12 Febbraio 1992
1. « Il Signore disse ancora a Mosè: "Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo" ».
La chiamata alla santità appartiene all'essenza stessa dell'Alleanza di Dio con gli uomini già nell'Antico Testamento.
« Sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te ».
Dio che per propria essenza è la somma santità, il tre volte santo, si avvicina all'uomo, al popolo eletto, per inserirlo nell'ambito dell'irradiazione di questa santità.
Sin dall'inizio, nell'Alleanza di Dio con l'uomo, si inscrive la vocazione alla santità, e anzi la « comunione » nella santità di Dio stesso: « Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa ».
In questo testo dell'Esodo, sono collegate la « comunione » nella santità di Dio stesso e la qualifica sacerdotale del popolo eletto.
È una prima rivelazione della santità del sacerdozio, che troverà il suo compimento definitivo nella Nuova Alleanza mediante il Sangue di Cristo, quando si attuerà quell'« adorazione ( culto ) in spirito e verità », di cui Gesù stesso parla a Sichem, nel colloquio con la Samaritana.
2. La Chiesa come « comunione » nella santità di Dio e quindi « comunione dei santi » costituisce uno dei pensieri-guida della prima lettera di San Pietro.
La fonte di questa comunione è Gesù Cristo, dal cui sacrificio deriva la consacrazione dell'uomo e di tutta la creazione.
Scrive San Pietro: « Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito ».
Grazie all'oblazione di Cristo, che contiene in sé la virtù santificatrice dell'uomo e di tutta la creazione, l'Apostolo può dichiarare: « Siete stati liberati … col sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetto e senza macchia ».
E in questo senso: « Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa ».
In virtù del sacrificio di Cristo si può prendere parte alla santità di Dio, attuare « la comunione nella santità ».
3. San Pietro scrive: « Cristo patì per voi lasciandovi un esempio perché ne seguiate le orme ».
Seguire le orme di Gesù Cristo vuol dire rivivere in noi la sua vita santa, che ci è stata partecipata con la grazia santificante e consacrante ricevuta nel Battesimo; vuol dire continuare a realizzare nella propria vita l'« invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo »; vuol dire mettersi in grado, mediante le buone opere, di rendere gloria a Dio di fronte al mondo e specialmente ai non credenti.
In questo consiste, secondo l'Apostolo, l'« offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo ».
In questo consiste l'entrare nella « costruzione di un edificio spirituale … come pietre vive … per un sacerdozio santo ».
Il « sacerdozio santo » si concreta nell'offrire sacrifici spirituali, che hanno la loro fonte e il loro perfetto modello nel sacrificio di Cristo stesso.
« È meglio infatti, - aggiunge l'Apostolo - se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che facendo il male ».
In questo modo si attua la Chiesa come « comunione » nella santità.
In virtù di Gesù e per opera dello Spirito Santo la comunione del nuovo Popolo di Dio può pienamente rispondere alla chiamata di Dio: « Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo ».
4. Anche nelle lettere di San Paolo troviamo lo stesso insegnamento.
« Vi esorto, fratelli, - egli scrive ai Romani - per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale ».
« Offrite voi stessi a Dio come vivi, tornati dai morti, e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio ».
Il passaggio dalla morte alla vita, secondo l'Apostolo, si è realizzato per mezzo del sacramento del Battesimo.
Ed esso è il battesimo « nella morte » di Cristo.
Infatti siamo stati sepolti « insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova ».
Come Pietro parla di « pietre vive » impiegate « per la costruzione di un edificio spirituale », così anche Paolo adopera l'immagine dell'edificio: « Voi siete, scrive, edificio di Dio », per poi ammonire: « Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? », e infine aggiungere, quasi rispondendo alla sua stessa domanda: « Santo è il tempio di Dio, che siete voi ».
L'immagine del tempio mette in risalto la partecipazione dei cristiani alla santità di Dio, la loro « comunione » nella santità che si effettua per opera dello Spirito Santo.
L'Apostolo parla altresì del « suggello dello Spirito Santo », con cui sono segnati i credenti: Dio, che « ci ha conferito l'unzione ( cioè ci ha confermato in Cristo ), ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito Santo nei nostri cuori ».
5. Secondo questi testi dei due Apostoli, la « comunione » nella santità di Dio significa la santificazione operata in noi dallo Spirito Santo, in virtù del sacrificio di Cristo.
Questa comunione si esprime mediante l'offerta di sacrifici spirituali sull'esempio di Cristo.
In questo modo essa esercita il « sacerdozio santo ».
Al suo servizio viene svolto il ministero apostolico, il quale ha come fine, scrive San Paolo, che « l'oblazione » dei fedeli « divenga gradita ( a Dio ), essendo santificata nello Spirito Santo ».
Così la « caparra dello Spirito » nella comunità della Chiesa fruttifica con il ministero della santità.
La « comunione » nella santità si traduce per i fedeli in impegno apostolico per la salvezza dell'intera umanità.
6. L'insegnamento degli apostoli Pietro e Paolo riecheggia nell'Apocalisse.
In questo libro, subito dopo l'augurio iniziale di « grazia e pace », leggiamo l'acclamazione seguente, rivolta a Cristo: « A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue e ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli ».
In questa acclamazione si esprime l'amore riconoscente e l'esultanza della Chiesa per l'opera di santificazione e di consacrazione sacerdotale che Cristo ha compiuto « con il suo sangue ».
Un altro passo precisa che la consacrazione raggiunge uomini e donne « di ogni tribù, lingua, popolo e nazione » e questa moltitudine viene poi rappresentata mentre sta « in piedi davanti al trono ( di Dio ) e davanti all'Agnello » e rende culto a Dio « giorno e notte nel suo santuario ».
Se la lettera di Pietro mostra la « comunione » nella santità di Dio mediante Cristo come compito fondamentale della Chiesa sulla terra, l'Apocalisse ci offre una visione escatologica della comunione dei santi in Dio.
È il mistero della Chiesa del Cielo, dove confluisce tutta la santità della terra, salendo sulle vie dell'innocenza e della penitenza, che hanno come punto di partenza il Battesimo, la grazia che esso conferisce, il carattere che esso imprime nell'anima, conformandola e facendola partecipare, come scrive San Tommaso d'Aquino, al sacerdozio di Cristo Crocifisso.
Nella Chiesa del Cielo la comunione della santità si illumina alla gloria di Cristo Risorto.