Sorgente di serenità |
B102-A4
È proprio la « loro » Messa, inconfondibile e insostituibile.
Nessun tempio per grandioso che fosse, nessuna chiesa per quanto potesse ispirare profondo un senso di misticismo, provocherebbero quel complesso di sensazioni che solo in quell'umile e nuda stanza nella quale un piccolo altare domina sovrano si verificano nell'animo loro.
Nessun contatto col mondo esterno; finalmente una volta tanto nessun sguardo indiscreto, curioso di una curiosità talvolta molesta, si posa sulle loro persone: soli, soli con Dio, soli con Gesù a gustare tutte le sue tenerezze divine.
E il sacrificio che si rinnova sull'altare è proprio per essi: per tutti e per ciascuno, e ciascuno di essi ne ha la netta sensazione.
Sono giunti portando con sé un pesante fardello; giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto hanno accumulato per sei lunghe giornate una infinità di tribolazioni, di amarezze, di patimenti fisici e morali; il loro animo si e sempre più intristito, inaridito; sempre più fioca si è fatta la luce rischiarante il loro cammino, fino a quando un'oscurità completa li ha avvolti accompagnandosi ad un rilassamento di tutte le loro forze, della loro volontà, della loro fede.
Ed è in quelle due ore che il miracolo si compie; il fardello va man mano alleggerendosi: a poco a poco ricominciano a ritrovare sé stessi: va scomparendo dal loro volto quella indescrivibile ed inconfondibile maschera che in modo particolare li contraddistingue; una luce brilla nuovamente nel loro sguardo; quelle voci che all'inizio quasi appena balbettavano le prime preghiere si schiudono alla fine più forti, più sicure, più convinte e più convincenti in quell'ultimo inno di gloria e di amore che la riconoscenza di un'anima che ha finalmente ritrovato Dio e con Dio ha ritrovato se stessa fa salire al Cielo.
E uscendo e guardandosi attorno avranno l'impressione che il mondo sia cambiato, e forse anche scrutando con occhio diverso dal solito quanti passeranno loro accanto si accorgeranno come esista una infinità di gente indossante magari ricche pellicce, ricoperta di ori e di gioielli, ma malgrado ciò più povera di essi, più di essi bisognosa di aiuto, di consiglio, di conforto.
L'opera di redenzione sarà lunga, irta sovente di ostacoli di ogni genere, ma come tutte le opere volute da Dio darà alla fine i suoi frutti, più o meno visibili, più o meno immediati, ma sicuri e duraturi.
E un buon numero di essi sentirà in sé una strana sensazione, quasi incomprensibile: il desiderio di poter rifarsi una vita riavvicinandosi maggiormente a Dio e agli uomini.
E ancora proveranno l'anelito ad un'esistenza che sia in tutto e per tutto degna di essere vissuta, assaporando ancora un pane che sia frutto della propria fatica e senza dover ad ogni incontro abbassare lo sguardo per non leggere negli occhi altrui dei giudizi e delle condanne sovente ingiuste ed immeritate.
E a noi chiederanno ansiosi che si dia loro la possibilità di realizzare questi desideri offrendo quegli aiuti che valgano a rinnovare le loro energie fisiche e morali e a far loro superare quelle barriere erette fra essi e il mondo e che certamente non potrebbero da soli abbattere.
Da parte nostra estenderemo a molti altri la loro preghiera, affinché, mercé l'aiuto materiale indispensabile, si possa riuscire a rasserenare i cuori dei nostri poveri, unitamente a quelli degli stessi sostenitori che nell'opera di bene compiuta troveranno la loro felicità.