25 Marzo 1981

L'Annunciazione del Signore mistero fondamentale dell'Incarnazione

Alcune migliaia di giovani provenienti da diverse diocesi italiane accolgono il Papa nella Basilica di S. Pietro per la prima parte dell'udienza generale: Carissimi studenti e studentesse delle varie scuole di Roma e d'Italia!

1. Porgo a tutti il mio affettuoso benvenuto, ed insieme con voi saluto le autorità scolastiche e gli insegnanti che vi hanno accompagnato in questo incontro.

Una menzione speciale desidero riservare al gruppo più numeroso, quello dell'Istituto del Sacro Cuore di Firenze, diretto dalle Suore della Delegazione speciale della Società del Sacro Cuore: alle religiose, al corpo docente, agli alunni ed alle alunne, ed alle rispettive famiglie vadano il mio cordiale saluto e l'espressione del mio apprezzamento per il serio impegno formativo, sia culturale sia cristiano, che distingue tale centro scolastico.

2. Il nostro incontro assume particolare significato per la solennità liturgica in cui avviene.

Oggi la Chiesa celebra l'Annunciazione del Signore fatta a Maria santissima dall'Arcangelo Gabriele.

Si tratta della realizzazione di quell'ineffabile mistero d'amore, che è lo scambio tra la divinità di Dio e la nostra umanità.

Per misericordioso decreto di Dio, l'umanità, prevaricatrice col peccato originale, non fu abbandonata a se stessa: un salvatore, membro del genere umano, quindi "nato da donna" ( Gal 4,4 ), nella "progenie di Davide" ( Rm 1,3 ) doveva riportare la vittoria nello scontro con Satana ( Gen 3,15 ).

E ciò è avvenuto per mezzo della Vergine santissima, alla quale l'Arcangelo del Signore dopo averla salutata piena di grazia, oggetto del divino favore, rivolge l'invito all'esultanza, perché il Figlio che nascerà da lei, per virtù dello Spirito Santo, sarà chiamato Figlio di Dio: a Lei, pertanto, e per mezzo di Lei all'umanità, il Verbo ha domandato una natura umana, e Maria, nella sua piena disponibilità al divino volere, gliel'ha offerta: "Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola" ( Lc 1,38 ).

3. Carissimi giovani!

Da una meditazione attenta e serena della risposta di Maria, deriva un invito ad una fede profonda e ad una grande generosità.

La società di oggi è talora soffocata dai condizionamenti di una visione agnostica e materialistica e dalla tentazione di una autonomia umana, chiusa alla trascendenza.

È necessario che voi rechiate una larga visione di fede, che affermiate un'apertura verso orizzonti amplissimi: quelli dell'Assoluto, per poter cogliere il senso definitivo dell'esistenza umana e comunicarlo ai vostri coetanei.

È solo da questa fede dell'Amore che salva, che le giovani generazioni potranno ritrovare la forza per un'affermazione costruttiva della dignità dell'uomo, in sintonia con la sua vocazione di figlio di Dio.

Solo da questa sempre rinnovata ricerca del Signore, deriva per voi la forza di una generosa dedizione.

A voi è affidata la costruzione di una nuova "civitas", entro le cui mura siano cancellate le discriminazioni, le ingiustizie, gli squilibri e le lotte.

Per questo è necessaria una azione preservante e generosa, suggerita ed alimentata dall'amore, che trova appunto la sua sorgente in quella grazia divina meritoria del "sì" di Maria.

Coraggio, carissimi giovani, gli orizzonti sono vastissimi, le proposte molteplici.

Occorre operare con creatività illuminata ed invincibile perseveranza.

Non sottraetevi a nessun impegno, a nessuna fatica richiesta dalla consapevolezza di dover collaborare alla costruzione di un mondo più giusto, più sano.

Vi sostenga la mia benedizione apostolica, che imparto a voi ed ai vostri familiari e docenti.

***

1. Eccomi, io vengo, o Dio, per compiere la tua volontà ( cf. Sal 40,8s; Eb 10,7 ).

Eccomi, sono la serva del Signore ( Lc 1,38 ).

Sono le parole del Verbo che entra nel mondo, e quelle di Maria che ne accoglie l'annuncio.

Con queste parole vi saluto, carissimi fratelli e sorelle, in questo giorno solennissimo dedicato dalla liturgia all'Annunciazione del Signore.

Il cuore cristiano batte di emozione e di amore al pensiero dell'istante ineffabile, nel quale il Verbo è diventato uno di noi: "et Verbum caro factum est".

Fin dai primi secoli il cuore della Chiesa si è rivolto con tutta la sua devozione al fatto che ricordiamo oggi; ricordo le più antiche formule del Credo, risalenti almeno al II secolo, solennemente confermate dai Concili di Nicea, del 325, e di Costantinopoli, del 381;

ricordo l'affresco delle Catacombe di Priscilla, del II secolo, prima commovente testimonianza di quel tributo, che l'arte cristiana ha dedicato senza sosta all'Annunciazione del Signore con le pagine più smaglianti della sua storia;

ricordo la grande basilica, costruita nel IV secolo a Nazaret per iniziativa dell'imperatrice Sant'Elena.

