22 Settembre 1971
Si svolge in questi giorni a Roma il Congresso Catechistico Internazionale; ne avete certamente udito parlare.
È avvenimento di grande importanza per il tema, ch'esso considera: l'istruzione religiosa, cioè il ministero didattico e pedagogico della Parola di Dio, nella sua espressione primigenia ed elementare, inequivocabile, la trasmissione dell'annuncio della salvezza, quello che gli studiosi moderni, riesumando una parola antica, chiamano il kerygma, la predicazione cioè del regno di Dio, della verità rivelata circa il disegno divino relativo al mistero dei nuovi rapporti fra Dio Padre e l'umanità, mediante Cristo Salvatore nello Spirito illuminante e santificante ( Cfr. Mt 4,23; At 8,5; 1 Cor 1,23; ecc. ).
Si tratta della « catechesi », dell'insegnamento basilare, indispensabile, che precede l'orientamento dell'uomo, la metanoia, la penitenza, per accedere alla fede e alla comunione ecclesiale.
Si tratta dell'iniziazione conoscitiva, obiettiva alla vita cristiana.
Tutti noi sappiamo che la vita cristiana è una maniera di concepire e di condurre la vita secondo la fede ( Rm 1,17; Gal 3,11; Eb 10,38 ); ora la fede ha due principi, uno interiore ed operante, ed è la virtù della fede, l'attitudine a credere, che proviene dallo Spirito Santo e che ci è infusa col battesimo; l'altro esteriore e determinante, costituito dalle verità positive da credere, insegnate a noi dalla Chiesa, col « credo », cioè col « simbolo » ( che vuol dire sintesi, riassunto ) delle verità medesime; ecco il catechismo ( Cfr. S. TH., In IV Sent. 4, 2 a. 2, sol. 3 ad 1 ).
Questo Congresso è perciò assai interessante, perché riguarda un punto fondamentale della vita religiosa, sia nella sua fase docente che discente, l'una e l'altra impegnativa, in forma e misura diverse, per ogni fedele cristiano.
L'avvenimento assume particolare rilievo, perché si compie dopo il Concilio, ad illustrazione d'un documento assai autorevole, destinato a ravvivare e rinnovare l'insegnamento della dottrina cristiana: il Direttorio catechistico generale, pubblicato nell'aprile scorso, preceduto in Italia da un altro analogo documento della Conferenza Episcopale Italiana sul rinnovamento della catechesi ( 2 febbraio 1970 ), degno parimente d'ogni attenzione.
Ma questi accenni non intendono entrare nel tema, che trova nelle trattazioni e nelle discussioni del Congresso amplissimo commento.
Intendono piuttosto condurre la vostra attenzione ad un aspetto del problema catechistico, l'aspetto personale.
La catechesi è un insegnamento che più d'ogni altro esige l'intervento delle persone che vi sono interessate.
Essa esige l'opera viva e diretta di tutta la comunità della Chiesa.
La catechesi si può considerare come una testimonianza della fede; ora, ogni credente è tenuto a dare questa testimonianza, professando la propria fede, con gli atti, con l'esempio, con la parola.
Si dice ormai continuamente che tutti i membri della Chiesa devono essere apostoli, devono essere missionari, cioè per il fatto stesso d'essere partecipi della vita della Chiesa, ne devono essere in qualche modo i promotori, devono essere i « figli della luce » ( Cfr. Mt 5,16; 1 Pt 2,12; Ef 5,8 ).
Il che comporta un dovere fondamentale, quello di conoscere la propria fede, d'essere istruiti circa le verità della religione.
È questa necessità una delle esigenze incombenti e ricorrenti nella storia del cristianesimo.
Da essa è nata la catechesi sistematica, da essa l'apologetica ( ricordiamo la celebre frase di Tertulliano circa la religione cristiana, fatta oggetto di diffidenza e bersaglio di persecuzione, fin dall'inizio del suo confronto con la società pagana: ne ignorata damnetur, non sia condannata per ignoranza ( Cfr. Apologeticum, c. 1 ).
