1 Giugno 1977
Noi abbiamo celebrato la grande festa di Pentecoste.
Perché grande?
San Giovanni Crisostomo la definisce la « metropoli delle feste » ( S. Ioannis Chrysostomi: PG 50, 463 ).
Grande perché inaugura la religione nuova, la religione dello Spirito, una nuova forma di rapporti fra la Divinità e l'umanità, e grande perché è questa missione dello Spirito Santo che dà vita alla Chiesa, al Corpo mistico di Cristo.
È la nascita della Chiesa.
Questa parola « Chiesa », che storicamente, nell'antico testamento, ha un significato limitato e profano, e indica semplicemente un'assemblea, una riunione, una convocazione di gente, nel nuovo testamento essa ne ha assunto uno nuovo, preciso e qualificato, quello cioè della moltitudine riunita da un vincolo reale e spirituale, quello d'una società di fedeli, di credenti, governati da una chiamata divina e da un'autorità pastorale;
esso ha per noi un complesso senso religioso, e caratterizza quel gruppo, anzi quella parte di umanità che ha raccolto una « vocazione » interiore e ha seguito una autorizzata guida esteriore, per incontrare il Padre, mediante Cristo nostro Salvatore, nella luce e nella forza dello Spirito Santo ( Cfr. Gv 14,23 ).
Noi ci limitiamo adesso ad accennare semplicemente alle più elementari nozioni che ci danno un concetto descrittivo di ciò che la Chiesa è.
E anche questo non è facile.
Il Concilio stesso, si direbbe, rinuncia a darci un elenco completo dei termini con i quali la Chiesa è designata nel comune linguaggio religioso.
Le immagini si moltiplicano per provocare in noi un qualche concetto di quella immensa visione evangelica del Regno di Dio, nella quale è figurata, ma non solo essa, la Chiesa.
Il Concilio accenna alla figura dell'ovile, di cui Cristo è pastore;
accenna a quella di campo di Dio,
a quella di edificio di Dio,
a quella di famiglia di Dio,
a quella di tempio di Dio
e perfino a quella di Sposa di Cristo,
e a quella finalmente di corpo mistico di Cristo ( Lumen Gentium, 6 et 7 ).
E qui viene propizio per la nostra mente il concetto essenzialmente complementare dell'animazione di questo corpo, concetto questo riferito alla Chiesa;
essa è certamente un corpo sociale, umano, una comunità di uomini, ma non solo questo;
essa è un corpo vivo, animato da una Presenza, da Un'Energia, da una Luce, da un'Attività, ch'è appunto lo Spirito di Cristo ( Cfr. Rm 8,11; 2 Cor 12,9; da ricordare sempre per la nostra cultura religiosa: PII XII Mystici Corporis, 1943 e i documenti del Concilio.
Così: H. De Lubac, Méditations sur l'Eglise, 1; J. Hamer, L'Eglise est une Communio n).
Noi diciamo questo affinché si accenda, si perfezioni in noi questo vero concetto di Chiesa, il quale appena enunciato deve trasformare la nostra mentalità di credenti, di fedeli, che tanto laicismo, tanto materialismo dei nostri giorni minaccia di oscurare e di privare d'un suo elemento componente della massima importanza.
E cioè: la conoscenza di noi stessi, l'eterno problema del pensiero umano: « conosci te stesso », si complica di una straordinaria novità, introdotta nel nostro essere, già per se stesso così misterioso, e la novità è appunto lo Spirito Santo, il Quale viene ad abitare in noi.
« Non sapete - scrive San Paolo ai Corinti -, non sapete che voi siete tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita dentro di voi? » ( 1 Cor 3,16 ).
Ma osserviamo bene il risultato di questa ospitalità, che ci offre la fortuna di ospitare lo Spirito Santo dentro di noi: la fortuna è simile a quella di un lume acceso in una stanza oscura; nulla è alterato, né toccato, ma tutto acquista una figura, una posizione, una funzione, un nome; tutto diventa chiaro e letificante.
È il mistero della grazia, è il mistero della Chiesa, ch'è sorgente di Luce; la Luce divina dello Spirito riverberante con sette raggi, i doni dello Spirito Santo, fasci di intelligenza, fasci di amore nell'umile cella dell'umana, sia pure infantile o primitiva, psicologia.
Non è facile a dirsi; forse è più facile ad averne qualche esperienza, anche nella vita modesta e comune del fedele cristiano.
E tutti a questa privilegiata condizione di vita dobbiamo aspirare col proposito che ognuno deve fare per sé, quello di vivere sempre in grazia di Dio.
Al quale un altro dovremo aggiungere: un culto superiore e ardente allo Spirito Santo, ch'Egli stesso, il Paraclito, alimenterà, se noi ricorderemo l'esortazione Paolina: « Non spegnete lo Spirito! » ( 1 Ts 5,15 ).
Con la nostra Apostolica Benedizione.