24 Novembre 1971
Che ne dite Voi della Chiesa?
È questa la domanda che si è nuovamente proposta alla nostra generazione.
Il processo storico, che ha non solo distinto, ma separato nella nostra civiltà, così detta occidentale, la società religiosa dalla società civile, ha avvertito il bisogno di classificare in qualche modo la Chiesa fuori dell'ambito dello Stato, che ha rivendicato a sé ogni prerogativa della convivenza umana: qual è la figura, qual è la funzione, qual è la ragione d'essere della Chiesa nel mondo moderno, secolarizzato, a sé sufficiente, agnostico rispetto alle varie espressioni della religione.
Si è perciò ripetuto, in un'analogia storica, che potremo riscontrare ricorrente nei vari secoli e nei vari luoghi, l'episodio evangelico, pieno di decisivo significato, avvenuto a Cesarea di Filippo, quando Gesù stesso, con una consultazione che ha del socratico, domandò ai suoi discepoli, primo, quale fosse l'opinione della gente sopra di Lui; poi, quale fosse la loro opinione fra tanta disparità di giudizi a suo riguardo: « E voi chi dite che Io sia? » ( Mt 16,13 ).
Così oggi a riguardo della Chiesa, che noi sappiamo essere il Corpo mistico di Cristo medesimo, l'interrogazione si ripete; ed è stato il recente Concilio, preceduto da grandi insegnamenti e studi teologici, a sollevare la questione in maniera piena e radicale: la Chiesa, insomma, che cosa è?
Un fenomeno religioso, come tanti altri nella vita dell'umanità, destinati ad essere vanificati dal progresso scientifico?
Una tradizione spirituale, una fede popolare sopravvissuta nell'età nostra per la ricchezza della sua eredità culturale ed artistica?
Un'entità sociale ingombrante e pretenziosa, ormai superata, che può dare, al più, qualche stimolo all'applicazione orizzontale, cioè umanistica, di qualche preziosa massima evangelica?
Voi avete certamente sentito parlare di queste discussioni del nostro tempo, e, fedeli come siete, avete avvertito come queste diverse concezioni della Chiesa tendono, in fondo, a decretarne la fine, o a contestarne l'esistenza quale ancora appare ai nostri giorni; e come nessuna delle varie definizioni scientifiche o empiriche, che coloro i quali sono fuori della Chiesa, col pensiero almeno, tentano di attribuirle, penetra nella sua vera realtà, nel suo mistero.
Per conoscere davvero la Chiesa, bisogna essere dentro di lei, non fuori; bisogna partecipare alla sua vita; bisogna avere la fortuna di essere iniziati alla sua soprannaturale esperienza; alla fine, occorre la fede.
Se non che nell'interno stesso della Chiesa è sorta oggi una controversia, non senza precedenti storici, della quale anche l'opinione pubblica è ora interessata; essa partendo dalla pretesa di riportare la Chiesa alle sue originarie espressioni ovvero ai suoi autentici valori spirituali, vede in lei due principi costitutivi: la struttura e lo Spirito; potremmo dire: il corpo umano organico e l'animazione divina della Chiesa.
E fino qui non avremmo obiezioni da fare.
Le difficoltà sorgono quando si accusa la prima, cioè la struttura, come abusiva, come deforme, come precaria, come nociva; in altri termini, come ormai inutile, ovvero così bisognosa e suscettibile di cambiamenti da ritenere giustificata ogni critica a suo riguardo, e fondata ogni ipotesi in un suo dissolvimento, o in un suo radicale cambiamento.
La struttura sarebbe una derivazione illegittima, o almeno non necessaria, dalla formula autentica della Chiesa apostolica; sarebbe autoritaria, giuridica, formalista, inquinata da tendenze al potere, alla ricchezza, alla immobilità tradizionale, e destinata a separarsi dal mondo, antievangelica insomma e antistorica.
Mentre lo Spirito è carismatico, è profetico, è libero e liberatore.
Noi certo non abbiamo che da dirci felici della preminenza riconosciuta, in questo quadro sommario, allo Spirito Santo, che mediante la sua grazia fa vivere, illumina, guida, santifica la Chiesa.
