17 novembre 1971
La nostra attenzione è ancora rivolta all'inesauribile tema, la Chiesa.
Chiesa, che cosa significa?
La domanda fa ora risalire la sua curiosità al significato etimologico della parola.
Chiesa, nel linguaggio biblico, significa un'assemblea convocata di carattere religioso.
Così fin dall'antico Testamento, Cristo fece proprio questo vocabolo e vi attribuì un senso suo proprio: « la mia Chiesa » ( Mt 16,18 ).
Il nucleo etimologico centrale del termine « Chiesa » che è quello di convocazione, di chiamata, ci aiuta a comprendere il suo valore espressivo, che manifesta un'intenzione, un pensiero, indicativo d'un fatto, qualificativo d'una realtà.
La Chiesa è una vocazione.
Questo senso intimo e originario del nome e dell'essere della Chiesa dice molte cose, istruttive non solo per una esatta teologia della Chiesa, ma altresì per una sua feconda e corretta comprensione spirituale.
La Chiesa suppone una chiamata; facciamo attenzione: una chiamata divina.
Questa osservazione offre subito un canone di ortodossia, che non dovremo mai dimenticare: la voce che convoca l'assemblea, insignita del nome di Chiesa, non è voce umana, se non per via di mistero trasmittente, è voce trascendente, voce che viene dalle profondità divine, e che subito ci dirà che la Chiesa è un mistero; un mistero nel duplice significato della parola, la quale vuol dire verità nascosta, e vuol dire realtà soprannaturale; ci porta così in una sfera, che solo la rivelazione rende accessibile ( Cfr. Col 2,2; Col 1,26; Rm 16,25 ); è il mistero del disegno divino relativo al nuovo rapporto che Dio si degna offrire all'umanità, nell'ambito di Cristo mediatore, in ordine alla salvezza dell'umanità ( Cfr. Ef 1,3-14 ).
La vita e la storia della Chiesa sono vincolate a questa prima interpretazione del suo nome, cioè della sua origine e della sua realtà; ella non è fondazione umana; ella nasce da un'iniziativa divina.
E qui subito profittiamo di questa fondamentale dottrina per cogliere da essa una prima ed esuberante consolazione: l'ortodossia circa la Chiesa, cioè la fedeltà alla chiamata di cui è ministra, alla sua verità, è al tempo stesso esigente, perché non ammette arbitri, equivoci, surrogati, incertezze, ed è beatificante, perché apre la porta all'immenso regno di Dio, alla scoperta della Verità e dell'Amore, alla conversazione con Dio, alla fortuna della vera Vita.
Ma l'attenzione ora si concentra sul fatto che la Chiesa nasce da una vocazione.
Dicevamo, una vocazione divina.
La Parola di Dio che è a noi rivolta.
Il Verbo di Dio, ch'è venuto a parlarci ( Cfr. Eb 1,2 ); il che comporta da parte nostra un'ascoltazione ( Cfr. Eb 2,1-4 ).
La prima generazione cristiana, quella registrata nel nuovo Testamento, ha vivissima coscienza d'essere stata chiamata.
A cominciare dagli Apostoli; il loro gruppo risulta dalla chiamata che a ciascuno di loro rivolse Gesù: « Vieni e seguimi » ( Cfr. Mt 4,19-22; Mt 9,9; Gv 21,19 ); ma non si sono messi insieme da sé gli Apostoli; sono stati scelti da Cristo stesso, che loro dirà: « Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi … » ( Gv 15,16.19; Lc 6,13 ).
E San Paolo userà senza fine questo concetto di vocazione, come costitutivo della Chiesa primitiva ( Cfr. Rm 8,30; Gal 1,6; 1 Ts 2,12; ecc. ); e San Pietro parimente ( Cfr. 1 Pt 1,15; 1 Pt 2,9; 1 Pt 5,10; 2 Pt 1,3 ).
Così che la vocazione segna la traiettoria della Parola invitante di Dio, la quale si libra sul mondo, e ferisce le singole coscienze, quelle che la ricevono sono convocate con altre, egualmente fedeli, e formano subito comunità, la Chiesa, la società dei « chiamati di Gesù Cristo » ( Rm 1,6 ).
Colui che è chiamato non rimane solo, a sé, autonomo, ma è ipso facto inserito come membro in un corpo, il Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa ( Cfr. Col 2,19; Col 3,15; Ef 4,16 ).
Questo aspetto della Chiesa, come assemblea, divinamente pensata e voluta, di esseri umani, chiamati ma comporla in ordine ad un disegno organico e soprannaturale, ci fa scoprire che nella Chiesa gli uomini, i quali hanno la fortuna di appartenervi, trovano in essa il proprio destino, trovano la loro ragion d'essere, trovano un invito che li valorizza ad una missione, li impegna alla coscienza di un dovere e di una speranza, che sovente manca all'uomo rimasto senza la chiamata misteriosa.
