S. Giovanni Battista De La Salle |
B21-A1
È mai possibile contemplare Gesù confitto in Croce e riflettere al perché abbia Egli voluto compiere un si grande sacrificio, senza sentirsi presi d'amore per Lui?
Non per nulla si dà a baciare il Crocifisso ai moribondi che non danno segni di ravvedimento, perché si è persuasi che la vista d'un Dio morto per la propria salute sia capace, per se stessa, di ridestare in fondo al cuore una scintilla d'amore, foriera di quel pentimento che tosto seguirà, apportatore unico di eterna salvezza.
Se dunque la sola vista del Crocifisso è capace di tanto, quali saranno le fiamme di carità, gl'incendi d'amore nel cuore d'un Santo, che di proposito e con numerose pratiche esteriori coltiva per lungo tempo la divozione di cui stiamo ragionando?
Dal fin qui detto si può di leggeri comprendere quanto amore nutrisse in cuore S. Giovanni Battista De La Salle per Gesù Crocifisso, dal momento che ne coltivava con tanto studio la cara devozione.
Ne fan fede le testimonianze dei suoi contemporanei, in modo speciale del Canonico Blain, suo confessore ed accreditato biografo.
Questi lasciò scritto: « Il De La Salle amava Gesù Cristo con tutte le sue forze e dell'amore al Divino Maestro fece l'affare più importante della sua vita.
Morto al mondo e a tutte le cose, sembrava non aver riserbata la propria sensibilità che al suo Diletto Crocifisso, verso il quale dirigeva tutta la tenerezza che sentiva in cuore.
Gesù era il solo amico di cui ambiva le amabili relazioni, l'unico a cui s'attaccava strettamente come per contrarre con Lui quell'unione beata che doveva poi continuare per l'eternità ».
Contemplando l'oggetto del suo amore, il cuore del nostro Santo s'accendeva di tali fiamme di carità da non poter impedire che fossero notate di fuori.
Sovente pareva come rapito in estasi, col viso tutto infiammato, e talmente trasfigurato in tutta la persona da sembrare un Angelo.
Il suo cuore, cosi sensibile all'amore divino, si espandeva con palpitazioni straordinarie che venivano notate da tutti i presenti.
Dove certe volte non riusciva proprio a celare esternamente il suo amore per la Vittima del Golgota, era durante il santo sacrificio della Messa, ch'egli celebrava tutti i giorni, sebbene talora dovesse molto lottare contro gl'incomodi della salute e le fatiche dei viaggi.
La vita celeste di cui allora veniva inebriato, gl'impediva di far tutt'altra azione che non fosse di amare e di godere il suo Dio.
« L'amor divino », attesta una virtuosa monaca più volte testimone del fatto, « di cui s'accendeva il pio Sacerdote durante la Santa Messa era cosi veemente, che lo metteva fuori di sé e non gli permetteva, rientrato in sagrestia, di spogliarsi dei sacri paramenti se non dopo un quarto d'ora di riposo e di dolce trattenimento col suo Diletto ».
I Fratelli e tutti coloro che lo videro all'altare attestano la medesima cosa.
L'amore è di sua natura diffusivo, e perciò il nostro Santo si sentiva potentemente spronato a far amare Gesù Cristo, a conquistargli i cuori degli uomini che Egli vuole tutti per sé.
Quali fervorose esortazioni non faceva mai ai suoi Fratelli per indurli ad amare l'adorabile Redentore, a dedicarsi interamente a Lui e al suo servizio!
Come li eccitava sovente a farlo amare dai giovanotti loro affidati!
« Se veramente amaste Gesù Cristo, ripeteva loro, vi applichereste con tutta la cura possibile a imprimere il suo santo amore nel cuore dei fanciulli, per formarli veri suoi discepoli.
Parlate loro sovente di Gesù, affinché essi pure sovente ne parlino, anzi non aspirino che a Gesù e non respirino che per Lui ».
Ecco gli accenti di quest'anima innamorata del suo Signore Crocifisso.
Questo è morto d'amore per lei, e lei si strugge tutta d'amore per Lui, e s'adopra a cercargli degli altri amanti.
Ma ciò non basta. Il puro amore giunge sino al sacrificio e il vero amante vuole conformarsi in tutto alla persona amata, a qualunque costo.
Il nostro Santo lo sa ed eccolo tendere per tutta la vita all'imitazione di Gesù Crocifisso; per divenire copia a Lui conforme; il che noi vedremo, nel punto seguente.
F. E.
( Continua )