La nostra vita  

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Noi sappiamo che la candida Ostia è Gesù; quel Gesù, Uomo-Dio, che è nato Bambino bisognoso d'ogni cosa, in una Grotta aperta a tutte le intemperie; quel Gesù che andava per le vie luminose della Palestina consolando tutte le tristezze e sanando tutte le malattie; quel Gesù che è morto in Croce per salvarci, fra angosce indicibili e dolori senza fine.

Or questo Gesù, come figurarcelo nel Tabernacolo Santo?

Alcuni fedeli lo immaginano Bambino, altri Buon Pastore, e altri Crocifisso per la nostra salute.

E noi, zelatori della Divozione alle Sacratissime Piaghe di Gesù, come dobbiamo rappresentarcelo nella prigione mistica del suo Tabernacolo?

A motivo della Divozione di cui siamo i cultori e i propagatori, noi dobbiamo saper contemplare, nel Prigioniero d'Amore dei nostri Tabernacoli, Gesù vivo, sazio di obbrobrii, di dolori e di umiliazioni, come ce lo descrive la « Via Crucis ».

Gesù Eucaristico, nel suo stato sofferente e di vittima, abbia tutti i nostri pensieri ed affetti, tutte le nostre difficoltà, tutte le nostre fatiche, tutte le nostre prove che ci rendono sofferente la vita.

Così essa sarà bella anche in questo mondo di tante miserie, perché la vita stessa di Gesù si rifletterà nella nostra.

Figuriamoci sovente, specialmente quanti ci troviamo innanzi al Tabernacolo, di ascoltare le parole della prima consacrazione, uscite dalle labbra benedette del Divin Maestro nell'ultima Cena: « Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo ».

Noi in queste parole troveremo un'unzione paradisiaca che lingua umana non saprà mai ridire.

Se agli uomini tutti fosse stato chiesto che cosa avrebbe potuto fare Gesù per essi, nell'eccesso del suo Amore Divino, alcuni forse sarebbero giunti a dire che poteva morire per noi; ma dire che poteva giungere fino a darsi in cibo alle anime nostre, nessun uomo l'avrebbe certamente mai pensato.

« Ho ardentemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi » affermò Gesù in quella notte in cui istituì questo Sacramento d'amore.

E affinché potesse ognuno di noi facilmente riceverLo volle lasciarsi sotto le specie del pane.

Se Gesù si fosse lasciato sotto le specie di qualche cibo raro, o di gran prezzo, i poveri che sono i più cari amici di Gesù, ne sarebbero rimasti privi.

Ma Gesù volle lasciarsi sotto le specie di pane, che poco costa e dappertutto si trova, affinché tutti e in ogni paese, anche il più sperduto, potessero trovarlo e riceverlo.

E affinché andiamo a riceverlo ce lo impone come precetto.

Se vogliamo possedere un giorno Gesù nel bel Paradiso, dobbiamo riceverLo sovente nel nostro cuore, poiché Egli ci darà la forza di vincere tutte le insidie che ci tende il demonio per farci suoi.

S. Tommaso dice che i veri amici vorrebbero essere tanto amici da rendersi come un'anima sola in un corpo solo, poiché l'amore tende all'unione.

Ciò però che non può fare l'uomo lo poté fare Dio, il quale tutto può e infinitamente ci ama.

Gesù nel Tabernacolo ci vede, ascolta tutte le nostre suppliche, intende e sa compatire tutti i nostri dolori, comprende tutte le difficoltà che pioviamo nella via della virtù.

E se qualche volta tarda a consolare sensibilmente l'anima nostra, è perché desidera che lo cerchiamo con più insistenza e con maggior fervore.

Per stimolarci poi ad accostarci al suo Sacramento d'amore, non dubita di farci anche una terribile minaccia con queste parole: « Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue non avrete in voi la vita ».

Dunque lontani dalla S. Comunione equivale ad esser privi di vita e condannati alla morte eterna.

Gesù mediante la sua dolorosissima Passione si diede, a tutti gli uomini, ma il suo Cuore non era ancora soddisfatto, perché voleva darsi ad ognuno individualmente e perciò istituì il Grande Sacramento dell'Amore: la SS. Eucaristia.

Gesù ci ama, e noi pure dobbiamo amarlo.

E dove accenderemo ed alimenteremo la fiamma dell'amore che dobbiamo al Signore?

Nella SS. Eucaristia dove riceviamo il fuoco sacro che consuma lutto ciò che sa di terreno e di umano.

S. Caterina da Siena, vide in mano di un Sacerdote Gesù Sacramentato come un globo di fuoco, e si meravigliava altamente che da questa fiamma non restassero accesi tutti gli uomini.

E Santa Rosa da Lima, dopo la SS. Comunione restava talmente accesa dalla fiamma del Divino Amore che mandava tali raggi dal viso che abbagliavano la vista.

Per accendere dunque il nostro cuore di questo santo fuoco, andiamo con vivo desiderio alla SS. Comunione.

Disse un giorno Gesù a S. Madide: « Quando devi comunicarti desidera tutto quell'amore che mai un cuore ha avuto verso di Me, e Io riceverò un tale amore come tu vorresti che fosse ».

E ritornando a quanto abbiamo accennato in principio: sforziamoci di vedere nel S. Tabernacolo, o nella SS.ma Ostia che il Sacerdote tiene tra le mani, Gesù nelle varie Stazioni della sua Passione, secondo l'attrattiva che sente il nostro amore verso di Lui, cioè agonizzante, nel giardino degli Olivi, flagellato, coronato di spine, confitto in Croce tra i due ladroni; oppure figuriamoci di essere con Lui sul Golgota, e d'intendere le ultime sue parole dall'alto della Croce.

E da queste sante contemplazioni il nostro cuore trarrà un odio profondo al peccato e un amore intenso a Gesù che tanto ha sofferto per salvarci.