30 Giugno 1993
1. Nelle biografie dei Preti santi si trova sempre documentata la grande parte che essi hanno attribuito a Maria nella loro vita sacerdotale.
Alle “vite scritte” fa riscontro l’esperienza delle “vite vissute” di tanti cari e venerati Presbiteri che il Signore ha posto come veri ministri della grazia divina in mezzo alle popolazioni affidate alla loro cura pastorale, o come predicatori, cappellani, confessori, professori, scrittori.
I direttori e maestri di spirito insistono sull’importanza della devozione alla Madonna nella vita del Sacerdote, come efficace sostegno nel cammino di santificazione, costante conforto nelle prove personali, energia potente nell’apostolato.
Anche il Sinodo dei Vescovi del 1971 ha trasmesso queste voci della tradizione cristiana ai Preti d’oggi, quando ha raccomandato: “Con la mente rivolta alle cose celesti e partecipe della comunione dei Santi, il Presbitero guardi molto spesso a Maria, Madre di Dio, la quale accolse il Verbo di Dio con fede perfetta, e la invochi ogni giorno per ottenere la grazia di conformarsi al suo Figliolo” ( cf. Ench. Vat. 4, 1202 ).
La ragione profonda della devozione del Presbitero a Maria SS.ma si fonda sulla relazione essenziale che nel piano divino è stata stabilita tra la Madre di Gesù e il sacerdozio dei ministri del Figlio.
Vogliamo approfondire questo aspetto rilevante della spiritualità sacerdotale e trarne le conseguenze pratiche.
2. La relazione di Maria col sacerdozio risulta anzitutto dal fatto della sua maternità.
Diventando – col suo consenso al messaggio dell’Angelo – Madre di Cristo, Maria è diventata Madre del Sommo Sacerdote.
È una realtà oggettiva: assumendo con l’Incarnazione la natura umana, l’eterno Figlio di Dio ha realizzato la condizione necessaria per diventare, mediante la sua morte e risurrezione, il Sacerdote unico dell’umanità ( cf. Eb 5,1 ).
Nel momento dell’Incarnazione, possiamo ammirare una perfetta corrispondenza tra Maria e suo Figlio.
Infatti, la Lettera agli Ebrei ci rivela che “entrando nel mondo” Gesù prese un orientamento sacerdotale verso il suo sacrificio personale, dicendo a Dio: “Non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato … Allora ho detto: « Ecco, io vengo … per fare, o Dio, la tua volontà »” ( Eb 10,5-7 ).
Il Vangelo ci riferisce che, allo stesso momento, la Vergine Maria espresse la stessa disposizione dicendo: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” ( Lc 1,38 ).
Questa perfetta corrispondenza ci dimostra che tra la maternità di Maria e il sacerdozio di Cristo si è stabilita una relazione intima.
Dallo stesso fatto risulta l’esistenza di un legame speciale del sacerdozio ministeriale con Maria Santissima.
3. Come sappiamo, la Vergine Santissima ha svolto il suo ruolo di madre non solo nella generazione fisica di Gesù, ma anche nella sua formazione morale.
In forza della maternità, toccava a lei educare il fanciullo Gesù in modo adeguato alla sua missione sacerdotale, della quale essa aveva colto il significato nell’annunzio dell’Incarnazione.
Nel consenso di Maria si può dunque riconoscere una adesione alla verità sostanziale del sacerdozio di Cristo e l’accettazione di cooperare alla sua realizzazione nel mondo.
Si poneva con ciò la base oggettiva del ruolo che Maria era chiamata a svolgere anche nella formazione dei ministri di Cristo, partecipi del suo sacerdozio.
Vi ho accennato nella Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis: ogni aspetto della formazione sacerdotale può essere riferito a Maria ( n. 82 ).
4. Sappiamo inoltre che la Madonna ha vissuto in pienezza il mistero di Cristo, da lei scoperto sempre più a fondo grazie alla personale riflessione sugli avvenimenti della natività e della fanciullezza del Figlio ( cf. Lc 2,19; Lc 2,51 ).
Essa si sforzava di penetrare, con l’intelligenza e col cuore, nel disegno divino, al fine di collaborarvi in modo consapevole ed efficace.
Chi meglio di lei potrebbe oggi illuminare i ministri di suo Figlio, guidandoli a penetrare nelle “inenarrabili ricchezze” del suo mistero per agire in conformità con la sua missione sacerdotale?
Maria è stata associata in modo unico al sacrificio sacerdotale di Cristo, condividendo la sua volontà di salvare il mondo mediante la Croce.
Essa è stata la prima e più perfetta partecipe spirituale della sua oblazione di “Sacerdos et hostia”.
