4 Ottobre 1989
1. Questa invocazione, che non solo nel presente incontro di preghiera, ma molte volte - e soprattutto dal Libano - è stata con profonda speranza elevata al Dio di ogni bontà, riceve dal Redentore una nuova forza: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore".
"Vi lascio la pace, vi do la mia pace" ( cf. Gv 14,27 ).
Nella serena fiducia che il Signore adempie le sue promesse in modo sempre superiore alle nostre attese, desidero con voi, cari fratelli e sorelle, supplicarlo, perché ricolmi noi credenti, come tutti i cittadini del mondo, nostri fratelli in umanità, ed i responsabili del destino delle nazioni e, in special modo, i fratelli Libanesi con la benedizione di pace, di amore e di grazia.
I nostri fratelli del Libano vivono da molti anni in una tempesta di violenze e di paure.
Ho ancora presenti le invocazioni dai rifugi sotterranei di Beirut, come pure quel grido di aiuto dei giovani libanesi sul monte del Gozo, in Spagna, davanti a centinaia di migliaia di loro coetanei.
La grazia del Signore, insieme a quegli appelli, farà ascoltare l'imperativo che viene dalla coscienza: non possiamo rimanere indifferenti ed inattivi!
Dio ha inscritto nel cuore di ciascuno di noi una legge che ci pone al servizio della causa dell'uomo e della sua pacifica e dignitosa convivenza sociale, nella libertà e verità.
2. La preghiera è il ricorso che Dio ci offre.
Uniti ai nostri fratelli libanesi, cristiani e musulmani, con impegno ed umiltà facciamo uso di questa preghiera e domandiamo: "Santissimo Padre nostro: creatore e redentore, consolatore e salvatore nostro" ( S. Francesco, Parafrasi del Padre Nostro, in Fonti Francescane, p. 141 ) sii "vicino agli oppressi e umiliati" "per rianimare il lor cuore" ( Is 57,14 ).
È di conforto per tutti il sapere che Dio è veramente accanto all'uomo.
Dice infatti il Signore: "Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato … per far risorgere il paese" ( Is 49,8 ).
È pure confortante sapere che anche l'uomo ha la capacità di stare accanto al fratello, di sentire il suo grido di aiuto, e di soccorso.
Sono certo che Dio onnipotente ascolta le nostre suppliche e spero anche fermamente che i responsabili delle nazioni sapranno rispondere adeguatamente all'appello dei Libanesi e di tutti i credenti che, con noi, non hanno altri argomenti che la preghiera fervente e il sincero desiderio di offrire un concreto contributo, affinché il dramma del Libano abbia fine al più presto.
3. Cari fratelli e sorelle, siate certi che Dio non è indifferente al dolore e alla violenza, da cui gli uomini sono troppo spesso provati.
Quale provvido Padre, egli non li abbandona, li esorta a lasciare le tenebre e a seguire la sua guida, che conduce dove la vita è nella luce e dove il timore viene allontanato ( cf. Is 49,9-10 ).
L'Autore della pace unisce al dono della salvezza quello della grazia, che consente di edificare una società armoniosa, mediante la pratica del diritto e della giustizia ( cf. Is 11,3-5 ).
Il Dio di ogni misericordia non ha esitato ad offrire il proprio Figlio per riconciliare gli uomini con Dio e tra loro.
Con il Redentore chiediamo all'Onnipotente di trasformare il cuore di ogni essere umano, rendendolo capace di accogliere in sé la carità divina e, con essa il frutto del perdono.
Il perdono! I Libanesi hanno bisogno della pace e la desiderano ardentemente.
Essi attendono un aiuto concreto per avere questa pace.
Hanno bisogno di essere liberi per poter decidere il futuro del loro Paese.
Ma essi hanno anche un grande bisogno di poter tornare ad amare intensamente il loro Paese e tutti i loro concittadini e, soprattutto, di avere il coraggio e la forza del perdono.
Le sofferenze che hanno sopportato sono state spesso causa e conseguenza di incomprensioni, di odi e di vendette e hanno generato sfiducia e sospetti.
Un sincero dialogo, che favorisca la pace e l'intesa nazionale, esige il rispetto degli uni verso gli altri, fino al perdono.
Esso richiede che siano soppresse le tentazioni dell'arroganza, della sete di dominio e del fanatismo.
4. Cristo il servo mansueto inviato come alleanza del popolo santo e luce delle nazioni ( cf. Is 49,8-9 ), ci insegna quanto sia grande e benefica la forza, che viene messa a disposizione della carità.
In questo modo, il cuore umano diviene abitazione della misericordia e della verità; e l'esistenza quotidiana si svolge nella giustizia e nella pace ( cf. Sal 85,11-12 ) così i conflitti e la loro carica disgregatrice si dissolvono e l'animo di ognuno si apre alla verità e alla sapienza di Dio, conformandosi al suo sapiente disegno sul mondo.
5. Al tempo stesso, vi chiedo di guardare a san Francesco d'Assisi, sotto il cui patrocinio ho voluto porre la giornata universale di preghiera per la pace nel Libano.
Questo santo, proprio in ragione della sua particolare configurazione al Redentore, fu capace di abbracciare ogni fratello, anche quello dalle apparenze ributtanti.
Dovunque egli si recava, ristabiliva la pace; e tutte le persone, che lo incontravano e ricevevano il suo ministero di carità, riscoprivano la propria dignità di figli di Dio.
Amici del Libano, Libanesi tutti - cristiani e musulmani -, la dignità di creature di Dio che ci accomuna e il nostro essere cittadini del mondo sono per noi un imperativo ad impegnarci:
il Libano deve vivere nella pace e libero da ogni occupazione;
i Libanesi di ogni fede religiosa devono nutrire la più viva speranza che potranno dialogare con i propri concittadini
e decidere insieme circa le proprie sorti, affinché siano conformi alle loro legittime e giuste aspirazioni.
6. Preghiamo oggi con san Francesco, perché i nostri fratelli libanesi possano vivere in una terra non più tormentata da violenti conflitti.
E poiché la misericordia e il perdono sono la misura della carità del Padre celeste, chiediamogli di rimettere a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e, come pregava san Francesco, "quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici, e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti" ( S. Francesco, Parafrasi del Padre Nostro, in Fonti Francescane, p. 142 ).
La Vergine Maria, che fu la prima dimora della divina carità, presenti a Dio la nostra supplica; maternamente la sostenga con la sua preghiera, ottenendo per tutti i Libanesi, che la invocano come "Nostra Signora del Libano", la libertà da ogni tribolazione ed il dono di poter percorrere insieme le vie della giustizia e della pace.