21 Febbraio 1973
Quando noi andiamo cercando le tracce della religione, e più propriamente quelle della fede, della nostra fede cattolica nel mondo moderno, siamo spesso impressionati dagli aspetti negativi che la nostra osservazione ci segnala:
vediamo diminuire, e in certi quadri sociologici spegnersi perfino il senso religioso,
oscurarsi la concezione fondamentale dell'essere e della vita in riferimento necessario a Dio,
tacere la preghiera, sostituirsi al culto e all'amore di Cristo e di Dio l'indifferenza, la profanità, l'ostilità perfino, talvolta ufficiale, operante e feroce alla religione,
quella pseudo-sicurezza che ci può offrire l'esperienza sensibile e materiale,
quei surrogati alla vera spiritualità di cui la critica, il dubbio, l'autocoscienza riempiono la mente dell'uomo presuntuoso d'una propria cultura ( Cfr. J. Danièlou, La culture trahie par les siens, Epi 1972 ).
Le statistiche parlano chiaro: la religione regredisce.
Può essere vero, e purtroppo spesso lo è.
Ma commettiamo, limitando la nostra osservazione al livello puramente sociologico, un errore di metodo; cioè dimentichiamo di considerare la realtà oggettiva della religione, di quella autentica almeno; la quale realtà è composita, è bilaterale, consta cioè non solo dell'uomo, ma altresì ed in primo luogo di Dio, il Quale non è assente, non è inerte nel fatto religioso.
Dio, nel disegno della rivelazione e della fede, ha la parte principale e l'iniziativa, mentre l'uomo ha certamente una parte necessaria e non puramente passiva ma, a bene osservare, piuttosto dispositiva e cooperante.
Il vero rapporto religioso consiste nel dono che Dio, da un lato, fa di Se stesso, in qualche forma e misura limitate, s'intende, non foss'altro dal suo proprio mistero e dall'esigenza d'una fede da parte nostra ( Cfr. 1 Cor 13,12 ); e consiste d'altro lato dall'accettazione dell'uomo.
Dio cerca noi, possiamo dire, ancor più che noi cerchiamo Dio; perché Dio è amore, ed è Lui che ha la prima iniziativa; Egli ci amò per primo ( 1 Gv 4,19; Rm 11,35-36 ).
Questa realistica visione del mondo religioso è fonte di gratitudine e di tenerezza per i fedeli che respirano l'atmosfera della casa di Dio, e può essere fonte di sorpresa per chi considera la religione sotto il solo aspetto umano, storico e terreno.
Ricordiamo il dialogo notturno di Gesù con Nicodemo: « … bisogna rinascere dall'alto. Lo Spirito soffia dove vuole » ( Gv 3,7-8 ).
Ecco allora una domanda, che può avere risposta da fatti che sfuggono all'analisi positivista.
La religione può nascere da processi spirituali che esulano dai calcoli puramente scientifici.
È un miracolo, sì; ma è, in un certo senso, normale, perché rientra nell'economia del regno di Dio.
L'incontro con Dio può avvenire al di fuori d'ogni nostro preventivo; l'agiografia ce ne offre esempi mirabili, e le cronache del nostro tempo ne registrano alcune clamorose ( Cfr. ad es. A. Frossard, Dieu existe, je l'ai rencontré, Fayard 1969 ), e innumerevoli altre silenziose.
Siamo nella sfera carismatica, di cui oggi tanto si parla: lo Spirito soffia dove vuole.
Non saremo certo noi a spegnerlo, ricordando le parole di S. Paolo: « Non vogliate spegnere lo Spirito » ( 1 Ts 5,19 ).
Solo dovremo insieme ricordare le altre seguenti dello stesso Apostolo: «Tutto esaminate; ritenete ciò che è bene » ( 1 Ts 5,21 ); la celebre « discrezione degli spiriti » s'impone in un campo dove l'illusione può essere facilissima.
Ma resta il fatto che il prodigioso incontro con Dio può prodursi a dispetto dell'attitudine refrattaria alla religione del mondo moderno.
Ne vediamo dei sintomi strani ed anche consolanti in diversi Paesi.
E ritorna il pensiero cruciale: non ha più la nostra religione una virtù sua propria di attestarsi, di conservarsi, di rinnovarsi per via tradizionale e ordinaria?
lo Spirito soffierebbe soltanto al di fuori dell'ambito consueto delle strutture canoniche?
la Chiesa dello Spirito sarebbe uscita dalla Chiesa istituzionale?
soltanto nei così detti gruppi spontanei ritroveremo i carismi della spiritualità cristiana autentica, primitiva, pentecostale?
Noi non vogliamo ora aprire la discussione sopra questo tema, ch'è pur meritevole d'essere esaminato con molto rispetto.
Vogliamo invece affermare due cose.
La struttura ordinaria e istituzionale della Chiesa è sempre la via maestra, attraverso la quale lo Spirito arriva a noi ( Cfr. 1 Cor 4,1; 2 Cor 6,4 ).
Anche oggi. E più che mai.
Solo bisogna che l'idea di Chiesa, il sensus Ecclesiae sia in noi ristabilito, rettificato, approfondito.
Chi altera la concezione della Chiesa con l'intento di rinnovare la religione nella società moderna guasta per ciò stesso il canale dello Spirito stabilito da Cristo, compromette la religione del popolo ( Cfr. J. A. Jungmann, Tradition liturgique et problèmes actuels de pastorale, pp. 271 ss. Mappus 1962 ).
Il nostro tempo, a questo riguardo, ha avuto la grazia di vedere sgorgare dalla Tradizione della Chiesa mediante il Concilio due elementi di primissima importanza per la rifioritura della religione ai nostri giorni: la dottrina conciliare della Chiesa e la riforma liturgica.
Ricordiamolo bene, ricordiamo tutti, con la nostra Benedizione Apostolica.