Impegnati a costruire la società |
Avevamo scelto i temi di questa scheda molto tempo prima dell'attentato di Manhattan, del crollo delle Torri Gemelle e della guerra in Afghanistan: ma proprio la drammatica crisi internazionale scoppiata l'11 settembre 2001 dimostra quanto sia necessario parlarne.
Quando eravamo più giovani discutevamo con passione o almeno ci informavamo di politica, di partiti, di sindacato, di economia, e, forse, abbiamo anche partecipato attivamente.
Oggi invece molti, specialmente fra gli anziani, sono delusi e stanchi di questi argomenti; non partecipano più, se ne disinteressano, o addirittura hanno un rigetto, come cittadini ancora prima che come cristiani!
Sarebbe lungo e complesso approfondirne qui i motivi e le ragioni, ma proviamo a fare almeno una carrellata dei vari aspetti.
Molti diffidano dei partiti e dei sindacati, e non mancano i motivi.
Rinunciamo a partecipare, anche se gli argomenti ci toccano da vicino, come: sanità, economia, lavoro, tasse, corruzione, usura, giustizia, servizi ai più deboli, scuola, droga, ecc., tutti temi che dovrebbero essere trattati con moralità, competenza, attenzione…
Davvero pensiamo di poterci disinteressare della "politica", separandola totalmente dagli interessi personali o privati, rinunciando anche ai diritti connessi alla cittadinanza?
Chi non ha sentito parlare di "globalizzazione"?
È un argomento quanto mai attuale e vasto, purtroppo un po' banalizzato e distorto dai fatti successi a Genova, in occasione della riunione del G8, composto dai capi degli otto Paesi più sviluppati.
Eppure, sempre di più, tutto è e sarà "globale": l'economia e il lavoro; gli immigrati e i rifugiati; il commercio e il mercato; il sottosviluppo e la solidarietà; la povertà e il dolore; il terrorismo, la pace e la guerra; la fame e il consumismo; gli armamenti e il petrolio; il rispetto dell'ambiente e la crescita sostenibile.
Non vogliamo almeno informarci sui fatti, magari sentendo più campane ( anche quelle semplici ma meno "interessate", per es. La Voce del Popolo, le riviste missionarie, ecc. )?
Ci sono poi attualità più casalinghe, meno drammatiche ma non meno importanti, che ci interpellano ogni giorno.
La nuova moneta euro, oppure l'insicurezza, la microcriminalità; le disfunzioni quotidiane di tanti servizi pubblici, le pensioni e il "welfare"; ecc.
È giusto e utile il solo atteggiamento di scoraggiamento e di protesta ( "È tutta una truffa"; "Sono tutti incapaci e corrotti" )?
E se governare fosse sempre più un'arte difficile e complessa; e se molti inconvenienti nella nostra società fossero inevitabili? Forse è molto più facile criticare.
Su molti di questi temi ( ma anche su altri! ) siamo … disfattisti, anche solo per contraddire i nostri figli, i nostri nipoti.
Può anche darsi che si abbia qualche volta ragione, ma non varrebbe la pena tentare di capire anche le ragioni delle nuove generazioni?
Su tutte le situazioni, le problematiche, gli argomenti appena elencati, volendo è possibile avere dati, numeri, tendenze, ecc.
Del resto li abbiamo sentiti tante volte e non ci impressionano più:
sulla terra siamo sei miliardi, e almeno un miliardo è ridotto alla fame mentre 600 milioni sono ipernutriti;
la povertà uccide un bambino ogni 3 secondi;
1,2 miliardi di persone sono totalmente privi di acqua potabile;
1,6 miliardi sono analfabeti;
l'86% dei consumi mondiali si deve al 20% della popolazione più ricca;
in molti Paesi dell'Africa, dell'America latina, dell'Asia, il reddito medio pro capite è di € 1,30 al giorno ( 2.500 delle vecchie lire ), contro i circa 51 euro di noi italiani ( 100.000 lire );
per dare a tutti alimentazione e sanità di base occorrerebbero 13 miliardi di dollari: in Europa la spesa annua per gelati è di 11 miliardi di dollari, per le sigarette 50 miliardi, per alcolici 105 miliardi, per spese militari nel mondo 780 miliardi…
Noi anziani dovremmo almeno commuoverci per queste situazioni, e forse tanti nostri problemi, grandi e piccoli, assumerebbero un'altra dimensione.
