Crocevia

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Un fascio di fili

Un fascio di fili che partono dalle sue mani.

Li stringe, non li lascia sfilarsi, ma non può far nulla per chi taglia, strappa il filo.

Essere in rapporto con Lui in questo modo è il nuovo "limite" che ci poniamo.

Al nostro raziocinio alla nostra presunzione poniamo limite in Lui.

Pensiamo allora quale dinamica assumono le nostre cose.

I nostri giudizi sono limitati dai Suoi, la nostra vita è limitata, illimitata dalla Sua.

Solo così possiamo cominciare ad imparare non più la dimensione mortale che impariamo alla scuola di questo vivere, ma solo quella vitale, eternamente vitale.

Non può che essere così se si sceglie Lui perché ancora una volta incontriamo la Sua dimensione eterna sia per le Sue parole ma soprattutto per la Sua vita.

La certezza è che è morto in croce anche per amor mio.

Chi conosce un po' d'amore non ha dubbi.

Riflettiamo su questo e pensiamo al nostro amore per i nostri più cari, per noi stessi.76

Siamo lontani dal morire per amore, ma se ci sforziamo possiamo capire che l'amore comincia quando comprendiamo questa possibilità.77

E per la misericordia creatrice di Dio questa morte d'amore diventa vita e non potrebbe essere altrimenti: se no, che amore avrebbe per me un Padre che mi da la vita e poi al culmine del mio essere uomo, che comprende tutto l'amore possibile, me la toglie?

Sarebbe una punizione assurda!

Invece se cerco, se tento di seguire Gesù, ecco che divento per sempre tutta la creatura che sono stata predestinata ad essere.

Come non tentare una vita così?

Posso entrare in scia, e comunicando e ascoltando ricomincio.

Questa scia comincia sempre nel luogo sacro di ogni uomo che è quella radura interiore, inviolabile libertà, a cui io posso sempre tornare.

È un posto ideale che mi appare pieno di sole con angoli in ombra lambiti da un ruscello aperto disteso al sole dolce del mattino inoltrato dove mi posso fermare senza paure e con la certezza di essere al sicuro.

E li ascolto i tumulti interiori, guardo lo stato delle mie ferite, i lividi e le guarigioni,78 mi calmo.

Ed entro in scia è li che incomincia.

Allora vedo di nuovo Gesù.

Posso dire di nuovo sì.

E ricominciare.

È il luogo vero della libertà, per l'inizio sempre nuovo della vita, ricostituito con forza dalla coscienza della verità, dall'onestà del pentimento e del nuovo proposito di essere di nuovo degna creatura, e con questo immediatamente riprovo l'attrazione solita e sempre nuova di Gesù.

Rientro in scia e nessuno mi chiede nulla, ma solo riprende il dialogo di comunione interrotto e gli angeli riscrivono il mio nome tra gli effettivi.

Gesù si volta e sorride.

Il filo è riannodato.

Scenderà ad abbracciarmi più tardi.

Gesù fa per noi quello che ci serve.

Gesù fa, per noi, tre cose essenziali che corrispondono ad altrettante nostre scelte possibili per Lui.

Infatti il rapporto che abbiamo con Lui vive di reciprocità.

Comincia a parlarci. ( Ascoltiamo, Mt 4,12-23 ).

Ci sono momenti in cui ci sentiamo diversi, più uomini di quello che siamo, più pieni, più ampi, in grado di fare di più e meglio la nostra parte; ma poi quasi ci risvegliamo, torniamo alla nostra dimensione contratta un po' atrofizzata.

La nostra intera capacità umana si chiude ai livelli più bassi più gravitazionali.

Siamo più pesanti.

Ecco, nei momenti in cui ci sentiamo diversi, se riusciamo a sentire l'essenziale ecco che Gesù ci parla.

Noi non sappiamo che è Lui, ma riteniamo sia la nostra coscienza, la nostra interiorità che si manifesta, una qualche dimensione psicologica o psichica che si manifesta.

Invece è Lui.

Certo percepiamo solo frammenti, come è successo a chi ha dovuto leggere e ricomporre antichi manoscritti, parti di epigrafi.

Gesù parla forte e chiaro ma noi siamo su lunghezze d'onda disabituate, rese insensibili dalla durezza del nostro vivere.

Ma entrando in sintonia con questi momenti sentiremo sempre meglio.

A questo sentire meglio corrisponderà una vita migliore.