Come tale, essa può ottenere e donare a coloro che partecipano sul piano ministeriale al sacerdozio di suo Figlio la grazia dell’impulso a rispondere sempre più alle esigenze dell’oblazione spirituale che il sacerdozio comporta: in modo particolare, la grazia della fede, della speranza e della perseveranza nelle prove, riconosciute come stimoli ad una partecipazione più generosa all’offerta redentrice.
5. Sul Calvario Gesù ha affidato a Maria una nuova maternità, quando le ha detto: “Donna, ecco tuo figlio!” ( Gv 19,26 ).
Non possiamo ignorare che in quel momento tale maternità veniva proclamata nei riguardi di un “Sacerdote”, il discepolo prediletto.
Infatti, secondo i Vangeli sinottici, anche Giovanni aveva ricevuto dal Maestro, nella Cena della vigilia, il potere di rinnovare il sacrificio della Croce in memoria di lui; con gli altri Apostoli egli apparteneva al gruppo dei primi “Sacerdoti”; egli sostituiva ormai presso Maria il Sacerdote unico e sovrano che lasciava il mondo.
Certo l’intenzione di Gesù in quel momento era di stabilire la maternità universale di Maria nella vita della grazia verso ciascuno dei discepoli di allora e di tutti i secoli.
Ma non possiamo ignorare che questa maternità assumeva una forza concreta e immediata in relazione ad un Apostolo-“Sacerdote”.
E possiamo pensare che lo sguardo di Gesù vedesse, oltre Giovanni, di secolo in secolo, la lunga serie dei suoi “Preti”, sino alla fine del mondo.
E che specialmente per essi, presi ad uno ad uno, come per il discepolo prediletto, operasse quell’affidamento alla maternità di Maria.
A Giovanni Gesù disse anche: “Ecco tua madre!” ( Gv 19,27 ).
Egli affidava all’Apostolo prediletto la cura di trattare Maria come la propria madre, di amarla, venerarla e custodirla per gli anni che le restavano da vivere sulla terra, ma nella luce di ciò che per lei era scritto in Cielo, dove sarebbe stata assunta e glorificata.
Quelle parole sono l’origine del culto mariano: è significativo che siano rivolte a un “sacerdote”.
Non ne possiamo forse dedurre che il “Prete” è incaricato di promuovere e sviluppare questo culto?
Che egli ne è il principale responsabile?
Nel suo Vangelo, Giovanni ci tiene a sottolineare che “da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” ( Gv 19,27 ).
Egli ha dunque immediatamente risposto all’invito di Cristo e ha preso Maria con sé, con una venerazione commisurata alle circostanze.
Vorrei dire che anche sotto questo aspetto si è dimostrato un “vero Prete”: certo, un fedele discepolo di Gesù.
Per ogni Sacerdote, prendere Maria nella propria casa significa farle posto nella propria vita, permanendo in unione abituale con lei nei pensieri, negli affetti, nello zelo per il regno di Dio e per il suo stesso culto ( cf. CCC 2673-2679 ).
6. Che cosa chiedere a Maria come “Madre del sacerdote”?
Oggi, come e forse più che in ogni altro tempo, il Sacerdote deve chiedere a Maria, in modo particolare, la grazia di saper ricevere il dono di Dio con amore riconoscente, apprezzandolo pienamente come Ella ha fatto nel Magnificat; la grazia della generosità nel dono personale, per imitare il suo esempio di “Madre generosa”; la grazia della purezza e della fedeltà nell’impegno del celibato, sul suo esempio di “Vergine fedele”; la grazia di un amore ardente e misericordioso, alla luce della sua testimonianza di “Madre di misericordia”.
Il Presbitero deve aver sempre presente che nelle difficoltà che incontra può contare sull’aiuto di Maria.
In lei e a lei confida e affida se stesso e il suo ministero pastorale, chiedendole di farlo fruttificare in abbondanza.
E infine guarda a lei come a modello perfetto della sua vita e del suo ministero, perché essa è Colei che, come dice il Concilio, “sotto la guida dello Spirito Santo si consacrò pienamente al mistero della redenzione umana …
Essa è la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, l’Ausilio dei Presbiteri nel loro ministero: essi devono quindi venerarla ed amarla con devozione e culto filiale” ( Presbyterorum Ordinis, 18 ).
Esorto i miei confratelli nel sacerdozio a nutrire sempre più questa “vera devozione a Maria” e a trarne le conseguenze pratiche per la loro vita e il loro ministero.
Esorto tutti i fedeli a unirsi a noi Sacerdoti nell’affidamento di se stessi alla Madonna e nella invocazione delle sue grazie per se stessi e per tutta la Chiesa.