Passi di lettere dei Soci militari

B5-A5

Da una lettera:

« Nella lieta ricorrenza di uno dei più bei giorni di mia vita mi voglio unire per un momento a Lei, Sig. Direttore, ed a tutti voi, amici carissimi.

Lo scorso anno, il 20 maggio, il dopo pranzo di una domenica, prostrato ai piedi del SS. Sacramento ed alla presenza vostra, feci la mia professione a Gesù Crocifisso; questo anno mi trovo separato da voi tutti da un centinaio di chilometri: questo è nulla; collo spirito mio fui sempre a voi unito e sarò ancora in avvenire, sé Gesù mi aiuterà a perseverare sulla retta via.

Ho però bisogno tanto del vostro aiuto: lo so che pregate per me e ne sento ogni giorno gli effetti, ma mi permetto però ancora dirvi: « Pregate per me, affinché possa ritornare migliore di quello che ero, il giorno in cui avrà fine questa assai dura prova ».

Chissà quando potrò ritornare fra voi e chissà ancora se ritornerò: questo lo sa soltanto Iddio; sia fatta la Sua Santa volontà!

Ma se un giorno avrò da ritornare nelle sale, in cui ora voi sentite leggere queste mie povere parole dal nostro Direttore, allora vorrò lavorare fervidamente per il bene della gioventù, e lo prometto solennemente fin da ora.

Il 20 maggio scorso ero fra di voi tutto contento di essermi consacrato al nostro buon Gesù, che tanto ci ama, domenica, sarò fra di voi col pensiero, sarò fra i bambini, vi seguirò, passo passo, in tutte le vostre azioni … »

Da un'altra lettera:

« Quanta differenza fra i giorni che passo qui in mezzo a compagni, e la vita passata in mezzo ai miei carissimi soci dell'Unione!

Quanta differenza! Poveri infelici quelli che non vogliono conoscere Iddio, quelli che non vogliono godere il suo affetto!

Cercano la felicità lontano da Cristo e, poveri illusi, non la trovano!

Prego il Signore, affinché sempre voglia proteggermi, sempre tenermi vicino a Lui e mi aiuti a non cadere pur io in tale disgrazia.

La mia vita lontana dai miei più cari, dalla mia città, dalle mie usuali opere, che tanto mi piacevano, mi dovrebbe esser gravosa, pure la trovo leggera, la trovo un giardino di consolazioni, e certo sento la mano di Cristo, sento ch'Ei, cosi buono, mi protegge, mi abbellisce questa vita con gioie tutte spirituali in cambio di quelle materiali che mi tolse ed ora non sento più preoccupazioni in me anche per la mia vita futura.

So che sono nelle mani sapientissime del Crocifisso e farà Lui di me ciò che crederà meglio.

Egli mi ama, è immensamente buono, gli sono amico; e perché turbarmi?

La grazia sola che invoco da Lui, benché immeritevole, è di essere sempre così suo, che mai più lo abbandoni, che sempre più stretto mi leghi a Lui coi suoi dolci e cari legami in modo che mai più possa sfuggirgli.

Quanto ripenso con gratitudine al giorno in cui entrai nell'Unione, non di mia volontà, ma forzato dal Crocifisso!

Ora ne sento i benèfici effetti e mai tali li provai.

Queste idee non sono mie, ma il Crocifisso stesso così mi fa esprimere; fa esultare l'anima mia: quanto è buono! »

Da un'altra lettera:

« Sento una grande nostalgia della mia cara Unione.

Tutto qui me la ricorda: la bianca cappella dell'ospedale, la Messa, la Comunione, la Benedizione, tutto, tutto me la ricorda, ed ora quanto desidererei esservi ancora; ma sì ci sono: ci sono sempre in spirito nella mia Unione, in mezzo ai miei soci cari!

Sono con loro alle adunanze, alle preghiere, alle funzioni; li vedo tutti uno per uno e mi par di conversar con loro, di sentire ciò che essi dicono.

Oggi, ultima domenica del mese, vi seguii al Santuario della Consolata e pregai con voi facendo la S. Comunione.

Ringrazio il Crocifisso che finora mai mi lasciò mancare il conforto di poter ricevere Gesù; quando si è lontani da tutti, è un conforto avere Iddio con noi, sapere ch'Egli è tutto nostro e che non ci lascerà più.

Una cosa sola vi chiedo, o cari soci: non vi perdete di coraggio, siete pochi, è vero, ma lavorate indefessamente per tener sempre alta la bandiera della nostra Unione, fino a quando ritorneremo noi, e speriamo presto, e voi, cari piccoli catechisti, voi dovrete essere quelli che non lasceranno cadere le opere intraprese: ormai ci siete solo voi; confidate in Dio, attingete da Lui la costanza e la forza di operare, diciamolo pure, più di quanto da voi potreste fare; siate superbi di sentire un giorno i nostri soci che ritornano esclamare: « Bravi, voi avete aiutato la Patria più di noi stessi, perché l'avete attirata nella religione! » « bravi, o carini! tutti vi bacio in fronte, che Iddio protegga voi come protegge noi! »