Ci chiama a seguirlo. ( Gli andiamo incontro, Gv 15,16 ).

Non dobbiamo far diventare questi momenti come meditazioni più o meno psichiche o razionalmente; fondate o fatte con mestiere mistico, non servono.

L'ascolto, la vera preghiera, mi disse padre Giovanni, è prendere coscienza della comunione d'amore che il Padre per il Cristo nello Spirito Santo ha stabilito con ognuno di noi.79

E Gesù che ci conosce bene ci dice una cosa sola: "seguimi".

Non può chiederci altro.

Per questo è vero.

Molti altri ci possono parlare e ispirare, ma sempre ci chiedono altre cose: il loro "seguimi" non può essere così semplice, va motivato, è sempre un "seguimi perché".

Solo Lui può curarci e ci guarisce sempre.

Nel momento in cui lo seguiamo, ci innamoriamo perché scopriamo il suo amore per noi.

Questo amore reciproco che sentiamo vivere in noi ci restituisce la nostra umanità creata.

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76 San Bernardo di Clairvaux, De diligendo Deo, Opera Omnia, Ed. Cistercensi: "Si possono identificare quattro gradi dell'amore che si manifestano nell'uomo, unico essere che ama e che incontra nell'altro l'amore:
1. L'UOMO SI AMA PER SÉ STESSO,
2. L'UOMO AMA DIO PER SÉ STESSO,
3. L'UOMO AMA DIO PER LUI,
4. L'UOMO AMA SÉ STESSO PER DIO
77 H. U .Von Balthasar, Cordula, Ed. Dheoniane. Estratto originale dal testo. "Perché Gesù Cristo non ha predetto altra sorte che la sua, e cioè persecuzione, insuccesso, passione? Un mandato non comporta la garanzia della sua esecuzione fino alla fine. Sovente, tra le opere umane le maggiori sono quelle che lasciano prevedere cose enormi ma poi si interrompono anzitempo, tanto più se si considera che i cristiani sono considerati agnelli fra i lupi. CHI PREFERISCE GESÙ SCEGLIE LA CROCE COME LUOGO DOVE MORIRE, E NON UN'EVENTUALITÀ, MA UNA CERTEZZA ASSOLUTA. L'affermazione finale illumina allora il paradosso di tutto il discorso: "Chi cerca di acquistare la sua vita la perderà chi invece avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà". Chi punta sull'uno guadagna tutto, sapendo però di perdere tutto ciò che non è l'uno. Coloro che aderiscono a Lui sono necessariamente oggetto dell'odio di tutti gli altri. A causa del suo nome sono odiati da tutti. Ciò significa che a creare i martiri non è un malinteso umano, bensì una necessità divina. ( nota 1, Josef Schmid ).
Cap. 2 - Il caso serio in quanto forma
Le parole misteriose di Paolo nella lettera ai Galati: mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me. Fede e vita di fede significa ringraziare con tutta la vita di essere debitori di tutta la propria esistenza al Gesù storico. Qui sta la logica del cristianesimo che non si può dir grazie in modo adeguato se non con tutta la propria esistenza. La morte di Cristo è per noi lo spuntare della gloria divina dell'amore e concepire se stessi in base a questa morte come esistenza di fede significa dare un interpretazione di sé che si fonda non sopra un fenomeno terminale e marginale ma nel centro assoluto della realtà. Ciò esige che l'uomo possa coincidere con questo centro soltanto toccandolo con il suo termine, la propria morte, cercando di comprendere la serietà dell'amore di Dio mediante il proprio caso serio. L'anticipazione della propria morte come risposta alla morte di Cristo è il modo per assicurarci seriamente della nostra fede. Comprendo con la fede che Gesù ha subito la morte per me, acquisto mediante la fede ( non altrimenti! ) il diritto di concepire la mia vita come una risposta ad essa. Se è diritto, ha per suo rovescio il dovere di prendere sul serio il caso serio, in base al quale do un'interpretazione di me stesso.
Cap. 3 - Solitudine della morte e missione
Moriamo soli ( è l'unico e vero senso dell'individualità del cristiano ) non esiste perciò sulla terra comunione nella fede che non derivi dall'estrema solitudine della morte di croce. In quell'incontro non sono possibili condizioni di nessun genere, che un uomo possa porre relativamente agli altri uomini, l'amore cristiano per il prossimo è piuttosto il risultato del suo sacrificio.
