21 Aprile 1976
Noi abbiamo celebrato la Pasqua.
Noi abbiamo con ciò stesso celebrato la nostra vitale riconciliazione con Dio, avvenuta con il nostro battesimo.
Dobbiamo sempre ricordare il rapporto fra la morte e la risurrezione di Cristo, cioè la Pasqua del Signore, e l'efficacia del battesimo, la quale deriva appunto dall'avvenimento centrale della Redenzione operata da nostro Signore.
Noi siamo diventati cristiani, quando siamo stati incorporati a Cristo, per noi morto e per noi risuscitato.
Ricordiamo fra i molti testi scritturali, che ci erudiscono sulla relazione esistente fra Cristo e noi, fra la sua passione e risurrezione e la nostra rigenerazione alla vita nuova e soprannaturale, almeno questi due, che San Paolo ribadisce come cardini della nuova religione, la nostra religione, cattolica e, durante il tempo, definitiva: « Gesù Cristo … è stato messo a morte per i nostri peccati ( ecco il senso, il valore sacrificale della croce ), ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione » ( ecco la nostra salvezza ).
Gesù e l'umanità sono da considerare intenzionalmente vincolati insieme negli avvenimenti che conclusero la vita temporale e simile alla nostra del Signore: Egli è morto ed è risorto per noi.
E come questo scopo salvifico di Cristo morto e risorto si compie nella nostra vita?
si compie in modo singolo, secondo il disegno normale stabilito da Dio, in una forma prodigiosa, sacramentale, che riflette in ciascuno di noi in maniera simbolica, ma con mistica efficacia di effetto,
la morte di Cristo, operata in noi come morte all'uomo vecchio, all'uomo diseredato del contatto vitale e soprannaturale con Dio,
e la risurrezione di Cristo medesimo, mediante una rigenerazione ad una vita novella, inserita in quella di Gesù risorto, e partecipe perciò della adozione del Padre celeste, e animata dal soffio misterioso dello Spirito Santo ( Cfr. F. Prat, La Théologie de St Paul; ID., Lumière et Vie, « Le Baptême » , 26 e 27, 1956; S. Thomae Summa Theologiae, I-IIæ, 106; III, 66 ).
Una domanda: per conseguire una tale rinascita, destinata per sé ad avere una portata eterna, oltre il tempo del nostro soggiorno terreno, quale condizione si richiede?
una duplice condizione:
la conversione, cioè l'orientamento morale proprio della vita umana, quello morale;
e la fede.
Lo sappiamo.
Allora per noi battezzati sorge un modo di concepire la vita, che potremmo chiamare il « dopo battesimo », e che rifletta nel pensiero, nei sentimenti, nella condotta una mentalità coerente con l'avvenimento straordinario della nostra rinascita cristiana, mediante il battesimo.
Cioè dovremmo verificare se la nostra concezione della vita sia conforme alla grazia conferitaci con quel sacramento rigeneratore alla fede ch'esso reclama e all'impegno morale ch'esso comporta.
Da notare la facilità, invalsa nella nostra società che pur cristiana si chiama, di vanificare praticamente ed anche idealmente l'importanza d'un tale sacramento, che pur troppo non sempre distingue lo stile esistenziale d'un cristiano da quello di chi cristiano non è.
Grave, gravissima cosa, sia per l'uomo singolo, che praticamente abdica alla sua vocazione straordinaria, e sia per una società nella quale il costume caratteristico cristiano è diluito e sommerso da un costume, forse fortunatamente ancora improntato a principii cristiani, ma non più, o non sempre cosciente del generoso impegno che lo dovrebbe fare realmente umano e sovrumano per giunta.
Limitiamoci ora a raccomandare la buona accoglienza che il cristiano di oggi, adulto come si suole definirlo, deve fare alla letteratura biblico-teologica sul battesimo, ed anche a quella più semplice ma tanto provvida e sapiente, destinata all'informazione pastorale: noi lodiamo e incoraggiamo quanti autori, pastori, maestri e catechisti danno origine e diffusione a questa letteratura, che affonda le sue radici in una ricchissima tradizione patristica, scolastica e spirituale.
Per metterci un istante a livello dell'uomo moderno, che battezzato o no, non si dimostra in sintonia con l'intelligenza della fede battesimale, noi lo esorteremo a compiere un duplice superamento:
quello dell'autosufficienza, in cui egli, l'uomo moderno, spesso si compiace e s'illude di poter qualificare come superata una mentalità religiosa, ritualizzata per di più, quale la santa Chiesa non cessa di predicare come necessaria e sublime, per dirsi ormai emancipato dalla fede cristiana e per professarsi pago della propria fede nella scienza, nella ragione, quasi che proprio dalla scienza e dalla ragione non sorgesse una implorazione insopprimibile alla sfera religiosa e alla certezza cristiana.
E l'altro superamento è quello dell'insufficienza della nostra effettiva possibilità a varcare la penombra del dubbio, o la confusione del sincretismo:
lo scetticismo, cioè, coperto da tanti nomi ed atteggiamenti, che ne celano, anche se rispettabili e gravi, il vuoto e la disperazione, che supplisce allora di fatto l'aberrante sofferenza di chi lo professa.
Umilmente, fervorosamente, noi cercheremo di ripensare alla fortuna del nostro battesimo nella gioia e nella fedeltà.
Con la nostra Apostolica Benedizione.