Un tempo da donare agli altri |
Giuseppe ha una sessantina d'anni.
È riuscito ad andare in pensione con la sfilza di prepensionamenti che tante ditte hanno incoraggiato.
Ha un buon reddito e potrebbe godersi la vecchiaia e i nipotini. Certamente lo fa.
Ma riesce a ritagliare un paio di ore al giorno per andare a casa di chi è malato di cancro. Proprio così, di cancro.
Qualche anno fa ha conosciuto un'Associazione, ha frequentato i corsi di preparazione e poi ha intrapreso il suo cammino di volontario.
Le prime volte è stata dura: entrare in case dove regna il dolore e la sofferenza non è così semplice, ci si sente impotenti.
Poi ci si accorge dell'immenso bisogno di parlare, di sfogarsi, che i malati ed i loro familiari hanno, della gioia e della serenità che si riesce a donare soltanto con la presenza, con qualche parola di conforto. ( Beppe Gandolfo, 1999 )
In Italia un anziano su tre sopra i 65 anni si occupa di volontariato.
Un terzo di loro è impegnato per aiutare altri anziani in difficoltà, mentre un 20% assiste i malati.
Più di metà collabora con un ente religioso ed il 28% definisce il proprio impegno come derivante dalla scelta di fede.
Per molti di essi il servizio dona un senso speciale alla propria esistenza
Così scriveva Paolo l'apostolo ai cristiani della città di Corinto: "Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità.
Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi ( … ).
Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno ( … ).
Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà.
Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno.
Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.
Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro". ( 2 Cor 8,9 )
Il dono in questi anni ha cambiato natura: sul piano sociale è diventato beneficenza amministrata, e su quello individuale una consuetudine che si teme di abbandonare e, perciò, si mantiene con la minor spesa possibile.
L'esperienza e la riflessione ci insegnano che il valore aggiunto del dono consiste unicamente nella relazione.
Non per nulla spesso diciamo: "Ho ricevuto più di quanto ho dato".
Vista nell'ottica del dono, la carità fraterna è un comando che coinvolge ogni età: annunciare il Vangelo e servire i poveri, infatti, non sono frutto dell'abbondanza delle forze e delle risorse, ma decisione interiore di partecipare in modo personale al servizio della riconciliazione.
Tanti gesti spiccioli di amore non richiedono altre energie se non quelle del coraggio e della fermezza nella fede.
- La carità è al tempo stesso espressione, riconoscimento ed accoglienza dell'amore di Dio: come posso viverla nella mia giornata, anche se non posso più uscire di casa o non ho le forze fisiche per impegnarmi nel servizio?
- L'apertura verso gli altri non è un semplice "fare l'elemosina", ma assume il senso di un rinnovato stile di vita: come posso, alla mia età, rinnovare il mio modo di essere disponibile agli altri, di fare le piccole scelte di ogni giorno tenendo conto degli altri, di essere tra i miei familiari e vicini segno di amore e condivisione?
- Il cristiano è capace di donarsi perché ha accolto il dono di Dio accettando il Vangelo: come posso coltivare la fede in Gesù in modo che questa mi aiuti ad essere più disponibile, più aperto, meno incline al giudizio, più misericordioso, più capace di servire che di essere servito?
Della prima comunità cristiana di Gerusalemme si ricorda ancora oggi un aspetto particolare: l'amore che regnava al suo interno.
Tutti erano un cuore solo ed una anima sola.
I fratelli si aiutavano, erano contenti nello stare insieme, non facevano discriminazioni.
Era un esempio di amore e stima.
Questo è un esempio di come si possa vivere l'amore vicendevole.
Perché i cristiani devono amare gli altri?
Per il fatto che noi stessi siamo stati amati prima da Gesù, e quell'amore non può rimanere chiuso nel nostro cuore ma ci apre ai fratelli ( figli, come noi, dell'unico Padre ), nel cui volto riconosciamo quello di Gesù.
Quali possono essere le principali azioni con cui esprimere la vicinanza ai fratelli?
Tante. Ad esempio l'accoglienza ( che offre da mangiare e da bere a chi è più povero, che veste chi non ha vestiti, che ospita chi non ha casa ), l'attenzione agli altri (che sa stare vicina agli ammalati, ai carcerati, a chi si incontra con il mistero della morte).
Ancora, la volontà di dare consigli buoni, cioè ispirati al Vangelo, a chi mi sta vicino, aiutare a comprendere il pensiero di Gesù sulle grosse questioni della vita, stimolare chi vive disordinatamente ad orientarsi verso il bene, consolare chi è afflitto e abbandonato, farsi capace di perdonare le offese subite, vivere con pazienza, pregare con convinzione per tutti, specie per chi è in difficoltà.
Gesù servo dell'umanità, tu che, pur essendo Signore e Maestro, ti sei fatto nostro servo,
insegnami a servire; insegnami a scoprire
le aspirazioni, i desideri degli altri;
insegnami a rendere servizio, ad offrire volentieri il mio soccorso a quanti mi chiedono aiuto;
aiutami a servire con gioia gli altri anche
se sono esigenti, capricciosi, difficili.
Insegnami a non aspettare né ricompensa
né riconoscenza, pensando unicamente
alla felicità altrui.
Se desideri mettere a disposizione il tempo ritrovato - in occasione della pensione - per vivere nelle piccole cose l'atteggiamento di dono, di disponibilità e di servizio verso gli altri, chiedi consiglio al tuo Parroco o rivolgiti ad una associazione di volontariato.
Puoi trovare utili indicazioni contattando la Caritas Parrocchiale, la Caritas Diocesana, l'Ufficio Diocesano per la pastorale degli anziani.