Cap. 4 - All'origine della Chiesa
La Chiesa nasce sulla croce. Il terribile dovere dell'amore di essere d'accordo con la morte, il "martirio incruento" di Maria è il caso serio da cui nasce la Chiesa, l'assenso senza limiti che pertanto includeva l'estremo il morire e l'uccidere: e precisamente come accettato, se è secondo la tua parola. QUESTA SÌ È LA FONTE E L'ORIGINE DI OGNI PREGHIERA. Nessuna preghiera può porre condizioni, essa inizia sul serio quando si decide ad essere senza condizioni. Se nell'antico testamento l'uomo per la sua sofferenza sembrava essere in un certo senso superiore nei confronti di Dio, dopo la Croce ciò non è più possibile, perché l'accordo senza limiti di Maria con l'obbedienza senza limiti del Figlio del Padre è divenuto il cuore della Chiesa. Dall'Eucarestia si celebra sempre in atto la Chiesa che ispirò Caterina da Siena: il continuo scorrere del sangue della croce, che produce nella Chiesa una continua espiazione e santificazione, "torchio mistico", come "vite", nella devozione alle ostie che sanguinano. Chiesa che dalla ferita del costato di Cristo, che nello stesso tempo è la Chiesa con il calice accanto alla croce, che raccoglie il sangue della ferita. Lo stato matrimoniale in sé è uno stato della creazione e quindi uno stato del tempo che scorre; diventa uno stato di testimonianza per Cristo nella misura in cui, entro la forma di vita che gli è propria, realizza lo spirito dello stato di Cristo e di Maria: mediante il sacramento e mediante i sentimenti personali. Anche il sacramento del matrimonio conferisce benedizioni in base alla croce e comunica grazie in base al confine della morte: grazie dell'amore-che-rinuncia per tutti i giorni della vita temporale. Gli sposi sono privati del potere di disporre del loro corpo a vantaggio del coniuge ( 1 Cor 7,4; Ef 5,28 ). La Chiesa non ha un essere che possa essere staccato da Cristo, è un continuo staccarsi da Lui ed il luogo della formazione è a sua volta sempre il luogo dove avviene lo scambio meraviglioso tra il peccato e la grazia tra la morte e la vita: la croce. Soltanto sulla croce si fa chiaro lo scopo dell'incarnazione di Dio. Se la Chiesa è l'albero cresciuto dal piccolo granello di senape della croce, quest'albero è destinato a produrre a sua volta granelli di senapa, e quindi frutti che ripetono la forma della croce, perché proprio alla croce devono la loro esistenza. Producendo i frutti la Chiesa ritorna alla propria origine.
Cap. 5 - Mistero di gloria
La croce è l'autoglorificazione dell'amore di Dio nel mondo ( che dimostra ) nell'estrema debolezza, d'essere più forte di tutta la colpa del mondo. L'estrema volontarietà nell'esperienza della sofferenza ( all'isolamento fisico corrisponde l'incatenamento spirituale ) rimane funzione di una estrema volontarietà: "per questo il Padre mi ama, perché io do la mia vita, per riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie. La do da me. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla"( Gv 10,17-18 ). Il potere di dare implica il potere di riprendere. Morte e risurrezione non sono che due facce di uno stesso avvenimento d'amore; la gloria che diviene visibile a Pasqua è già presente nella gloria velata del Venerdì Santo. L'amore che dal risorto fluisce nella Chiesa e nel mondo è dischiuso fatto fluire, liberato dal colpo di lancia. Ma ogni trasfigurazione ed illuminazione di un'esistenza cristiana non può dimenticare di sgorgare dall'oscurità della morte. Il corso della sofferenza nell'ultima notte è il corso della vita presente fino al limite estremo che le è proprio. Qui l'amore umano ( divino ) del Signore raggiunge le proprie dimensioni estreme. È QUESTO L'IDEALE, LA MISURA PIENA, LA NORMA SUPREMA DI UN AMORE UMANO. La trasfigurazione pasquale è al di là che, al confine, apre le porte della vita eterna a colui che muore di qua a tutto il Cristo, spirito, anima e corpo. Il Signore celeste eucaristico non può più in alcun modo trovare posto nel vecchio cosmo. La dimensione che si apre per accogliere nella trasfigurazione il cosmo non è disponibile in alcun modo per il cosmo. La storia del