20 maggio 2022
Dimorare nell'amore per essere dimora di Dio
1 – In queste domeniche del Tempo Pasquale siamo ricondotti, dal Vangelo di Giovanni, agli eventi che precedono immediatamente la passione, morte e risurrezione di Gesù.
La liturgia sembra volerci condurre non solo nel Cenacolo, ma dentro la nostra stessa vita, al cuore delle sue paure, dei suoi smarrimenti, della sua incredulità.
Se infatti è vero che crediamo in Gesù Risorto, tuttavia così spesso sperimentiamo la sua assenza e l'angoscia che questa lontananza provoca nella nostra vita.
Questa è l'atmosfera del capitolo 14° di cui leggiamo oggi alcuni versetti.
Due tratti caratterizzano il clima spirituale dei discorsi della Cena.
Un primo tratto: questi discorsi sono situati nel contesto di una cena, che diviene il simbolo di una comunione profonda tra Gesù e i suoi discepoli.
L'ambiente è intimo, interpersonale.
Ci viene così ricordata una dinamica cruciale dell'esperienza cristiana: la verità di Gesù la si comprende non osservandola o studiandola dall'esterno, ma lasciandosi coinvolgere nel suo evento e nella sua esperienza.
Si conosce la verità se si è disposti a lasciare che la propria vita sia introdotta in una via, in un cammino che ci conduce a conoscere il mistero dal di dentro.
Ci fa non solo sapere la verità, ma assaporarla e gustarla.
2 – Un secondo tratto: il clima globale di questi testi è contrassegnato dal turbamento dei discepoli.
Il capitolo si apre con un forte invito di Gesù: "Non sia turbato il vostro cuore".
Verso la fine Gesù ripete con forza: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore".
A creare turbamento concorrono più motivi, ma è bello il modo con cui Gesù invita a vincerlo.
Anzitutto c'è un appello alla fede: "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me".
Poi all'appello alla fede segue l'invito a rimanere nell'amore.
Fede e amore sono i fondamenti dell'esperienza pasquale: la fede conduce all'amore e l'amore nutre la fede.
In questo capitolo risuonano molteplici promesse di Gesù concernenti il futuro dei discepoli … ma la promessa culminante è quella di oggi: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".
Qui ascoltiamo davvero qualcosa di sorprendente: il capitolo si apre con la promessa di Gesù di andare a prepararci una dimora presso il Padre suo, ma poi il discorso si conclude capovolgendo l'immagine: sarà lui a fare della nostra vita una dimora capace di ospitare la visita di Dio.
Siamo noi a diventare luogo di Dio!
Gesù prepara un posto facendo di noi il posto, la dimora dell'amore trinitario, il tempio della sua gloria.
3 – Giuda, non l'Iscariota, domanda a Gesù come mai Egli si manifesti a loro e non in pubblico.
Il discepolo pensava e desiderava, infatti, una grande manifestazione esterna di Gesù, che avrebbe potuto cambiare la storia e sarebbe stata più utile, secondo lui, alla conversione del mondo.
Ma Gesù non è di questo avviso e spiega come la sua manifestazione è una semplice, straordinaria "venuta" della Trinità nel cuore del fedele, che si sarebbe attuata là dove vi è fede ed amore.
Gesù, con questa notizia – bomba della inabitazione, precisa in quale modo Egli rimarrà presente in mezzo ai suoi dopo la sua morte e spiega come entrare in relazione con lui risorto.
La sua presenza dunque si può realizzare fin d'ora nei cristiani ed in mezzo alla comunità, non occorre spettare il futuro.
Il tempio che la accoglie non è tanto quello fatto di muri, ma il cuore stesso dell'uomo che diventa la viva dimore della Trinità.
Ma come può il cristiano arrivare a tanto?
Come portare in sé Dio stesso?
Quale la via per entrare in questa profonda comunione con Lui?
È l'amore verso Gesù.
Un amore che non è mero sentimentalismo, ma si traduce in vita concreta e, precisamente, nell'osservare la sua Parola.
È a quest'amore del cristiano verificato dai fatti, che Dio risponde col suo amore: La Trinità viene ad abitare in lui.
Ma attenzione!
Il segno dell'amore non è l'amore.
Si possono fare le opere dell'amore, senza l'amore.
Si possono osservare i comandamenti e non amare.
( Ricorda il fratello maggiore della Parabola del Padre misericordioso )
Si possono fare tante cose per Gesù e la Chiesa e non amare.
4 – Quali sono le parole che il cristiano è chiamato ad osservare?
Nel Vangelo di Giovanni "le mie parole" sono spesso sinonimo di "i miei comandamenti".
Essi però non vanno intesi come un catalogo di leggi.
Occorre piuttosto vederli tutti sintetizzati in quello che Gesù ha illustrato con la lavanda dei piedi: il comandamento dell'amore reciproco.
Dio comanda ad ogni cristiano di amare l'altro fino al dono completo di sé, come Gesù ha insegnato ed ha fatto.
Come arrivare allora al punto in cui il Padre e la Trinità prenderà dimora in noi?
Attuando con tutto il nostro cuore, con radicalità e perseveranza, l'amore reciproco fra noi.
In questo, principalmente, il cristiano trova anche la via di quella profonda ascetica cristiana che il Crocifisso esige da lui.
È lì infatti, nell'amore reciproco, che fioriscono nel suo cuore le varie virtù ed è lì che può misurare sicuramente la propria santificazione.
È nell'amore reciproco che Gesù è presente, come Risorto, nel cuore dei cristiani ed in mezzo a loro.
5 – Se uno mi ama.
Non basta pregarti.
Amarti significa fare come tu dici, come tu vuoi.