Anche la solennità odierna è molto antica, e sebbene le sue origini non siano determinate con certezza cronologica dagli studiosi, essa, già alla fine del VII secolo ( pur con inizi certamente anteriori ), era stata definitivamente fissata al 25 marzo, perché anticamente si credeva che in quel giorno fosse avvenuta la creazione del mondo e la morte del Redentore: talché la data della festa dell'Annunciazione contribuì a far fissare quella del Natale ( cf. F. Cabrol, Fête de l'Annonciation, in DACL, I, 2, Paris 1924, col. 2247 ).

La solennità odierna ha perciò un grande significato sia mariano che cristologico.

2. Maria dà il suo assenso, all'Angelo annunziante.

La pagina di Luca, pur nella sua scarna concisione, è ricchissima di contenuti biblici anticotestamentari, e dell'inaudita novità della rivelazione cristiana: ne è protagonista una donna, la Donna per eccellenza ( cf. Gv 2,4 ; Gv 19,26 ), scelta da tutta l'eternità per essere la prima indispensabile collaboratrice del piano divino di salvezza.

È la 'almah profetizzata da Isaia ( cf. Is 7,14 ), la fanciulla di stirpe regale che risponde al nome di Miriam, di Maria di Nazaret, umilissima e nascosta borgata di Galilea ( cf. Gv 1,46 ); l'autentica novitas cristiana, che ha posto la donna in un'altissima incomparabile dignità, inconcepibile alla mentalità ebraica del tempo come nella civiltà greco-romana, comincia da questo annuncio rivolto a Maria da Gabriele, nel nome stesso di Dio.

Essa è salutata con parole tanto alte, che la intimoriscono: "Kaire, Ave, rallegrati"!

La gioia messianica risuona per la prima volta sulla terra.

"Kekaritoméne, gratia plena, piena di grazia"!

L'Immacolata è qui, scolpita nella sua pienezza misteriosa di elezione divina, di predestinazione eterna, di chiarità luminosa.

"Dominus tecum, il Signore e con te"!

Dio è con Maria, membro eletto dell'umana famiglia per essere la madre dell'Emmanuele, di Colui che è "Dio-con-noi": Dio sarà d'ora in avanti, sempre, senza pentimenti e senza ritrattazioni, insieme con l'umanità, fatto uno con essa per salvarla e donarle il Figlio suo, il Redentore: e Maria è la garanzia vivente, concreta di questa presenza salvifica di Dio.

3. Dal colloquio tra la creatura eletta e l'Angelo di Dio continuano a fluire per noi altre Verità fondamentali: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre …

Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.

Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato figlio di Dio" ( Lc 1,31s,35 ).

Viene Colui che dalla linea di Adamo entra nelle genealogie di Abramo e di Davide ( cf. Mt 1,1-17; Lc 3,23-38 ): Egli è nella linea delle promesse divine, ma viene nel mondo senza aver bisogno della traiettoria della paternità umana, anzi la oltrepassa nella linea della fede immacolata.

Tutta la Trinità è impegnata in quest'opera, come l'Angelo annuncia: Gesù, il Salvatore, è il "Figlio dell'Altissimo", è il "Figlio di Dio"; è presente il Padre a stendere la sua ombra su Maria, è presente lo Spirito Santo a scendere su di Lei per fecondarne il grembo intatto con la sua potenza.

Come ha finemente commentato Sant'Ambrogio, nella sua esposizione a questo passo del Vangelo di Luca, si è udita in quel giorno per la prima volta la rivelazione dello Spirito Santo, ed è subito creduta: "et auditur et creditur" ( Sant'Ambrogio, Exp. Ev. sec. Lucam, II, 15 ).

L'Angelo chiede l'assenso di Maria per l'ingresso del Verbo nel mondo.

L'attesa dei secoli passati è concentrata su questo punto; ne dipende la salvezza dell'uomo.

San Bernardo, nel commentare l'Annunciazione, esprime stupendamente questo momento unico, quando dice, rivolgendosi alla Madonna: "Tutto il mondo aspetta, prostrato ai tuoi piedi; né senza ragione, perché dalla tua bocca dipende la consolazione degli afflitti, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza, infine, di tutti i figli di Adamo, l'intera tua stirpe.

Affrettati, Vergine, a rispondere" ( San Bernardo, In laudibus Virginis Matris ).

E l'assenso di Maria è un assenso di fede.

Si trova sulla linea della fede.

Giustamente, pertanto, il Concilio Vaticano II, nel riflettere su Maria come prototipo e modello della Chiesa, ne ha proposto l'esempio di fede attiva proprio nel momento del suo Fiat: "Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma … coopero alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza" ( Lumen Gentium, 56 ).

A battere le stesse orme della fede operosa di Maria ci invita perciò l'odierna solennità: una fede generosa, che si apre alla Parola di Dio, che accoglie la volontà di Dio, qualunque essa sia e comunque si manifesti; una fede forte, che supera tutte le difficoltà, le incomprensioni, le crisi; una fede operosa, alimentata come viva fiamma di amore, che vuol collaborare fortemente col disegno di Dio su di noi.

