In questo brano ( e Lc 9,49-50 ), Gesù dice che nessuno che fa un'opera potente nel suo nome potrà anche parlare male di lui.
Quindi i discepoli non dovevano vietare a qualcuno di scacciare demòni nel nome di Gesù, anche se non li seguiva.
Ma in Mt 7,21-23, Gesù dice che molti diranno nel giorno di giudizio di avere cacciato demòni e fatto molte opere potenti nel nome suo, ma Gesù dichiarerà di non averli mai conosciuti, e saranno allontanati come malfattori.
At 19,13-16 dà un esempio di tali persone.
La spiegazione è che in Matteo, Gesù sta parlando della salvezza delle persone, cioè se veramente stanno seguendo Gesù nel proprio cuore oppure stanno solo usando il suo nome.
Noi che siamo umani non possiamo vedere il cuore delle persone, e quindi non possiamo giudicare come è una persona dal fatto che usa il nome di Cristo o non.
Così il brano in Marco parla solo degli aspetti esteriori, che possiamo vedere.
Qualcuno che fa qualche opera nel nome di Cristo sta facendo una buona cosa, e non si metterà contro Gesù.
Forse non è salvato, questo non lo sappiamo e non lo sapremo prima del giorno di giudizio.
Ma dobbiamo lasciare che continui a fare quello che fa, anche se non appartiene al nostro "gruppo", perché non farà danni.
Un'altra possibile difficoltà sorge dal confronto di questo brano con Mt 12,30; Lc 11,23: "Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde".
Perché in questo brano in Marco Gesù parla di persone che non erano con lui, eppure erano per lui e non contro di lui.
Ma la contraddizione è solo apparente.
In tutte e due le occasioni Gesù affermò lo stesso insegnamento: non ci può essere neutralità verso Gesù.
In Mc 9,40; Lc 9,50, è nel contesto di altri ( possibili ) seguaci: come descritto nel paragrafo precedente, fanno del bene e non si oppongono a Gesù.
In Mt 12,30; Lc 11,23, è nel contesto di opposizione: chi non collabora con Gesù ( non è importante l'essere fisicamente con Gesù, ma l'atteggiamento verso di lui ) è in realtà contro di lui, anche se pensa di essere neutro.