Quando il giovane ricco chiamò Gesù "Maestro buono" per chiedergli che cosa dovesse fare per ereditare la vita eterna, Gesù replicò che il giovane non doveva chiamarlo "buono", perché solo Dio è buono ( Mc 10,17-18; Lc 18,18-19 ).
In Mt 19,16-17, lo scambio è leggermente diverso: il giovane lo chiamò solo "Maestro" e chiese che cosa di buono dovesse fare, e Gesù replicò che non doveva interrogarlo intorno a ciò che è buono, perché uno solo ( cioè Dio ) è buono.
In ogni caso, è una risposta strana, perché sembra che Gesù neghi di essere buono ( o di sapere quello che è buono ).
Eppure, a prescindere da quello che si pensa di Gesù, tutti sono d'accordo che era buono!
In realtà Gesù non disse di non essere buono, ma disse piuttosto che il giovane non doveva chiamarlo buono.
Anche se era forse un'espressione di cortesia, Gesù voleva che il giovane riflettesse su quello che diceva.
Perché il giovane in realtà non pensava che Gesù fosse buono.
Prima di tutto, come Gesù rispose, nel senso stretto della parola, solo Dio è completamente buono.
Siccome il giovane non credeva che Gesù fosse Dio, come poteva chiamarlo buono?
Questa spiegazione ha senso nel contesto della conversione che segue.
Il giovane voleva sapere quanto buono doveva essere per ricevere la vita eterna.
Ma la quantità di bontà che Dio richiede ( cioè la perfezione ) è troppo alta per tutti.
Quindi Gesù con la sua risposta disse che nessuno è abbastanza buono per ereditare la vita eterna, e così che la domanda del giovane era sbagliato.
C'è forse anche la riflessione, anche se non è nel testo, che se il giovane pensava che Gesù fosse buono, perché non lo seguiva?
Perché infatti non volle fare quello che il "buon" Gesù gli disse di fare in Mc 10,21-22.