico: « Tutti costoro si sono raccolti d'intorno a te, Gerusalemme … i tuoi figli verranno da lontano e le tue figlie sorgeranno da ogni lato.
Allora guarderai, e per l'affluire della gente resterà meravigliato e si allargherà il tuo cuore … » ( Is 60,4-5 ).
E qualche cosa che supera il fenomeno turistico è evidente in questa concentrazione non facile, non comoda, che nulla vi offre, se non la grata consapevolezza d'essere qui, cioè al centro non solo geografico della Chiesa, ma al punto canonico, storico e visibile, spirituale e mistico della sua prodigiosa e commovente unità; qui dove è la tomba dell'Apostolo, che Cristo pose a fondamento della sua misteriosa costruzione, la Chiesa; qui dove è così bello incontrarsi con gente d'ogni paese, e sapersi tutti fratelli, tutti fedeli, tutti uniti dalla medesima fede e dalla medesima carità, cioè tutti cattolici.
E questa scena non è casuale, non è comandata, ma da voi spontaneamente voluta, e non già per dare o vedere spettacolo, ma per pregare, per avere una parola e una benedizione da Noi, che non mai come in questa e altre simili circostanze sentiamo la pochezza della Nostra umana persona e la grandezza della Nostra qualifica di Vicario di Cristo.
Gaudio perciò, gaudio grande Ci procurate; e non mai stanchi di ammirare la visione dei Nostri pellegrini e dei Nostri visitatori, rendiamo grazie al Signore con le parole di Davide: « Il popolo ch'è qui io l'ho visto con grande gioia offrire a Te i suoi doni » ( 1 Par 29, 17 ): i doni della sua fede e della sua pietà.
E col gaudio la speranza: la speranza che codesta presenza valga molte cose per la causa del regno di Dio, cioè quella di Cristo, della sua Chiesa e delle vostre stesse persone.
Vi diremo una parola che deve farvi pensare: abbiamo bisogno di voi!
Siete certo qua venuti per fare atto di fede, per dare alla Chiesa un attestato della vostra filiale adesione, per confermare i vostri propositi di vita cristiana.
Ebbene, di codesti doni spirituali Noi abbiamo bisogno.
Della vostra risvegliata coscienza cattolica, della vostra fedeltà alla santa Chiesa di Dio.
Questo sembra ovvio, e già scontato dalla devozione religiosa e dalla sincerità di sentimenti che qua vi conduce; ed è questa la Nostra speranza a vostro riguardo.
Perché, voi sapete, l'ora storica e spirituale, che la Chiesa sta attraversando, specialmente in alcuni Paesi, non è serena; e ciò è per i Pastori della Chiesa e per Noi motivo di viva apprensione e talora di grande amarezza.
E ciò non solo perché tutto il mondo moderno va staccandosi dal senso di Dio, tutto preso com'è dalla ricchezza delle sue conquiste nel campo scientifico e tecnico; non già che queste esigano « la morte di Dio », come qualcuno ha detto con infelice espressione; esigano cioè una mentalità atea e lontana da ogni religione; tali progressi caratteristici del mondo moderno esigerebbero piuttosto un più alto, più penetrante, più adorante senso di Dio, una religione più pura e più viva, sui fastigi del sapere umano; non solo, diciamo, per questa pratica apostasia religiosa tanto diffusa, ma anche e, per rapporto alla sensibilità di chi ha responsabilità nella Chiesa, specialmente per l'inquietudine che turba alcuni settori dello stesso mondo cattolico.
Non è cosa ignota.
Dopo il Concilio la Chiesa ha goduto, e sta tuttora godendo, d'un grande e magnifico risveglio, che a Noi per primi piace riconoscere e favorire; ma la Chiesa ha anche sofferto e soffre ancora per un turbine di idee e di fatti, che non sono certo secondo lo Spirito buono e non promettono quel rinnovamento vitale, che il Concilio ha promesso e promosso.
Un'idea a doppio effetto si è fatta strada anche in certi ambienti cattolici: l'idea del cambiamento, che ha preso il posto per alcuni dell'idea dell'aggiornamento, presagito da Papa Giovanni di venerata memoria, attribuendo così, contro l'evidenza e contro la giustizia, a quel fedelissimo Pastore della Chiesa criteri non più innovatori, ma talvolta perfino eversivi dell'insegnamento e della disciplina della Chiesa stessa.
Vi sono molte cose che possono essere corrette e modificate nella vita cattolica, molte dottrine che possono essere approfondite, integrate ed esposte in termini meglio comprensibili, molte norme che possono essere semplificate e meglio adattate ai bisogni del nostro tempo; ma due cose specialmente non possono essere messe in discussione: le verità della fede, autorevolmente sancite dalla tradizione e dal magistero ecclesiastico, e le leggi costituzionali della Chiesa, con la conseguente obbedienza al ministero di governo pastorale, che Cristo ha stabilito e che la saggezza della Chiesa ha sviluppato ed esteso nelle varie membra del corpo mistico e visibile della Chiesa medesima, a guida ed a conforto della multiforme compagine del Popolo di Dio.
Perciò: rinnovamento, sì; cambiamento arbitrario, no.
Storia sempre viva e nuova della Chiesa, sì; storicismo dissolvitore dell'impegno dogmatico tradizionale, no;
integrazione teologica secondo gli insegnamenti del Concilio, sì; teologia conforme a libere teorie soggettive, spesso mutuate a fonti avversarie, no;
Chiesa aperta alla carità ecumenica, al dialogo responsabile, e al riconoscimento dei valori cristiani presso i fratelli separati, si; irenismo rinunciatario alle verità della fede, ovvero proclive ad uniformarsi a certi principii negativi, che hanno favorito il distacco di tanti fratelli cristiani dal centro dell'unità della comunione cattolica, no;
libertà religiosa per tutti nell'ambito della società civile, sì, come pure libertà di adesione personale alla religione secondo la scelta meditata della propria coscienza, sì; libertà di coscienza, come criterio di verità religiosa, non suffragata dalla autenticità d'un insegnamento serio e autorizzato, no; e così via.
Il Papa chiede discernimento e fedeltà
Perciò, figli carissimi, la Chiesa ha bisogno oggi del vostro discernimento e della vostra fedeltà.
Ed è questa la speranza, che Ci porta, con grande Nostra consolazione, la vostra visita.
La Chiesa ha bisogno della lucidità di spirito dei suoi figli; ha bisogno della loro amorosa e ferma fedeltà.
Ci portate voi, carissimi, questa chiarezza di idee in ordine al rinnovamento della vita della Chiesa?
Ci portate il grande, il prezioso, il carissimo dono della vostra fedeltà?
Noi lo speriamo paternamente.
E perciò, con l'animo pieno di gaudio e di speranza, tutti di grande cuore vi benediciamo.