9 Maggio 1973
Vogliamo oggi dare a voi una notizia, che crediamo importante per la vita spirituale della Chiesa; ed è questa.
Dopo aver pregato e pensato, noi abbiamo deliberato di celebrare nel prossimo 1975 l'Anno Santo, secondo la scadenza venticinquennale fissata dal nostro predecessore Paolo II, con la Bolla pontificia Ineffabilis Providentia del 17 aprile 1470.
L'Anno Santo, che si chiama, nel linguaggio canonico, Giubileo, consisteva nella tradizione biblica dell'Antico Testamento in un anno di vita pubblica speciale, con l'astensione dal lavoro normale, col ripristino della distribuzione originaria della proprietà terriera e con la remissione dei debiti in corso e la liberazione degli schiavi ebrei ( Cfr. Lv 25,8ss ).
Nella storia della Chiesa, come si sa, il Giubileo fu istituito da Bonifacio VIII, ma con scopi, puramente spirituali, nel 1300; e consisteva in un pellegrinaggio penitenziale alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo; vi partecipò anche Dante, che ne descrive la moltitudine circolante in Roma ( Cfr. Inf. XVIII, 28-33 ); poi, al Giubileo del 1500, si aggiunse l'apertura delle Porte Sante delle basiliche da visitare, non solo per facilitarvi l'afflusso dei penitenti, ma anche per simboleggiare il più facile accesso alla misericordia divina con l'acquisto dell'indulgenza giubilare.
Ci siamo domandati se una simile tradizione meriti d'essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati, e tanto condizionato, da un lato, dallo stile religioso impresso dal recente Concilio alla vita ecclesiale, e, dall'altro, dal disinteresse pratico di tanta parte del mondo moderno verso espressioni rituali d'altri secoli; e ci siamo subito convinti che la celebrazione dell'Anno Santo, non solo può innestarsi nella coerente linea spirituale del Concilio stesso, alla quale preme a noi di dare fedele svolgimento, ma può benissimo corrispondere e contribuire altresì allo sforzo indefesso e amoroso che la Chiesa rivolge ai bisogni morali della nostra età, all'interpretazione delle sue profonde aspirazioni, ed anche alla onesta condiscendenza verso certe forme delle sue espressioni esteriori preferite.
È necessario a questo molteplice scopo mettere in evidenza la concezione essenziale dell'Anno Santo, ch'è il rinnovamento interiore dell'uomo:
dell'uomo che pensa, e pensando ha smarrito la certezza nella Verità;
dell'uomo che lavora, e lavorando ha avvertito d'essersi tanto estroflesso da non possedere più abbastanza il proprio personale colloquio;
dell'uomo che gode e si diverte e tanto fruisce dei mezzi eccitanti una sua gaudente esperienza da sentirsene presto annoiato e deluso.
Bisogna rifare l'uomo dal di dentro.
È ciò che il Vangelo chiama conversione, chiama penitenza, chiama metànoia.
È il processo di autorinascita, semplice come un atto di lucida e coraggiosa coscienza, e complesso come un lungo tirocinio pedagogico riformatore.
È un momento di grazia, che di solito non si ottiene se non a capo chino.
E noi pensiamo di non errare scoprendo nell'uomo d'oggi una profonda insoddisfazione,
una sazietà unita ad un'insufficienza,
una infelicità esasperata dalle false ricette di felicità dalle quali è intossicato,
uno stupore di non saper godere dei mille godimenti che la civiltà gli offre in abbondanza.
Cioè egli ha bisogno di un rinnovamento interiore, quale il Concilio ha auspicato.
Ora, a questo rinnovamento personale, interiore, e quindi, sotto certi aspetti, anche esteriore, tende precisamente l'Anno Santo, questa terapia, facile e straordinaria insieme, che dovrebbe portare il benessere spirituale ad ogni coscienza, e di riflesso, in qualche misura almeno, alla mentalità sociale.
Questa l'idea generale del prossimo Anno Santo, polarizzata in un'altra idea centrale particolare e rivolta alla pratica: la riconciliazione.
Il termine « riconciliazione » richiama il concetto opposto di rottura.
Quale rottura dovremmo aggiustare per raggiungere quella riconciliazione, ch'è condizione dell'auspicato rinnovamento giubilare?
Quale rottura?
Ma non basta forse porre questa parola programmatica di riconciliazione per accorgerci che la nostra vita è turbata da troppe rotture, da troppe disarmonie, da troppi disordini per poter godere dei doni della vita personale e collettiva secondo la loro ideale finalità?
Abbiamo innanzi tutto bisogno di ristabilire rapporti autentici, vitali e felici con Dio, d'essere riconciliati, nell'umiltà e nell'amore, con Lui, affinché da questa prima, costituzionale armonia tutto il mondo della nostra esperienza esprima una esigenza ed acquisti una virtù di riconciliazione, nella carità e nella giustizia con gli uomini, ai quali subito riconosciamo il titolo innovatore di fratelli.
Eccetera: la riconciliazione si svolge su altri piani vastissimi e realissimi: la stessa comunità ecclesiale, la società, la politica, l'ecumenismo, la pace …
L'Anno Santo, se Dio ci concederà di celebrarlo, avrà molte cose da spiegarci al riguardo.
Limitiamoci ora ad anticipare un rilievo importante circa la struttura del prossimo Anno Santo, il quale, secondo la secolare consuetudine, ha in Roma il suo punto focale e l'avrà ancora, ma con questa novità.
Le condizioni prescritte per acquistare particolari frutti spirituali saranno questa volta anticipate e accordate alle Chiese locali, affinché tutta la Chiesa sparsa sulla terra possa incominciare subito a godere di questa grande occasione di rinnovamento e di riconciliazione, e meglio prepararne così il momento culminante e conclusivo che si celebrerà a Roma nell'anno 1975, il quale conferirà al classico pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli, per coloro che lo possono e lo vogliono compiere, il suo consueto significato.
E questo importante e salutare movimento spirituale e penitenziale, che interessa tutta la Chiesa e che sarà accompagnato dalla elargizione di speciali indulgenze, avrà inizio nella prossima festa di Pentecoste, 10 giugno.
Nei precedenti Anni Santi l'estensione di essi avveniva dopo le celebrazioni romane; ora invece le precederà.
Ognuno può comprendere come in questa innovazione vi sia anche un'intenzione di onorare con più evidente ed efficace comunione le Chiese locali, membra vive dell'unica ed universale Chiesa di Cristo.
Basti così, per ora.
Ma, a Dio piacendo, avremo in proposito molte altre cose da dire.
Sia con voi tutti la nostra Apostolica Benedizione.