Dall'ignoranza religiosa, quali e quante conseguenze negative derivano!
È questa la trama di un'Enciclica di S. Pio X sul catechismo, Acerbo nimis, del 1905.
Ed è questo l'argomento tuttora valido per il nostro tempo, nel quale la diffusione della cultura, da un lato, la confusione dei sistemi filosofici e ideologici, dall'altro, obbligano oggi più che mai a dare alla propria professione religiosa sia personale che comunitaria, un fondamento culturale più solido che non sia quello della consuetudine e dell'ambiente.
L'istruzione religiosa non si deve fermare alla prima età, all'iniziazione cristiana; deve progredire con la vita, fino all'età adulta ( Cfr. Christus Dominus ), fino all'ultima età, ricordando che, in questo fatto vitale e misterioso della trasmissione della fede non sempre basta la lettura, che ciascuno può fare da sé, e non basta neppure la religiosità privata: occorre in certa misura l'umile ossequio all'ascoltazione sensibile della Parola di Dio.
Questo riferimento all'aspetto personale della catechesi ci invita a rendere omaggio al ministero della Parola di Dio, nei suoi vari gradi.
Diamolo dapprima al ministero del Vescovo.
È questo il suo primo servizio in ordine alla causalità della salvezza; al suo carisma apostolico.
E diamolo nell'esercizio della sua predicazione, scritta ( con le Lettere pastorali ), o parlata, con le Omelie nelle Messe pontificali, o con altre istruzioni: fra queste ultime, quale parola più bella e più sapiente di quella che il Vescovo rivolge, quasi dialogando, a fanciulli neo-comunicandi, o cresimandi, quale catechismo più alto e più vivo? ( Cfr. S. Ambros. De sacramentis, De Mysteriis )
Onore a voi Pastori di anime, a voi Parroci, a voi Insegnanti di religione, che avete coscienza di questo prodigioso ufficio di tradurre in linguaggio vostro il Verbo di Dio e di trasfonderlo in uditori che lo devono non solo ascoltare, ma vivere!
Quanto grande il compito vostro, e quanto importante il dovere di assolverlo degnamente!
Risentiamo l'eco della voce di S. Agostino: Quidquid narras ita narra ut ille cui loqueris audiendo credat, credendo speret, sperando arnet ( De catechizandis rudibus, c. IV, 8; PL 40, 316 ).
Onore a voi promotori dell'insegnamento religioso e della cultura cattolica, che date a codesta fatica il valore della prima carità, quella della verità ( Cfr. Ef 4,15 ), offrendo al pensiero, al costume, alla vita la luce che guida, sostiene, beatifica e salva.
E una parola d'onore meritano quelle Mamme, quei Genitori che si fanno deliziosi maestri dei loro bambini, aprendo le loro labbra alle prime preghiere e le loro menti alle prime nozioni del Dio con noi.
Onore anche a voi Religiosi e Religiose, a voi Laici, che dedicati all'insegnamento catechistico allenate voi stessi alle più preziose virtù cristiane e date alla Chiesa un impagabile contributo di fedeltà e di vitalità.
A voi Catechisti, nelle Parrocchie, e specialmente a voi Catechisti nelle Missioni, Uomini e Donne, veri e primi seminatori della Parola del Signore, ai quali le comunità ecclesiali devono la loro nascente fecondità, e ai quali è affidato un prezioso e spesso insostituibile ministero di supplenza e di promozione per le vostre comunità; a voi la lode, l'incoraggiamento, la riconoscenza dell'intera Chiesa cattolica; e a tutti la Nostra Benedizione.
La quale Benedizione a voi qui presenti, Noi parimente diamo e a quanti hanno a cuore la causa dell'insegnamento religioso: parola di Dio!