Casa di Carità |
B86-A10
Scuola Professionale Festiva e Serale Torino Via Feletto, 6 - Telefono 23-657
Se ripensiamo al non troppo lontano 24 Maggio 1929, sentiamo nel nostro animo un senso di profonda commozione ricordando la dolce e ieratica figura del Cardinal Gamba, che in quel giorno ritornando stanco in Arcivescovado dopo un solenne pontificale alla Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, ci riceveva in privata udienza.
Erano le dodici suonate e l'affezionato Francesco - solerte domestico, di Sua Eminenza - fremeva alla porta dello studio.
L'Arcivescovo, al contrario, era calmissimo, sebbene i segni della stanchezza fossero visibili.
Ascoltò con somma compiacenza la relazione dello sviluppo della Scuola Professionale, sorta qualche anno prima per iniziativa dei Catechisti del SS.mo Crocifisso alla Parrocchia di Nostra Signora della Pace, esaminò con severa pastorale prudenza il progetto di trasferirla in sede propria, si informò del prezzo e delle condizioni di pagamento dello stabile che doveva esser acquistato per l'opera, e, dopo alcuni minuti di profonda riflessione, pronunciò la seguente espressione: « Vi autorizzo a procedere ».
Poscia ci diede saggi consigli per i primi passi della « Casa di Carità » e, impartendoci la sua pastorale benedizione, ci accomiatò col suo sorriso dolce e con lo sguardo contento, come quello di un padre nel vedere sistemata, la propria famiglia.
Dopo pochi mesi il pio Cardinale fu chiamato all'eternità, e la sua dipartita fu un lutto per tutta l'Unione che ha perduto in Lui il « buon Pastore » che sapeva, con il suo dolce sorriso, dire le più grandi verità per il maggior bene del Suo gregge.
La « Casa di Carità » non poté quindi essere inaugurata da Lui - che si era già prenotato per la solenne apertura - ma siamo certi che dal Cielo Egli la protegge e l'aiuta in modo particolare, dato che essa si può dire sia stata una delle ultime perle preziose del Suo zelo apostolico.
Lo ricordino i nostri cari Allievi, e sappiano pregare con noi Catechisti per l'anima eletta del santo Eminentissimo Pastore.
Abbiamo accennato al Decennio di fondazione della « Casa di Carità » e non possiamo dimenticare gli umili e nascosti artefici del bene in essa compiuto: i Sostenitori.
Cento?! Mille?! Certo molti, di tutti i veti sociali, la maggior parte però appartiene alle classi più umili, ma tutti generosissimi e animati da un profondo senso cristiano della vita che fece loro vedere nella nostra opera di addestramento degli operai alle Arti e Mestieri, un mezzo potentissimo di elevazione morale e intellettuale dei figli del popolo.
Ci hanno inviato ogni anno la loro offerta di dieci lire, qualcuno anche a rate di due o tre lire, accompagnando la loro elemosina con parole di plauso e di incoraggiamento.
Quanto bene ci hanno fatto tali adesioni nel momenti critici della nostra Istituzione, che come Opera di Dio ha dovuto passare per il crogiuolo delle contraddizioni e delle difficoltà!
Ci han fatto del bene perché vedevamo gli ideali della Casa di Carità compresi, apprezzati e sorretti, sia pure con sacrificio, ma con quello slancio che è proprio di chi Opera non per mire umane, ma con spirito di Fede.
Ci è caro di riportare per i nostri Sostenitori e anche per gli Insegnanti tutti un detto di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo che troviamo sotto la data del 3 Marzo 1920: « Di' ai Figli che lavorino, lavorino - lo disse due volte - questa è la via del Paradiso ».
« Gesù con questo - continua Fra Leopoldo - ha voluto indicare tutti quelli che si interessano della « Casa di Carità » e che verranno in aiuto ». - Sera, ore 7,45, nel Santuario.
Sostenitori! È per voi dunque tracciata la via del Cielo, perseverate in essa e indicatela ad altri affinché l'opera possa vivere e svilupparsi.
I Catechisti non aspettano che un segno della Divina Provvidenza per iniziare la costruzione della nuova Cappella, di un salone e di aule con laboratori capaci di contenere i molti allievi che vogliono unirsi agli 800 iscritti ai nostri corsi apprendisti aggiustatori - meccanici.
Questo segno Provvidenziale è suggerito anche dalla virtù della prudenza, che nel nostro caso particolare consiglia di non aggravarci di nuovi debiti, ma di attendere fiduciosi che i nostri bilanci si siano consolidati grazie la costanza e la generosità dei nostri Benefattori.
È un appello il presente scritto? No.
È un ringraziamento sentito a voi, nostri cari sostenitori, ed è nello stesso tempo promessa di continuare e fervorose le preghiere che attirino su voi, sulle vostre famiglie, sulle vostre imprese le benedizioni del Signore.
Iddio ha sempre suscitato - anche e soprattutto in tempi difficili - anime elette di generosi, anzi generosissimi.
Iddio non muta.