31 Maggio 1972
Celebreremo domani la festa del « Corpus Domini », cioè dell'Eucaristia, la cui istituzione già la Chiesa ha commemorato nel Giovedì Santo, rievocando e rinnovando sacramentalmente l'ultima Cena del Signore, così strettamente inserita nel dramma della Passione da non concedere alla coscienza dei singoli fedeli e della loro comunità il tempo di sostare in particolare riflessione sul mistero compiuto e reso perenne della permanenza reale di Gesù nella Chiesa stessa, e del rinnovarsi e moltiplicarsi del sacrificio di Cristo, in modo incruento, nel rito eucaristico.
La festa del « Corpus Domini » è perciò un ripensamento di quel fatto e di quel mistero.
Nacque come devozione di anime fervorose nel secolo XIII, nelle Fiandre, e liturgicamente nella Chiesa universale dopo il miracolo di Bolsena, per merito di Papa Urbano IV, con la famosa Bolla Transiturus del 1264, di cui, anni or sono, celebrammo il settimo centenario.
La centralità teologica del mistero eucaristico, e cioè la presenza sacramentale di Cristo vivo e vero fra noi e la sua effettiva rappresentazione sacrificale, meritava questa riflessa festività, mentre l'economia della sua indefinita possibilità di moltiplicarsi dovunque tale qualificata memoria fosse celebrata esigeva una difesa, un'apologia, una apoteosi del Cristo immolato e presente quale alimento di salvezza e di vita per ciascuno e per tutti i suoi fedeli seguaci.
Questo vi vogliamo dire, e tanto ora basti per questo accenno alla festa del « Corpus Domini »: l'Eucaristia è per noi pellegrini sulla terra destinati al cielo il punto focale, accecante e illuminante, di tutto l'ordinamento reale della nostra religione cristiana, ch'è presenza dell'Emanuele, cioè del Dio con noi, che è redenzione cioè d'una vittima divina per noi, e ch'è insomma un disegno di comunione divina in noi.
Più è denso, più è insolito, più è miracoloso il mistero eucaristico al nostro pensiero profano ( ricordate la discussione di Cafarnao: « questo linguaggio è duro, e chi mai può ascoltarlo? » ( Gv 6,61 ) e più si rende chiaro, logico, persuasivo, beatificante all'uomo che crede e che ama Gesù Cristo.
L'Eucaristia: qui è Lui.
Dovremmo, Figli carissimi, approfondire il mistero dell'Eucaristia, proprio in ordine alle condizioni interne ed esterne della Chiesa ai nostri giorni: circa la presenza di Cristo sotto le specie del pane e del vino, e perciò circa quella sua realtà viva e vera che la teologia cattolica chiama « transustanziazione »; circa il significato non solo di cena, ma anche di vero sacrificio, ch'è l'immolazione incruenta della carne e del sangue di Cristo, raffigurata nell'oblazione del pane e del vino ( Cfr. M. De La Taille, Mysterium Fidei, p. 457: « l'Eucaristia non è sacramento, se non in quanto è sacrificio » );
circa la necessità d'un divino potere ministeriale, cioè sacerdotale per operare un così prodigioso mistero; circa l'esigenza d'avere l'anima purificata da ogni grave peccato prima di accedere alla mensa eucaristica ( Cfr. Mt 22,12; 1 Cor 11,28-29 ); circa la comprensione della carità e dell'unità, come effetto specifico dell'Eucaristia, cioè come sacramento ecclesiale per eccellenza ( sempre devono risuonare nei nostri spiriti le celebri esclamazioni di S. Agostino: O sacramentum pietatis! o signum unitatis! o vinculum caritatis! ( S . Aug. In Io. tract. 26,13 ); e sempre dobbiamo ricordare come S. Tommaso veda l'effetto proprio, la grazia, la res dell'Eucaristia nell'« unità del corpo mistico, senza la quale non vi può essere salvezza; a nessuno infatti è aperto l'ingresso della salvezza, fuori della Chiesa » ( S. TH. III, 73, 3 ).
Sarà bene inoltre rivendicare, contro certe negazioni qua e là circolanti, la permanenza della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche anche oltre la celebrazione della Messa, durante la quale esse furono consacrate.
Cristo rimane; ed allora si giustifica, anzi si esige un culto specialissimo dell'Eucaristia anche fuori della Messa, come la fede e la pietà della Chiesa ha sempre professato e come nei tempi a noi più vicini ella ha promosso e sempre con maggiore riverenza e solennità celebrato ( Cfr. F. W. Faber, The blessed Sacrament; si veda specialmente Eucharisticum Mysterium, in AAS 1967, p. 539 ss. ).
Così che il culto del Tabernacolo, l'adorazione privata e pubblica del SS. Sacramento, la processione, o il culto solenne fuori del tempio, in occasione della festa del « Corpus Domini » ( noi la celebreremo domani, a Dio piacendo, alla Parrocchia del SS.mo Sacramento, a Centocelle ), i Congressi Eucaristici hanno la loro ragione d'essere secondo la fede, la teologia, la liturgia, la pietà individuale o collettiva.
Diamo, Figli e Fratelli, somma importanza all'Eucaristia, nella S. Messa specialmente, cuore della nostra religione e nella comunione con Cristo, Pane della vita, ch'essa ci offre, e avremo dato alla nostra fede l'espressione più alta, alla Chiesa la sua genuina vitalità, alle nostre anime la scuola e l'alimento della nostra santificazione, al mondo stesso il faro della sua unità e della sua pace ( Cfr. Vonier, La chiave della dottrina eucaristica, p. 247 ss. ).
Esortazione vivissima, voto cordialissimo!
Con la nostra Apostolica Benedizione.