7 Settembre 1977
La nostra riflessione è ancora sulla Chiesa, considerata nel suo aspetto operativo, piuttosto che nel mistero del suo essere.
Questo metodo di studio offre un'apologia sperimentale della nostra fede, che fu sostenuta da Cristo stesso in favore della sua divina Persona e della sua missione messianica: « se non volete credere a me, credete alle mie opere », ebbe ad affermare il Signore nel fervore polemico della controversia con i Giudei suoi avversari ( Cfr. Gv 10,38 ); ed è controversia sempre aperta nei confronti della Chiesa e della nostra religione in tempi come i nostri, nei quali l'attestato delle prove razionali e sensibili nell'opinione pubblica prevale sopra quello dello Spirito e della fede.
E noi ricordiamo che fu proprio Cristo Signore, nel prendere congedo dalla scena di questo mondo a scolpire nelle celebri, ultime parole del suo Vangelo la sintesi del programma operativo della Chiesa, programma al quale poniamo ora un istante di attenzione.
Gesù infatti disse ai discepoli, già costituzionalmente eretti in gerarchia apostolica ed ecclesiastica: « Andate ed insegnate » ( Mt 28,19 ).
Insegnare che cosa? « Tutto ciò, concluse il Signore, che Io vi ho comandato ».
Questa investitura magisteriale è sovranamente importante:
i discepoli, scelti come apostoli ( Lc 6,13 ),
sono elevati al grado di « testi » ( At 1,8.22; At 2,32; At 3,15; etc. ),
sono i garanti d'una verità, che si chiamerà Vangelo, e che sarà loro interiormente confermata dal Paraclito, cioè dallo Spirito assistente, consolatore ( Gv 14,26 );
sono i futuri « martiri », cioè coloro che attestano la Parola col sangue,
sono i Pastori, le guide qualificate del Popolo di Dio,
sono la Chiesa nell'insegnamento ed anche nell'apprensione e nell'espressione della soprannaturale scienza di Dio, la fede.
Ai nostri giorni, come sempre del resto nel corso dei secoli, si è sentito ripetere: la Chiesa, perché? che cosa fa? a che serve?
Ebbene, prospettiamo l'ipotesi, per fortuna, dopo Cristo, irreale, che non vi fosse più la Chiesa apostolica sulla terra, che cosa avverrebbe?
Avverrebbe ciò che accade in una notte senza luce, in un ambiente chiuso dove la lampada si è spenta: una grande confusione circa la prospettiva dello spazio vitale, una lotta interminabile senza ragione, un tempo senza speranza.
« Io - ha detto Cristo - sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita » ( Gv 8,12 ).
Qui questioni senza fine si presentano:
su due problemi specialmente che sono come due finestre aperte:
sulla fissità delle verità, cioè dei dogmi, che la Chiesa insegna come maestra degli uomini, e lei, per prima, discepola di Cristo, del vero e unico Maestro delle somme e da noi irraggiungibili verità ( Cfr. Mt 23,8 ), di Dio Rivelatore; e su questo ben sappiamo l'atteggiamento della Chiesa, cioè della fede, è la fedeltà, secondo una espressione d'un Santo del V secolo, Vincenzo di Lerino: le verità della fede possono essere studiate, spiegate, illustrate, ma sempre conservando l'identico senso sostanziale ( Cfr. Denz-Schön., 2803, 3020);
l'altro dogma, o insegnamento, è quello del Cardinale Newman, dello sviluppo della dottrina, come albero della stessa, feconda radice, dove l'incremento della dottrina non si disperde nei controsensi di certo pluralismo moderno, giudice e arbitro di se stesso, libero di modellare i misteri della fede secondo i perimetri di personali concezioni ( Cfr. Ibid. 3806 ).
La Chiesa, come sappiamo, è severa sulla coerenza a questa fedeltà; può apparire incomprensiva perfino con certi sistemi e atteggiamenti religiosi e pietistici, che affrancandosi dall'insegnamento univoco, perenne, autentico della Rivelazione difesa dalla Chiesa, allontanano dapprima, infrangono poi i vincoli con l'unica Verità apostolica, che sola assicura l'identità della dottrina religiosa con quella di Cristo, esigente amoroso dell'unità del suo messaggio di salvezza, sigillato nella sua Parola agli Apostoli: « chi ascolta voi, ascolta me » ( Lc 10,16 ).
Così sia per noi e per voi, con la nostra Benedizione Apostolica