L'uomo infatti, da sé, non ha una chiara e sicura consapevolezza della propria ragione di vivere; avviene così che quanto più egli si fa riflessivo tanto più si sente invaso da un dubbio sul perché della propria esistenza, e diventa facilmente vittima dell'aristocratica tentazione dello scetticismo ( a che serve vivere? ), o di quella empirica del pragmatismo ( fare per fare, ma perché? ), o di quella, peggiore, dell'edonismo ( godere la vita, ecco tutto; carpe diem! ); è questo un tormento che cresce col crescere della cultura e del possesso temporale della civiltà: il senso del nonsenso, dell'inutilità della vita.
Ecco che la letteratura ha assai spesso uno sbocco pessimista; ecco perché la disperazione sembra il traguardo obbligato dell'uomo: « nessuno ci ha chiamati ».
Ricordate la parabola evangelica dei disoccupati, che sono poi reclutati per lavorare nella vigna del « padre di famiglia »? ( Mt 20 )
La Chiesa invece è il risultato del reclutamento ad un lavoro adeguato ed entusiasmante, che dà scopo e merito alla vita: il « regno dei cieli ».
E la Chiesa è per ciò stesso la matrice delle vocazioni, l'ufficio di reclutamento, potremmo dire, per gli uomini in cerca d'uno scopo per cui valga la pena di vivere, di cercare, di amare, di operare, di soffrire, di morire.
Nessuno nella Chiesa è ozioso, nessuno è inutile, nessuno è disoccupato, nessuno senza la sua vocazione; nessuno ha davanti a sé un vuoto di ideali, una vanità di fatica; nessuno è sperduto, nessuno è disperato.
E avviene che spesso le esistenze più misere diventano mediante la vocazione cristiana le più degne e le più preziose: i piccoli, i poveri, i sofferenti.
La Chiesa offre a ciascuno un « qualche cosa da fare », che conferisce senso, valore, dignità, speranza all'umana esistenza.
Ciascuno è chiamato, ciascuno è valorizzato anche per la vita presente, se questa lo è per quella futura.
Quale ricchezza di ideali e di energie è così profusa nel mondo!
Noi dunque, che cerchiamo di vedere l'aspetto positivo della Chiesa, quel suo volto illuminato dal sole divino, dobbiamo dare grande importanza al fatto ch'ella rappresenta per Noi la grande chiamata, l'invito autentico al regno di Dio:
è lei, la Chiesa, che trasmette a noi la Parola di Dio, ella la custodisce, la insegna, la interpreta, sempre con gelosa obiettività;
è lei che stimola ad ascoltare e approfondire la Parola di Dio, che per tutti deve suonare vocazione alla sequela di Cristo, e che per alcuni diventa carisma, cioè quel dono dello Spirito che reclama in risposta il dono dell'uditore stesso; ed
è lei che decide di questa vocazione intima e psicologica, se possa trarne un ministero, o un'oblazione per la propria edificazione comunitaria.
Se ne parla assai oggi; e si nota che le vocazioni, sia quelle comuni ad una semplice integrità cosciente ed operante di vita cristiana, sia quelle speciali al sacerdozio o allo stato religioso, sono in diminuzione; sì, l'orecchio dell'uomo moderno è assordato dal fragore del progresso esteriore, o incantato dalla magia della nostra loquace cultura; non sente, non ascolta la voce arcana di Cristo.
E se qualche cosa questo orecchio profano percepisce dell'eco evangelico, spesso da sé la vuole interpretare; cioè più vi ascolta se stesso, che non l'autentico richiamo dello Spirito; così, quante ricchezze sciupate, quanti destini umani, anche nell'ambito del fatto religioso, non giungono a maturazione!
Fra i più gravi avvenimenti della storia rimane doloroso e tremendo quello presagito da Cristo in lacrime, sotto le mura di Gerusalemme, rimasta sorda alla sua chiamata profetica e cieca davanti alla sua venuta messianica: « Oh! se tu conoscessi, e proprio in questo tuo giorno, ciò che giova alla tua pace!
Invece ora queste cose sono rimaste nascoste ai tuoi occhi … » ( Lc 19,42 ).
Ma la Chiesa, l'umanità chiamata da Cristo, è ancora qui e continua la sua missione; e a sua volta, nel nome di Cristo, chiama con lo stesso dolce e fatidico invito: vieni!
Così possiamo noi intenderlo, e capire dove esso conduce.
Con la Nostra Apostolica Benedizione.