Discorso
Aula Paolo VI Giovedì, 6 aprile 1995
1. Cari giovani di Roma!
Queste parole di Cristo Risorto sono al centro del messaggio per la nona e decima Giornata Mondiale della Gioventù.
Vi ringrazio perché anche oggi le avete fatte risuonare in occasione di questo nostro incontro.
Saluto i giovani Filippini residenti a Roma, che mediante l’inno della Giornata Mondiale di Manila ci hanno riportato con la mente e col cuore alle indimenticabili ore trascorse nella loro patria; come pure ringrazio i ragazzi che ci hanno presentato un’azione scenica e musicale sulla figura di San Filippo Neri.
Avete fatto bene a scegliere Filippo Neri come protagonista di questo incontro, non solo perché ricorre quest’anno il quattrocentesimo anniversario della sua morte, ma perché la sua testimonianza ci aiuta a meditare e comprendere la parola di Gesù « Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi ».
San Filippo, infatti, ha vissuto con autenticità questo messaggio nella sua Roma, la Roma del secolo decimosesto, una città segnata dalla guerra, dalla fame, dalle malattie del corpo e dello spirito.
Una Roma diversa dalla nostra, ma per tanti aspetti simile a quella in cui viviamo.
Oggi vivere a Roma presenta certamente molti aspetti positivi: sensibilità, comportamenti e iniziative che aprono alla fiducia e alla speranza.
Ma la solitudine pesa sugli anziani e spesso sui giovani.
Forse Roma non ha abbastanza fiducia nel proprio futuro e non investe abbastanza in esso.
Forse non crede sufficientemente nel « Vangelo della vita », nella salvezza che viene da Dio.
Nella sua Roma Filippo ricominciò dai giovani, e così, nella nostra Roma, occorre ancora ricominciare dai giovani.
2. San Filippo incominciò intessendo con i giovani legami di una vera amicizia, fatta di conoscenza personale e di ascolto attento di ciascuno, illuminando le menti con l’annuncio della verità di Cristo, proponendo a tutti la devozione eucaristica, la carità verso il prossimo, la direzione spirituale.
Con i giovani ricostruì il cuore della città, chiamandoli fortemente a vivere la santità e utilizzando a questo scopo l’arte, la musica, le visite alle memorie della Roma cristiana; infondendo in tutto gioia e preghiera.
Cos’è infatti, cari amici, la santità se non l’esperienza gioiosa dell’amore di Dio e dell’incontro con Lui nella preghiera?
Essere santi significa vivere in comunione profonda col Dio della gioia, avere un cuore libero dal peccato e dalle tristezze del mondo e un’intelligenza che si fa umile davanti a Lui.
3. Cari giovani, Dio ha fatto l’uomo per la gioia e – direi – ha fatto soprattutto voi per la gioia.
Dio è gioia, e nella gioia di vivere c’è un riflesso della gioia originaria che Dio provò creando l’uomo.
Seminate per Roma questa gioia!
Vorrei che questa sera, tra noi, risuonassero le parole di Isaia: « Consolate, consolate il mio popolo … parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù » ( Is 40,1-2 ).
San Filippo Neri ha realizzato queste parole, ha saputo consolare chi era schiavo e prigioniero dei falsi maestri di vita gridando che in Cristo c’è la vera libertà, che soltanto quando l’uomo accetta Cristo nella propria vita finisce la schiavitù del peccato e della morte.
4. Cari giovani, oggi qui è stata usata la tecnica dell’oratorio: unendo i propri talenti, giovani di varie parrocchie e gruppi, artisti, ballerini, musicisti, cantanti, attori, ci hanno suggerito un modo concreto di evangelizzazione.
Potete farlo tutti, dato che l’evangelizzazione deve inserirsi nel vissuto culturale di una comunità.
Che cos’è infatti la cultura se non quel complesso di conoscenze, valori, tradizioni, modi di vivere tipici di un popolo o dell’intera umanità?
La cultura è la stessa vita degli uomini.
Se dunque ciascuno di voi si impegna a sviluppare le capacità che il Signore gli ha donato, diverrete evangelizzatori in grado di animare la cultura della nostra città.
A questo vuole prepararvi anche il prossimo Convegno degli universitari sul tema « Testimoni del Vangelo in Università », che si terrà il 6 maggio prossimo all’Università « La Sapienza ».
Giovani di Roma, fate risuonare in voi le parole di Gesù « Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi ».
Accoglietele come fece Filippo in quella notte di Pentecoste, alle catacombe di San Sebastiano.
E divenne apostolo di Roma, il secondo patrono di Roma!
Portate a Roma la gioia di Cristo risorto!
5. Infine, un arrivederci a Loreto, presso la Santa Casa di Nazaret, dove si terrà dal 6 al 10 settembre un grande incontro di giovani europei.
Da Maria Santissima impareremo insieme ad accogliere nell’obbedienza della fede Cristo nella nostra vita.
A questo incontro, dove il Papa non potrà mancare, vi aspetto tutti.
Arrivederci allora a Loreto, e intanto buona Pasqua a ciascuno di voi.
Ringrazio e benedico quanti hanno realizzato questo incontro: i membri del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile e tutti voi che ne siete stati protagonisti.
Portate ai vostri coetanei nelle varie parrocchie della città, il saluto del Papa e dite loro: « Giovedì ci siamo visti col Papa ».
È stato veramente bello tutti insieme sperimentare la presenza di Cristo fra di noi.
E alle vostre famiglie, ai vostri amici, a quanti incontrerete recate il mio saluto e la mia benedizione.