A volte sono davvero esigenti le tue parole, domandano di lasciare il nostro mondo, per entrare nei tuoi sentimenti e volere ciò che vuoi tu.
È tutto qui.
Se uno ti ama non sente neppure il peso delle tue richieste e il tuo giogo diventa leggero.
E se non sapessimo amare?
Gesù ci conosci bene.
Per questo hai promesso la Spirito dell'amore.
È lui che accende e tiene viva la fiamma dell'amore.
Una fiamma, la sua, che illumina e fa capire dal di dentro ogni tua parola, la rende viva e palpitante, la suggerisce al momento opportuno in modo che ci sia guida costante ai nostri passi, giorno dopo giorno.
Allora non sarò più io a vivere, ma vive in me la tua parola; non vivo ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu: vivo te, che sei la Parola, il Verbo del Padre.
Ed ecco scattare il miracolo.
Se vivo la Parola tu vieni a vivere in me.
Se sei la Parola del Padre anche lui è lì dov'è la sua Parola e anche lui vive in me.
Anche lo Spirito è lì, in me, perché è lui che rende vive le parole ed è in lui che il Padre dice te, Parola.
Non soltanto venite, ma prendete dimora: intimità celeste, presenza stabile, duratura, come è quella dell'amore vero.
Amore chiama Amore.
6 – Bisogna fare attenzione a non materializzare questa affermazione.
Per capirla è necessario rifarsi ad un'altra frase di Gesù.
Rispondendo a Filippo dice: "Il Padre che è in me, compie le sue opere.
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro credetelo per le opere stesse".
Gesù porta come prova della sua unità con il Padre le opere che compie.
Non si riferisce ai miracoli, come forse siamo portati a pensare.
Egli non si appella mai ai prodigi per dimostrare di essere una cosa sola con il Padre; si riferisce a tutto ciò che fa.
I suoi gesti sono sempre e solo opere di amore, tendono a liberare l'uomo dal peccato, dalla malattia, dalla superstizione, dalla discriminazione religiosa e sociale.
Che cosa significa allora che Gesù e il Padre abitano in noi?
Vuol dire che, dopo aver ascoltato al parola del Vangelo, noi riceviamo la vita di Dio, il suo Spirito e siamo portati a compiere le stesse opere di Gesù e del Padre, diventando a nostra volta liberatori dell'uomo.
Per questo non è difficile riconoscere se e quando in un uomo sono presenti Gesù e il Padre.
7 – In che cosa consiste la missione dello Spirito Santo che Gesù promette in dono?
Lo dice lui stesso: "Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto".
Nel corso della sua vita terrena, Gesù ha già trasmesso tutto quanto voleva affidare agli Apostoli: ha portato a compimento la Rivelazione divina, cioè tutto ciò che il Padre voleva dire all'umanità con l'incarnazione del Figlio.
Il compito dello Spirito è quello di far ricordare, cioè far comprendere in pienezza e indurre ad attuare concretamente gli insegnamenti di Gesù.
E proprio questa è anche la missione della Chiesa, che la realizza attraverso un preciso stile di vita.
Attenzione a tre rischi.
1) Diventare ascoltatori abitudinari.
Cristiani cioè sui quali la Parola di Dio rimbalza, senza lasciare il minimo segno.
2) Diventare ascoltatori superficiali.
Cristiani cioè che si infiammano facilmente per le belle parole, senza costruire qualcosa di serio.
3) Diventare ascoltatori confusionari.
Cristiani cioè che pretendono di far dire a Dio quello che più fa comodo.
Lasciamoci invece sorprendere dalla Parola di Dio.
8 – L'amore porta Dio a casa nostra, lo fa entrare dentro di noi, gli fa scegliere il nostro cuore come sua dimora.
E noi allora diventiamo il suo Cielo, il luogo del suo riposo e della sua gioia.
Quando amiamo, noi siamo "il Paradiso" di Dio e perciò possiamo godere della sua pace, in ogni momento, qualunque cosa accada.
C'è un bel canto alla Madonna che tra l'altro dice: "Ave Maria, di Dio sei il Paradiso, Ave".
9 – "Vi do la mia pace".
Sono molti i conflitti oggi nel nostro pianeta.
Alcuni sotto gli occhi di tutti ( Ucraina – Russia ), altri sono dimenticati, ma non per questo meno crudeli.
Violenza, odio, atteggiamenti litigiosi spesso sono presenti anche in quei Paesi che vivono "in pace".
Ogni popolo, ogni persona avverte un profondo anelito alla pace, all'unità.
Eppure, nonostante gli sforzi e la buona volontà, dopo millenni di storia ci ritroviamo incapaci di pace stabile e duratura.
Gesù è venuto a portarci la pace, una pace che non è quella che dà il mondo, perché non è soltanto assenza di guerra, di liti, di divisioni.
La sua pace è anche questo, ma è molto di più: è pienezza di vita e di gioia, è salvezza integrale della persona, è libertà, è fraternità nell'amore fra tutti i popoli.
E cosa ha fatto Gesù per donarci la sua pace?
Ha pagato di persona.
Anche a noi la costruzione della pace richiede un amore forte, capace di amare perfino che non contraccambia, di superare la categoria del nemico, di amare la patria altrui come la propria.
Il mondo cambia se cambiamo noi.
La pace e l'unità corrono parallele.
Vieni, Spirito Santo, addolcisci il cuore di pietra, rendilo docile e malleabile, così che Gesù possa imprimervi le sue parole.
Vieni, Spirito d'Amore, infondi il fuoco del tuo amore perché io accolga le parole di Gesù e le possa vivere fino ad essere tempio dell'amore dove tu possa dimorare con il Padre e con il Figlio ora e sempre.
Don Osvaldo