Saremmo più disponibili al dialogo e alla collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, testimoni modesti, ma tenaci e pazienti, impegnati a costruire insieme la città dell'uomo.
Il cristiano testimonia la salvezza del Signore, che opera nella storia, servendo la persona e la società.
Per aiutare la crescita integrale di ogni uomo, promuove, secondo le sue possibilità, la solidarietà a vari livelli, dalla famiglia alle comunità particolari, alla comunità politica, fino alla comunità internazionale.
Dalla parola di Dio, attraverso l'insegnamento sociale della Chiesa, riceve motivazioni ed orientamento per il suo impegno, in modo da contribuire efficacemente a edificare un ordine sociale fondato sulla verità, la giustizia, l'amore e la libertà.
"Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!"". ( Is 58, 5-9 )
Molti considerano la fede un fatto privato, quasi irrilevante nei riguardi dei problemi sociali e politici.
La stessa Chiesa, mentre viene stimata per le opere caritative, viene meno compresa nel suo insegnamento sociale.
La fede cristiana è invece sorgente di valori per la vita sociale e politica, e di impegno ispirato dal comandamento dell'amore e sempre teso al servizio del bene comune.
Ogni uomo è figlio di Dio, e Dio agisce con l'uomo nella storia: i cristiani debbono riflettere queste convinzioni di fede in ogni realtà che concerne l'uomo, la sua dignità, il suo sviluppo, la sua convivenza.
- Perché la fede cristiana è considerata spesso in modo intimistico o individualistico, separata dai problemi della vita sociale?
- La dottrina sociale della Chiesa è conosciuta? Come viene considerata ed accolta?
- Come la fede cristiana può contribuire a formare persone capaci di un coerente impegno sociale e politico nel nostro Paese?
- Che cosa posso cambiare nella mia vita quotidiana?
Nei primi tempi della Chiesa la comunità cristiana non era direttamente coinvolta nella gestione della società perché allora si pensava che il re fosse colui che doveva provvedere da solo.
Poi, anche grazie alla penetrazione della parola del Vangelo, il mondo ha scoperto che il bene pubblico è una cosa che deve stare a cuore a tutti.
E soprattutto ai cristiani.
Il Vangelo è un continuo invito a farsi carico gli uni degli altri, a rendersi disponibili a costruire il Regno di Dio nel mondo.
È un incarico che ci viene dal battesimo.
Infatti siamo stati innestati nella regalità di Gesù.
Questo vuol dire che ogni nostra azione è volta a indirizzare il mondo intero a Dio, a riportare tutte le cose a lui che è il Creatore e il Redentore.
La Chiesa arriva a proporre un pensiero per la società fondato sulla responsabilità, sulla solidarietà e sulla collaborazione.
Un pensiero che richiama la società a vivere nella giustizia, a costruire la pace, a realizzare tutte le condizioni necessarie perché ogni uomo possa avere il necessario senza spadroneggiare sulle cose e sulle persone.
Questi principi non sono solo per pochi, per quelli che hanno "il pallino della politica", ma sono per tutti i cristiani.
Fanno parte dell'annuncio di Gesù, che è venuto ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi.
O Dio, che hai dato a tutte le genti
un'unica origine e vuoi riunirle
in una sola famiglia, fa' che gli uomini
si riconoscano fratelli e promuovano
nella solidarietà lo sviluppo di ogni popolo,
perché con le risorse che hai disposto
per tutta l'umanità, si affermino i diritti
di ogni persona e la comunità umana
conosca un'era di uguaglianza e di pace.
( dalla Liturgia )