1 Re 15,3 dice che Abiam "si abbandonò a tutti i peccati che suo padre aveva commessi prima di lui, e il suo cuore non fu tutto quanto per il Signore, suo Dio".
Eppure, in 2 Cr 13,4-22 fa un discorso contro l'idolatria, e afferma di non aver abbandonato Dio.
Ma non si contraddicono, perché in generale è possibile ( e comune ) avere una vita di peccato, ma in certi momenti pensare a Dio
- 1 Re 15,3 non dice che il suo cuore non era mai per Dio, ma che non fu tutto quanto per Dio.
In modo particolare, questo discorso non rivela molto del suo cuore.
È un discorso per scoraggiare il nemico, in cui vuole affermare che Dio è con lui e non con il nemico, anche se il cuore del re non era per Dio.
Inoltre, è chiaro dal discorso che il re si fidava del fatto che aveva la discendenza di Davide, i sacerdoti, e i sacrifici.
Che era tutto vero, anche se peccava e il suo cuore non era per Dio.
È simile a qualcuno oggi che pensa di essere a posto con Dio perché abita in un paese cristiano, fa parte di una famiglia che è sempre stata cristiana ( magari con qualche prete o suora ), e forse va spesso in chiesa, eppure il cuore non è tutto quanto per Dio.
È sbagliato pensare così ed è contraddittorio, nel senso di incoerente, ma non è impossibile, anzi è molto comune.