Crocevia |
Quando da bambini giocando sapevamo davvero fare i ladri o le guardie, eravamo seri.
Dobbiamo riprenderci la nostra serietà come quando facevamo qualche cosa di "male": lo sapevamo e dentro non ci sentivamo a posto.
Come quando arrossivamo.
Come quando ci siamo "innamorati" la prima volta.
Come quando abbiamo perso la prima cosa che pensavamo di non perdere mai.
Come quando è finito il primo amore.
Come quando abbiamo vinto una medaglia.
Come quando papà ci ha picchiato.
Come quando abbiamo detto bugie.
Siamo passati da queste cose molto serie per crescere.
Divieti e prescrizioni sono stati i paletti, le porte di uno slalom speciale che poi è diventato gigante e poi discesa libera e poi infortuni, scontri in pista, acciacchi.
Questo desiderio di tornare ad essere seri è profondamente necessario, e per questo vero per tutti.
Inutile il bluff.
Ma essere seri perché?
Per ricominciare.
Che senso avrebbe essere seri per continuare in uno stato di crisi migliorandone psicologicamente alcuni aspetti ma sostanzialmente rimanendo così come si è.
Non si può cambiare senza ricominciare.
Ma la memoria?
La storia?
Non sono un ostacolo, sono la forza, l'energia dell'anima della nuova vita perché ricordano quei "come" della nostra infanzia e gli errori fatti tanto da sapere di non doverli più fare.
Spesso ci viene posta la domanda, o ci si chiede: cosa farei se potessi tornare indietro?
E la risposta è in genere falsa.
Chi non è soddisfatto ha una sola risposta possibile: ricominciare.
Che non vuol dire rinascere, tornare bambini e rifare cammini già fatti ma vuol dire riflettere sul proprio stato, mettere tutto al servizio del nuovo che andiamo a intraprendere.
È il vero ricominciare che ha dentro la forza della memoria e con questa forza può ricominciare.
Ricominciare ad essere meglio di quello che si è.71
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71 | Mons Giuseppe Pollano, Convegno "Cristiani scelta adulta" Torino 20.11.93: "Le persone si pensano e si progettano in un certo modo, l'uomo nuovo parte da qui. La condizione adulta è un processo instabile, è una condizione di un uomo patologicamente inquieto, problematico. Gli uomini, secondo Platone, sono composti di desiderio, ragione e grandezza ( Ap 3,16 ). La vita è carnevalizzata in una giostra esistenziale nella quale la civiltà diventa l'approssimazione a uno pseudo-bene comune. La democrazia-cleptocrazia non riesce più a farcela senza i cristiani. Bisogna fare il bene dove c'è il male. In questo secolo degli inermi l'uomo nasce per avere paura ( Hegel ). Invece egli ( Gen 1,31 ) è creato molto buono. Gli uomini sono troppo tristi, anche Gesù ha pianto davanti a Gerusalemme, ma poi è andato a morire e a risorgere a Gerusalemme. L'uomo sta nel quadrato della tecnica e si entra nel mutismo dei problemi, che non si devono porre. La rivelazione di Dio sull'uomo è oltre la tentazione di non credere; Gesù Cristo ( Col 1,15-2,9 ) porta in sé tutta la pienezza della divinità condensata nella sua corporeità. Gesù ( Rm 5,14 ) è la mia figura di adulto. Noi siamo in lotta per una ricerca di protagonismo, radice del nulla, ma per Dio l'uomo non è il centro di nulla, non abbiamo il diritto di dire: "guardate me e imparate". Non c'è altro o "più" centro dopo Gesù e noi dobbiamo somigliargli. Dinanzi a Cristo è giusto dire più sono più ti somiglio. È Cristo l'adulto totale. Il contegno dell'uomo Cristo è il contegno dell'uomo decisivo, il contegno degli altri è approssimato a Lui ( 2 Cor 3,18 ). Dobbiamo rivestirci di lui per non restare "uomini di terra". Il tempo di Gesù è quello pieno; quel vuoto che ci prende alla domenica ( F. Sagan ) deve volontariamente essere pienezza riempita. Allora il progetto esistenziale è essere per la vita qui e adesso. Lievito come fermentazione del regno di Dio, che lievita ogni giorno il nostro sentimento, il nostro mondo. Cristo non è un apatico. Il bambino, il massimo della affettività, per Cristo è il nuovo discepolo, il vero adulto. La logica di Cristo demolisce l'adulto per ricostruirlo come Lui vuole Cristo adorante e orante è esempio per l'adulto che si converte incessantemente per farsi cristiano. L'io di Cristo senza violarci ci occupa ( B. Haring - io + Lui, Lui + io - ) Quando entriamo in noi e insieme in Cristo, vuol dire essere compiuti. È il mistero della comunione dei Santi. |