mondo non è in nessun caso una progressiva cristificazione del cosmo sia mediante l'Eucarestia e lo sfruttamento di essa per scopi mondani, sia mediante devoluzione delle virtù teologali alla comune opera mondana dell'umanità. Una simile visione dimenticherebbe due cose: primo che l'aldiquà delle ultime cose ( eschaton ) è la morte di croce; secondo che la Chiesa ed il singolo cristiano sono sempre collocati nel duplice mistero di croce e risurrezione. "Voglio divenire conforme a lui per la morte, perché m'avvenga d'arrivare alla risurrezione di tra i morti" ( Fil 3,11; Col 2,12 ). L'evento di questa svolta è dato ai cristiani come il centro della loro esistenza ( esistenza escatologica collocata dove ) il mondo antico per grazia di Dio si trasforma nel nuovo. E ciò nella morte di Cristo, risparmiata come maledizione ( Gal 3,13 ). Il cristiano vive nell'ambito dell'evento dell'amore assoluto, cioè nell'ambito di quell'infinito al di là del quale non si può immaginare nulla di più grande. Tale evento è il centro dell'esistenza e tutti i valori del mondo gravitano per lui intorno a questo centro. Il mondo, per quanto assuma atteggiamenti profani, è bagnato dalla luce sacrale dell'amore assoluto non ne è illuminato soltanto esternamente ma infiammato nel suo intimo. Perché Dio si è fatto carne. L'accento cade sul corpo solo nel quale l'anima si attua. Perché il cristianesimo non è una religione di SPIRITO, ACQUA E SANGUE che rendono testimonianza inseparabilmente uniti ( Gv 5,6-8 ). Dove il cristianesimo è soltanto interiore e spirituale non può vivere a lungo. Paradossalmente già nell'Antico Testamento la gloria di Dio è visibile ed è portata a compimento nella gloria di Gesù Cristo: "questa noi abbiamo vista ( Gv 1,14 ), là dove sangue ad acqua fluiscono dal costato trafitto" ( Gv 19,35 ). Visibile significa che entra nel campo visivo dell'uomo considerato nell'unità di spirito e corpo: più ancora che si impadronisce del campo visivo per verificarsi in esso. La visibilità che alla fine supererà in evidenza tutto il resto ( Ap 1,7; Mt 24,30 ) ha già avuto inizio nell'esistenza di Gesù. L'inaccessibile come tale si crea una epifania di gloria ( Tt 2,13 ) non per essere dominato dagli uomini ma per introdurli nel suo campo. L'esistenza di tale campo aperto si chiama fede - accettazioni di essere assunti da Dio in Cristo - ed appunto per questo racchiude in sé la speranza della partecipazione alla vita eterna dell'amore, che già si offre nell'apertura stessa del campo. Regolare la propria esistenza su queste tre realtà significa vivere secondo il caso serio. Soltanto una simile esistenza è testimonianza ( martyrion ) per la verità della quale vive
78 Non è la sofferenza ma la guarigione che glorifica Dio. Dio è glorificato dalla liberazione delle nostre croci e ciò prova l'opera perfetta compiuta da Gesù Cristo Crocifisso e Risorto. Non offriamogli la malattia che è opera del diavolo ma la guarigione che glorifica la Sua Opera d'Amore in Gesù Cristo. Dio non ci chiede di comprendere il meccanismo della Salvezza ma come naufraghi di impadronirsi a tastoni del salvagente che è la salvezza. Sta a noi abbandonare il nostro corpo e la nostra anima alla Sua azione: le Sue mani sono inchiodate, siamo noi le Sue mani attraverso il mondo, per le piaghe sanguinanti e trionfanti di Gesù Crocifisso e Risorto, tu guarisci le nostre
79 SS Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza. "Nella preghiera il vero protagonista è Dio. Noi cominciamo a pregare con l'impressione che sia una nostra iniziativa, invece è sempre un'iniziativa di Dio in noi, che ci restituisce alla nostra vera umanità e particolare dignità. Il libro dei Salmi è insostituibile. Occorre pregare con "gemiti inesprimibili" per entrare nel ritmo delle suppliche dello Spirito stesso. Implorare per ottenere perdono, inserendosi nel profondo grido di Cristo Redentore. La preghiera è sempre "opus gloriae" di un uomo sacerdote della creazione, oggi in crisi. La preghiera mistica: S. Francesco, S. Teresa d'Avila, S. Giovanni della Croce, S. Ignazio di Lojola, S. Serafino di Sarov"