"Eccomi, sono la serva del Signore": ciascuno di noi, come invita il Concilio, dev'essere pronto a rispondere così, come Lei, nella fede e nell'obbedienza, per cooperare, ciascuno nella propria sfera di responsabilità, alla edificazione del Regno di Dio.

4. La risposta di Maria è stata l'eco perfetta della risposta del Verbo al Padre.

L'Eccomi di Lei è possibile, in quanto l'ha preceduto e sostenuto l'Eccomi del Figlio di Dio, il quale, nel momento del consenso di Maria, diventa il Figlio dell'Uomo.

Oggi celebriamo il mistero fondamentale dell'Incarnazione del Verbo.

La lettera agli Ebrei ci fa come penetrare negli abissi insondabili di questo abbassamento del Verbo, di questo suo umiliarsi per amore degli uomini fino alla morte di croce: "Entrando nel mondo, Cristo dice: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato.

Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.

Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per compiere, o Dio, la tua volontà"" ( Eb 10,5ss ).

Un corpo mi hai preparato: l'odierna celebrazione ci rapporta senz'altro alla data del Natale, tra nove mesi; ma essa, con pensiero misticamente profondo che, come ho detto, fu ben afferrato dai nostri fratelli e sorelle della Chiesa dei primi secoli, ci rapporta soprattutto alla prossima Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

Il fatto che l'Annunciazione del Signore cada entro e verso il periodo quaresimale, ci fa comprendere il significato redentivo di essa: l'Incarnazione è strettamente collegata con la Redenzione, che Gesù ha operato versando il suo sangue per noi sulla Croce.

Eccomi, io vengo, o Dio, per compiere la tua volontà.

Perché questa obbedienza, perché questo abbassamento, perché questa sofferenza?

Ci risponde il Credo: "Propter nos homines et propter nostram salutem: per noi uomini e per la nostra salvezza".

Gesù è disceso dal cielo per farvi risalire lassù a pieno diritto l'uomo, e, rendendolo figlio nel Figlio, per restituirlo alla dignità perduta col peccato.

È venuto per portare a compimento il piano originario dell'Alleanza.

L'Incarnazione conferisce per sempre all'uomo la sua straordinaria, unica, ineffabile dignità.

E di qui prende origine la via che percorre la Chiesa.

Come ho scritto nella mia prima enciclica: "Cristo Signore ha indicato questa via soprattutto quando – come insegna il Concilio – "con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" ( Gaudium et Spes, 22 ).

La Chiesa ravvisa, dunque, il suo compito fondamentale nel far sì che una tale unione possa continuamente attuarsi e rinnovarsi.

La Chiesa desidera servire quest'unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza di quella Verità sull'uomo e sul mondo, contenuta nel mistero dell'Incarnazione e della Redenzione" ( Redemptor Hominis, 13 ).

5. La Chiesa non dimentica – e come potrebbe? – che il Verbo, in questo evento che oggi ricordiamo, si offre al Padre per la salvezza dell'uomo, per la dignità dell'uomo.

In quell'atto di offerta di se stesso è contenuto già tutto il valore salvifico della sua missione messianica; tutto è già racchiuso "in nuce" qui, in questo misterioso ingresso del "Sole di giustizia" ( cf. Mt 4,2 ) nelle tenebre di questo mondo, che non l'hanno accolto ( cf. Gv 1,5 ).

Eppure, ci attesta l'evangelista Giovanni, "a quanti però l'hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali … da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" ( Gv 1,12ss ).

Sì, fratelli e sorelle carissimi, abbiamo veduto la sua gloria.

La liturgia oggi ce l'ha dipinta davanti agli occhi nella sua misteriosa e ineffabile grandezza, che ci sopraffà con la sua magnificenza e ci sostiene con la sua umiltà: "il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi".

Accogliamolo.

Diciamogli anche noi: Eccomi, io vengo a compiere la tua volontà.

Siamo disponibili all'azione del Verbo, che vuole salvare il mondo anche mediante la collaborazione di quanti abbiano creduto in Lui.

Accogliamo Lui.

E, con Lui, accogliamo ogni uomo.

Le tenebre sembrano ancor sempre voler prevalere: la ricchezza iniqua, l'egoismo indifferente alle sofferenze degli altri, la reciproca diffidenza, le inimicizie tra i popoli, l'edonismo che ottenebra la ragione e perverte la dignità umana, tutti i peccati che offendono Dio e vanno contro l'amore del prossimo.

Dobbiamo dare, pur in mezzo a tante contro-testimonianze, la testimonianza della fedeltà, dobbiamo essere, pur fra tanti non-valori, il valore del bene che vince il male con la sua forza intrinseca.

La Croce di Cristo ce ne dà la forza, l'obbedienza di Maria ce ne da l'esempio.

Non tiriamoci indietro.

Non vergogniamoci della nostra fede.

Siamo astri che splendono nel mondo, luce che attrae, calore che persuade.

Con la mia benedizione apostolica.