23 Settembre 1970
Noi non faremo quest'oggi il consueto discorso delle Udienze Generali: lo stato delle cose nel Medio Oriente ci sembra così grave e così minaccioso da non consentirci di parlarvi a Cuor tranquillo d'altri temi.
Siamo molto impensieriti di quanto avviene in quella regione.
Noi non abbiamo altre notizie oltre quelle che sono a conoscenza di tutti, ma quelle divulgate in questi giorni sono veramente tristi.
Pensiamo alle migliaia di morti e di feriti, pensiamo agli ostaggi, ancora incerti della loro sorte, pensiamo alle nuove e molte rovine, alle insopportabili sofferenze delle popolazioni.
Ma per di più ci affligge il carattere di guerra civile, che si aggiunge a quello dell'implacabile e lungo conflitto, e ci accresce la pena l'inasprimento degli animi, l'aggravarsi dei pericoli, che possono assumere proporzioni enormi e generare incalcolabili catastrofi.
Non vogliamo drammatizzare: con la pausa che imponiamo al nostro colloquio settimanale vorremmo muovere più efficacemente gli animi alla riflessione e alla preghiera.
Guardiamo con fiducia alle Persone e agli Enti di grande rilievo, che si pronunciano per la tregua e si fanno premure per scongiurare il peggio.
Noi pure li incoraggiamo a fare risolutamente opera di pace.
Ammiriamo quanti si prodigano per portare soccorsi e per richiamare in quei Paesi e nel mondo sensi di umanità e di saggezza.
Quanto a Noi, non perderemo la speranza della pace, avremo tanto più la compassione per ogni umana sofferenza, crederemo ancora nella possibilità d'intesa delle parti in conflitto; aiuteremo, nei limiti a Noi consentiti, ogni tentativo di soluzione ragionevole della crisi; e soprattutto con voi, con la Chiesa, invocheremo la misericordia e l'assistenza di Dio.