La canonizzazione del Cottolengo |
B58-A13
Nell'aula dei Concistori vaticani ha avuto luogo la solenne lettura dei decreti per il « tuto », per la canonizzazione della beata Teresa Margherita Redi, carmelitana, di Firenze; e per l'approvazione dei miracoli proposti per la beatificazione del venerabile Antonio Maria Clared, fondatore della Congregazione dei Missionari Figli dell'Immacolato Cuore di Maria; e per la canonizzazione del Beato Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola, Casa della Provvidenza.
In tale occasione il Santo Padre ebbe a fare il seguente discorso: « Abbiamo raccolto - ha detto il S. Padre - una ricca messe di fatti, di dottrine, di esempi e di soggetti veramente degni di ammirazione e di cristiana imitazione, tanto ricca di messe nei numerosi decreti e nella pia, devota, eloquente esposizione che ce ne ha fatta il buon padre della famiglia del Cottolengo, tanta messe che non pare che debba rimanere né tempo né luogo per nuove considerazioni.
Vogliamo solo richiamare qualche pensiero che ci pare utile, qualche riflesso suggeritoci da tutta questa vasta congerie di persone, di fatti, di esempi.
E anzi tutto, rileggendo e rivedendo i luminosi decreti, ci si offre la considerazione che ciascuno di essi riflette ben due miracoli, compreso quello che non sembra trattare se non della « sicurezza », cioè del tuto per procedere alla beatificazione della Redi.
Infatti anche il « tuto » ha l'appoggiò di due miracoli.
Tre decreti dunque, sei miracoli.
Ci vien fatto di risalire fino ai primi anni del nostro pontificato.
Ci siamo trovati fin da allora dinanzi a un numero imponente di miracoli.
Con questi ultimi, ci troviamo molto vicini al centinaio.
E non parliamo naturalmente se non di quelli che sono stati portati dinanzi ad Foro competente, alla Congregazione dei Riti, e diligentemente esaminati, rigorosamente discussi e scientificamente riconosciuti.
Un buon centinaio.
Ci tornano in mente, dinanzi ad essi, quei poveri disgraziati figli che dicono sovente: « Il tempo dei miracoli è passato; i miracoli si facevano una volta ».
Questo, dicono coloro che non vedono se non quello che si vede proprio anche a occhi chiusi, che non vanno oltre la corteccia delle cose.
« Ora, essi soggiungono, è la scienza che trionfa, i miracoli non sono più possibili ».
Ed eccone invece un centinaio.
E tutti passati al vaglio di una discussione scientifica e giuridica rigorosissima.
Questi poveri figli, che sono purtroppo anche della nostra famiglia, che sono cattolici o si dicono tali, mostrano di non sapere bene a qual famiglia appartengano.
Che cosa è questo cattolicesimo, del quale essi non vogliono fare gettito?
Nelle persone e nelle opere del Cottolengo è un miracolo continuo di carità.
Dopo tanti secoli di fede cristiana, il Cristianesimo ha avuto una personificazione nuova della carità e delle opere di carità.
Tutte le opere di carità si possono dire raccolte attorno a quel cuore e a quella personalità.
Carità associata alla ricerca continua del Cielo, alla contemplazione, senza di cui la carità illanguidisce e si atrofizza o prende forme che non sono quelle che piacciono a Dio.
Senza la ricerca del Cielo, resta il dinamismo esterno, una apparenza esteriore senza frutto per le anime.
Riflesso questo, particolarmente necessario nel momento attuale della vita cristiana, della vita della Chiesa, che tanto somiglia a quella dell'Apostolo, quando occorreva ardore divampante per l'insegnamento, la diffusione e la pratica della vita cristiana.
Un terzo riflesso fa il Pontefice, e cioè che la Chiesa, prudente, ha voluto i miracoli anche per il Cottolengo nonostante che la Piccola Casa della Divina Provvidenza fosse da sé e per sé un grande continuo miracolo, un cumulo di miracoli.
'La piccola grande Casa raccoglie da 11 a 13 mila persone, che vivono alla mercé della Divina Provvidenza.
Essa, rinunziando, anzi rifiutando ogni umana risorsa, ci dà la misura del prodigio continuo che rappresenta.
È evidente la presenza della divina tenerezza che il cuore di Gesù ha sempre dimostrato, per i « senza vesti »; i « senza dimora », i « senza salute », ed i « senza pane », e non è senza felice coincidenza che la causa del Cottolengo stia per raggiungere le sue ultime altezze proprio in questo anno, quando in un paese non lontano ( che non è il nostro e di ciò ringraziamo Iddio ); si ha il triste coraggio di scrivere che il Cristianesimo ( e il Cattolicesimo, che è la pienezza del Cristianesimo ) ha nociuto all'umanità perché ha raccomandato la cuna dei piccoli, dei poveri.
Noi abbiamo condannato quel libro, e crediamo di aver fatto il nostro dovere, perché i fedeli sappiano che cosa ne pensi il Padre comune, il vicario di Cristo.
Ma voi sentite tutta la gravita dell'affermazione incosciente e tutta la provvidenzialità dell'odierno decreto ».
« Noi ringraziamo Iddio di aver posto nella sua Chiesa, e così vicino a noi, perché ce ne dovessimo occupare personalmente, questa testimonianza di Cristo, dell'opera sua, del suo pensiero, dei suoi sentimenti.
Dio disse: « Mancavo di vesti, e mi avete vestito, ero infermo, e mi avete curato ».
Proprio tutto quello che si fa nella Piccola Casa del Cottolengo, e che si fa in tutta la Chiesa.
Ringraziamo Iddio che questa è una delle caratteristiche, una delle note peculiari e storiche della Santa Chiesa Romana: la cura dei piccoli, dei deboli e degli infermi, fino al sacrificio quotidiano che tanti eroi e tante eroine fanno tra le tribù selvagge, fino all'eroismo dei missionari che si rinchiudono fra i lebbrosi, disposti ad immolarsi per queste forme superbe di carità.
Il Pontefice ha concluso impartendo a tutti i presenti e agli Ordini religiosi che essi rappresentavano, l'apostolica benedizione.