16 Luglio 1969
Diletti Figli e Figlie!
Dobbiamo anche noi accompagnare, osservando, pensando, il grande viaggio, che oggi s'inizia, degli astronauti verso la Luna.
Ci ricordiamo delle letture degli anni lontani, tra le quali quelle del libro « Dalla terra alla luna », di Jules Verne.
Ma quello era il regno della fantasia; una fantasia profetica, se volete, ma gratuita, irreale.
Oggi siamo invece nel regno della realtà.
Lasciamo, per ora, ogni considerazione circa il prodigioso strumento e circa gli eroici protagonisti della spedizione ( che meritano di per sé un'altra meditazione ); cerchiamo di guardare la realtà, di cui questo volo transplanetario ci procura il contatto.
E dapprima gli astri, lo spazio e il tempo; cioè, diciamo ora empiricamente, il mondo, l'universo.
Noi moderni siamo così presi da osservazioni e da interessi immediati che siamo soliti a restringere in pratica il nostro orizzonte concettuale entro un raggio minimo e chiuso.
Non pretendiamo affatto di avventurarci in una dissertazione sullo spazio, sul cielo, sul cosmo.
Diciamo soltanto che l'impresa audacissima, imposta oggi all'attenzione di tutti, ci obbliga a guardare in alto, al di là del campo terrestre, a ricordarci dell'immensa e misteriosa realtà, in cui la nostra minima vita si svolge.
Gli antichi guardavano il cielo più di noi, fantasticavano, costruivano miti inconsistenti e teorie fallaci, davano al quadro astronomico una grande importanza effettuale; non conoscevano le leggi fisiche e matematiche della scienza moderna, ma pensavano più di noi all'esistenza dell'universo.
Una lezione d'astronomia da una mente creatrice, da una potenza segreta e superiore …
Cioè: è creato.
Ecco allora una piccola, ma sempre grande lezione di catechismo, la quale illumina la nostra difficile meditazione sul cosmo.
Ascoltate, come una voce profonda che sorga dagli abissi degli spazi e dei secoli: « In principio Iddio creò il cielo e la terra »! ( Gen 1,1 ).
Osservate il panorama del cielo e del mondo; misurate, se potete, la vastità; fatevi un concetto della densità di reale, di vero, di nascosto che vi è contenuta; provate un brivido di meraviglia alla grandezza sconfinata, che abbiamo davanti; affermate la distinzione irriducibile fra Dio Creatore e il mondo creato, e insieme riconoscete, confessate, celebrate l'inscindibile necessità, che unisce la creazione al suo Creatore ( come potrebbe essere un solo istante senza di Lui? ); e ricordate quest'altra stupenda e ripetuta parola della Bibbia, sempre al primo capitolo della Genesi ( vv. 12, 18, 21, 25, 31 ): Dio vide che l'opera sua era buona; perciò era bella, era degna d'essere da noi conosciuta, posseduta, lavorata, goduta …
Questa scoperta nuova del mondo creato è assai importante per la nostra vita spirituale.
Vedere Dio nel mondo, e il mondo in Dio: che cosa v'è di più estasiante?
Non è questo il lume amico e stimolante che deve sorreggere la veglia scientifica dello studioso?
Non è così che fugge il terrore del vuoto, che il tempo smisurato e lo spazio sconfinato producono intorno al microcosmo, che noi siamo?
la nostra insondabile solitudine, cioè il mistero dei nostri destini, non è così colmata da un'ondata di Bontà viva e d'amore?
Non vengono alle nostre labbra le familiari, ma sempre superlative parole, insegnate a noi da Cristo: « Padre nostro, che sei nei cieli »?
Sì, Figli carissimi, vengano alle nostre labbra queste abissali parole, mentre contempliamo la grande impresa dei primi astronauti, che metteranno il piede sul silenzioso e pallido satellite della terra, sfidando inaudite difficoltà, quasi cercando d'onorare l'immensa opera del Creatore; e ripetiamole per loro, per l'umanità, per noi.
Con la Nostra Benedizione Apostolica.