Messaggio
Dal Vaticano, 27 Gennaio 2007
Cari giovani,
in occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Diocesi la prossima Domenica delle Palme, vorrei proporre alla vostra meditazione le parole di Gesù: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” ( Gv 13,34 ).
Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata.
Eppure quant’è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell’amore!
C’è persino chi giunge a dubitare che l’amore sia possibile.
Ma se carenze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia un’utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No!
L’amore è possibile e scopo di questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare in ciascuno di voi, che siete il futuro e la speranza dell’umanità, la fiducia nell’amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia; un amore che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto.
Lasciate allora che percorra insieme a voi un itinerario, in tre momenti, alla “scoperta” dell’amore.
Il primo momento riguarda la sorgente dell’amore vero, che è unica: è Dio.
Lo pone bene in evidenza san Giovanni affermando che “Dio è amore” ( 1 Gv 4,8.16 ); ora egli non vuol dire solo che Dio ci ama, ma che l’essere stesso di Dio è amore.
Siamo qui dinanzi alla rivelazione più luminosa della fonte dell’amore che è il mistero trinitario: in Dio, uno e trino, vi è un eterno scambio d’amore tra le persone del Padre e del Figlio, e questo amore non è un’energia o un sentimento, ma una persona, è lo Spirito Santo.
Come si manifesta a noi Dio-Amore? Siamo qui al secondo momento del nostro itinerario.
Anche se già nella creazione sono chiari i segni dell’amore divino, la rivelazione piena del mistero intimo di Dio è avvenuta con l’Incarnazione, quando Dio stesso si è fatto uomo.
In Cristo, vero Dio e vero Uomo, abbiamo conosciuto l’amore in tutta la sua portata.
Infatti “la vera novità del Nuovo Testamento – ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est - non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti - un realismo inaudito” ( n. 12 ).
La manifestazione dell’amore divino è totale e perfetta nella Croce, dove, come afferma san Paolo, “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” ( Rm 5,8 ).
Ognuno di noi può pertanto dire senza tema di sbagliare: “Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me” ( Ef 5,2 ).
Redenta dal suo sangue, nessuna vita umana è inutile o di poco valore, perché tutti siamo amati personalmente da Lui con un amore appassionato e fedele, un amore senza limiti.
La Croce, follia per il mondo, scandalo per molti credenti, è invece “sapienza di Dio” per quanti si lasciano toccare fin nel profondo del proprio essere, “perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” ( 1 Cor 1,24-25 ).
Anzi, il Crocifisso, che dopo la risurrezione porta per sempre i segni della propria passione, mette in luce le “contraffazioni” e le menzogne su Dio, che si ammantano di violenza, di vendetta e di esclusione.
Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo e sradica l’odio dal cuore dell’uomo.
Ecco la sua veritiera “rivoluzione”: l’amore.
Ed eccoci ora al terzo momento della nostra riflessione.
Sulla croce Cristo grida: “Ho sete” ( Gv 19,28 ): rivela così un’ardente sete di amare e di essere amato da ognuno di noi.
Solo se arriviamo a percepire la profondità e l’intensità di un tale mistero, ci rendiamo conto della necessità e dell’urgenza di amarlo a nostra volta “come” Lui ci ha amati.
Questo comporta l’impegno di dare anche, se necessario, la propria vita per i fratelli sostenuti dall’amore di Lui.
Già nell’Antico Testamento Dio aveva detto: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” ( Lv 19,18 ), ma la novità di Cristo consiste nel fatto che amare come Lui ci ha amati significa amare tutti, senza distinzioni, anche i nemici, “fino alla fine” ( Gv 13,1 ).
Vorrei ora soffermarmi su tre ambiti della vita quotidiana dove voi, cari giovani, siete particolarmente chiamati a manifestare l’amore di Dio.
Il primo ambito è la Chiesa che è la nostra famiglia spirituale, composta da tutti i discepoli di Cristo.
Memori delle sue parole: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” ( Gv 13,35 ), alimentate, con il vostro entusiasmo e la vostra carità, le attività delle parrocchie, delle comunità, dei movimenti ecclesiali e dei gruppi giovanili ai quali appartenete.
Siate solleciti nel cercare il bene dell’altro, fedeli agli impegni presi.
Non esitate a rinunciare con gioia ad alcuni vostri svaghi, accettate di buon animo i sacrifici necessari, testimoniate il vostro amore fedele per Gesù annunciando il suo Vangelo specialmente fra i vostri coetanei.
Il secondo ambito, dove siete chiamati ad esprimere l’amore e a crescere in esso, è la vostra preparazione al futuro che vi attende.
Se siete fidanzati, Dio ha un progetto di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è quindi essenziale che voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga ostacoli alla gioia dell’amore ed impedisca in particolare di gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro reciproco amore.
L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia umana e la coppia formata da un uomo e da una donna ha il suo fondamento nel disegno originario di Dio ( Gen 2,18-25 ).
Imparare ad amarsi come coppia è un cammino meraviglioso, che tuttavia richiede un tirocinio impegnativo.