Fra tanta ottusità materialistica oggi dominante, che aliena gli animi dalle realtà spirituali, questo interesse prioritario dato ai carismi dello Spirito è degno di favorevole considerazione: la Chiesa, vista sotto questo aspetto, assurge a fatto religioso per eccellenza, personale, interiore, libero e felice soggettivamente, e nello stesso tempo a fatto risultante da obiettiva, trascendente e misteriosa comunicazione con lo Spirito divino, vero e vivificante.
Ma questo fatto stesso, se non si vuole confonderlo con la patologia religiosa, con la superstizione, col soggettivismo spirituale o con l'eccitazione collettiva, deve essere ricondotto nell'ambito della comunità della fede, dalla quale deriva e alla quale deve servire in edificazione; non può prescindere dal disegno divino, che destina alla Chiesa, alla comunità organica dei credenti il dono polivalente dello Spirito, e che ne realizza l'ordinaria effusione mediante un complesso e qualificato ministero ( Cfr. 1 Cor 4,1; 1 Cor 12,1.14ss; 1 Pt 4,10ss ).
Cioè non si può isolare l'economia dello Spirito, anche se Questo, come disse il Signore ( Gv 3,8 ), soffia dove vuole, dalle così dette strutture, sia ministeriali, sia sacramentali, istituite da Cristo, germinate con vitale coerenza, come pianta dal seme, dalla sua Parola.
Uno dei problemi più vivacemente discussi ai nostri giorni è proprio quello che cerca di individuare il rapporto giusto fra la struttura visibile, umana, sacramentale della Chiesa, ed il mistero dello Spirito, di cui ella è segno e strumento, e da cui noi deriviamo la nostra vita cristiana.
Si vedrà come questo rapporto si riferisca al disegno dell'incarnazione e della Redenzione, come esso conferisca un carattere sacro ad ogni cristiano, il suo sacerdozio regale, a tutti comune, e come metta in essere un sacerdozio ministeriale, che rende organica, unitaria, inconfondibile la comunità del Popolo di Dio; sacerdozio che rifulge d'una incomparabile dignità cristiforme ( il celebre dialogo di S. Giovanni Crisostomo sul Sacerdozio ne illustra specialmente questo aspetto sublime e tremendo );
sacerdozio dotato di potestà pastorali e trascendenti di magistero ( Cfr. Lc 10,16; Gv 15,26-27; Gv 16,13; Mt 28,19; ecc. ),
di santificazione ( Cfr. 1 Cor 11,24; Gv 20,23 ),
di guida e di governo ( Cfr. Mt 16,18; Gv 21,15; 1 Pt 5,2; ecc. ); e
talmente rivolto alla carità da doversi chiamare servizio ( Mt 20,28 ),
un servizio autorevole ( 1 Cor 4,21; 1 Pt 4,11 ),
a così generoso, così umano, così paterno e fraterno da conformarsi a quello di Cristo, il buon Pastore per eccellenza, che sacrifica per il suo gregge la vita ( Gv 10,11 ).
Buon per noi che questo studio circa il rapporto fra strutture della Chiesa e lo Spirito di Cristo è stato trattato a profondo livello di studio da pensosi e fedeli teologi, dalla nostra Commissione Teologica, specialmente; e poi, per quanto riguarda il Sacerdozio in modo particolare, è stato illustrato ad alto livello da documenti dell'Episcopato e del Concilio intero, e da ultimo dal Sinodo dei Vescovi in una sintesi, che sarà tra poco pubblicata e che Noi confidiamo sarà d'edificazione a tutta la Chiesa, ai Nostri venerati e carissimi Sacerdoti per primi.
Una volta di più, e Dio voglia a comune conforto, noi vedremo che cosa è questa nostra Chiesa in fieri, cioè pellegrina verso quella dove la gerarchia della santità tutta e sola la domina; ella è la manifestazione congiunta nella testimonianza a Cristo dell'apostolo umano, nelle sue strutture gerarchizzate su tutta la scala del Popolo di Dio, e dello Spirito di Pentecoste, epifania cioè del Corpo mistico, apostolicamente strutturato e spiritualmente animato ( Cfr. Y. Congar, Esquisse du Mistère de l'Eglise, p, 129, ss. ).
Ancora una volta, Figli carissimi, procuriamo di capire e di amare la Chiesa.
Con la Nostra Apostolica Benedizione.