Il periodo del fidanzamento, fondamentale per costruire la coppia, è un tempo di attesa e di preparazione, che va vissuto nella castità dei gesti e delle parole.
Ciò permette di maturare nell’amore, nella premura e nell’attenzione verso l’altro; aiuta ad esercitare il dominio di sé, a sviluppare il rispetto dell’altro, caratteristiche tutte del vero amore che non ricerca in primo luogo il proprio soddisfacimento né il proprio benessere.
Nella preghiera comune chiedete al Signore che custodisca ed incrementi il vostro amore e lo purifichi da ogni egoismo.
Non esitate a rispondere generosamente alla chiamata del Signore, perché il matrimonio cristiano è una vera e propria vocazione nella Chiesa.
Ugualmente, cari giovani e care ragazze, siate pronti a dire “sì”, se Iddio vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio ministeriale o della vita consacrata.
Il vostro esempio sarà di incoraggiamento per molti altri vostri coetanei, che sono alla ricerca della vera felicità.
Il terzo ambito dell’impegno che l’amore comporta è quello della vita quotidiana con le sue molteplici relazioni.
Mi riferisco segnatamente alla famiglia, alla scuola, al lavoro e al tempo libero.
Cari giovani, coltivate i vostri talenti non soltanto per conquistare una posizione sociale, ma anche per aiutare gli altri “a crescere”.
Sviluppate le vostre capacità, non solo per diventare più “competitivi” e “produttivi”, ma per essere “testimoni della carità”.
Alla formazione professionale unite lo sforzo di acquisire conoscenze religiose utili per poter svolgere la vostra missione in maniera responsabile.
In particolare, vi invito ad approfondire la dottrina sociale della Chiesa, perché dai suoi principi sia ispirata ed illuminata la vostra azione nel mondo.
Lo Spirito Santo vi renda inventivi nella carità, perseveranti negli impegni che assumete, e audaci nelle vostre iniziative, perché possiate offrire il vostro contributo per l’edificazione della “civiltà dell’amore”.
L’orizzonte dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo intero!
Cari giovani, vorrei invitarvi a “osare l’amore”, a non desiderare cioè niente di meno per la vostra vita che un amore forte e bello, capace di rendere l’esistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai fratelli, ad imitazione di Colui che mediante l’amore ha vinto per sempre l’odio e la morte ( Ap 5,13 ).
L’amore è la sola forza in grado di cambiare il cuore dell’uomo e l’umanità intera, rendendo proficue le relazioni tra uomini e donne, tra ricchi e poveri, tra culture e civiltà.
Questo testimonia la vita dei Santi che, veri amici di Dio, sono il canale e il riflesso di questo amore originario.
Impegnatevi a conoscerli meglio, affidatevi alla loro intercessione, cercate di vivere come loro.
Mi limito a citare Madre Teresa che, per affrettarsi a rispondere al grido di Cristo “Ho sete”, grido che l’aveva profondamente toccata, iniziò a raccogliere i moribondi nelle strade di Calcutta, in India.
Da allora l’unico desiderio della sua vita divenne quello di estinguere la sete d’amore di Gesù non a parole, ma con atti concreti, riconoscendone il volto sfigurato, assetato d’amore, nel viso dei più poveri tra i poveri.
La Beata Teresa ha messo in pratica l’insegnamento del Signore: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” ( Mt 25,40 ).
E il messaggio di questa umile testimone dell’amore divino si è diffuso nel mondo intero.
Ad ognuno di noi, cari amici, è dato di raggiungere questo stesso grado di amore, ma solo ricorrendo all’indispensabile sostegno della Grazia divina.
Soltanto l’aiuto del Signore ci consente, infatti, di sfuggire alla rassegnazione davanti all’enormità del compito da svolgere e ci infonde il coraggio di realizzare quanto è umanamente impensabile.
Soprattutto l’Eucaristia è la grande scuola dell’amore.
Quando si partecipa regolarmente e con devozione alla Santa Messa, quando si passano in compagnia di Gesù eucaristico prolungate pause di adorazione è più facile capire la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità del suo amore che sorpassa ogni conoscenza ( Ef 3,17-18 ).
Condividendo il Pane eucaristico con i fratelli della comunità ecclesiale si è poi spinti a tradurre “in fretta”, come fece la Vergine con Elisabetta, l’amore di Cristo in generoso servizio ai fratelli.
Illuminante è al riguardo l’esortazione dell’apostolo Giovanni: “Figlioli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.
Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità” ( 1 Gv 3,18-19 ).
Cari giovani, è con questo spirito che vi invito a vivere la prossima Giornata Mondiale della Gioventù insieme con i vostri Vescovi nelle vostre rispettive Diocesi.
Essa rappresenterà una tappa importante verso l’incontro di Sydney, il cui tema sarà: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” ( At 1,8 ).
Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, vi aiuti a far risuonare ovunque il grido che ha cambiato il mondo: “Dio è amore!”.
Vi accompagno con la preghiera e di cuore vi benedico.