Casa di Carità Arti e Mestieri |
B123-A8
Il problema contemporaneo della disoccupazione operaia, specialmente acuto per le categorie meno qualificate, è non di poco appesantito dal forte numero di giovani che continuamente entrano nella sfera del lavoro.
Difatti, proprio mentre tante maestranze già si dibattono per la mancanza di una sicura professione, ecco che le nuove generazioni, attraverso moltitudini di apprendisti si avviano anch'esse al lavoro senza alcuna preparazione, e, quel che è peggio, senza alcun orientamento iniziano e lasciano i più disparati mestieri arrivando poi infine a possedere stentatamente e molto tardi un incerto mestiere.
Dobbiamo tenere presente che i ragazzi, terminati gli studi elementari, non possono essere subito avviati al lavoro per la debole età e secondo l'attuale legislazione, ed allora o si trovano disoccupati e sovente oziosi e abbandonati per le vie, oppure lavorano clandestinamente con non poco pericolo sia fisico che morale.
Quelli poi che raggiungono l'età stabilita passano con brusco salto dall'ambiente familiare a quello d'officina dove si trovano a sottostare ad una vita disciplinata e rude in un ambiente malsano per il loro spirito inesperto ed irto di pericoli morali.
Affatto digiuni del mestiere intrapreso i nuovi apprendisti devono attardarsi a lungo in lavori secondari, acquistando a disagio, attraverso compagni non sempre benevoli, scarse nozioni professionali.
L'officina, il laboratorio richiederà all'apprendista un'immediata produzione e per lo più, non avrà cura, per esempio, di far percorrere all'apprendista i vari stadi di una lavorazione, di addestrarlo alle molteplici esplicazioni di un determinato mestiere.
Di più la grande officina mira a far sì che le spese di mano d'opera incidano sempre meno sui costi di produzione, potendo con la forte produzione suddividere le operazioni di lavoro e mantenere la massima uniformità di questa per ogni operaio.
E il cosidetto « lavoro in serie » condurrà al più alto rendimento con macchine molto perfezionate e operatori addestrati nel minor tempo possibile riducendo l'organizzazione del lavoro e le onerose perdite di tempo.
E così si giunge alla formazione di operai pochissimo esperti, con conoscenze pratiche molto superficiali e limitate.
Chi non vede dunque gli effetti di un così grave stato di cose e la necessità non solo di porvi un pronto rimedio materiale, ma di risalire alle cause di tanta anormalità e torglierle cercando di dare ai giovani, con l'addestramento professionale e l'istruzione tecnica, una salda educazione preventiva per l'ambiente di officina?
Alcune di queste considerazioni hanno ispirato i catechisti già da parecchio tempo nella realizzazione della Scuola festiva e serale « Casa di Carità », ed ora il presente acuirsi della necessità di formare i giovani per l'officina ha spinto l'Unione ad iniziare dei corsi diurni pratici per apprendisti.
Questi corsi sono per giovani usciti dalle scuole elementari e che tendono a conseguire un mestiere.
Corsi dunque a carattere nettamente pratico, dove l'addestramento professionale ha la massima parte del tempo per poter indirizzare e formare a determinati mestieri.
Per ora sono in programma le seguenti specializzazioni: meccanici, fucinatori, falegnami, elettricisti, muratori, salvo naturalmente eventuali altre esigenze.
Ovviamente corsi di tale genere devono svolgersi in laboratori attrezzati convenientemente secondo i vari mestieri ed i lettori si renderanno facilmente conto dell'ingente spesa non di allestimento ma anche di esercizio, spesa che viene a sorgere proprio mentre si è già fortemente impegnati nella costruzione della nuova Sede di Via Orvieto; ma per opposto l'istituzione di una Scuola diurna s'imponeva per il completo sfruttamento dei nuovi locali.
Molte quindi le difficoltà finanziarie, e nelle quali dobbiamo tener presente che la Divina Provvidenza ha sempre ispirato generosi benefattori per cui si è in ogni tempo fatto fronte agli impegni presi; e qui è doveroso segnalare con riconoscenza la Soc. It. Michelin perché, per prima, ha compreso la nostra iniziativa e ha inviato innanzitutto un gruppo di giovani figli dei suoi dipendenti, contribuendo in pari tempo con larghezza alle spese del corso e incitando gli allievi con opportuni premi.
Infine dobbiamo terminare affermando che se l'assillo delle difficoltà economiche è imperioso, e queste pagine sovente lo hanno espresso, molto più preoccupante ed importante è la necessità di attenzione, vigilanza, cura per questi nuovi corsi affinché raggiungano quei loro veri fini.
E in questo noi siamo certi di avere ogni lettore con noi solidale non solo per l'aiuto economico, ma ancor più e specialmente con la preghiera, col sacrificio, con le buone opere ad impetrare dal Divin Crocifisso le molteplici grazie onde nella direzione, negli Insegnanti e negli allievi dei nuovi Corsi fermenti ed operi il lievito di Cristo a tutto vantaggio dei giovani lavoratori.
Nel complesso delle attività della « Casa di Carità Arti e Mestieri » si è aggiunta da alcuni anni l'attività delle Scuole aggregate.
Con tale nome intendiamo quei Corsi Professionali sorti in paesi prevalentemente industriali per iniziativa della Parrocchia o delle Acli od anche per lo zelo di qualche persona di buona volontà che sente la necessità di dare una istruzione professionale ai giovani operai e unitamente a questa di contribuire alla loro educazione e formazione cristiana.
Quest'anno le Scuole Aggregate alla Casa di Carità sono le seguenti:
Alpignano, con le classi 1a, 2a, 3a e n° 50 allievi;
Pianezza, con le classi 1a, 2a, 3a n° 50 allievi;
Ivrea, con le classi 1a, 2a, 3a e n° 74 allievi;
Settimo con le classi 1a, 2a, 3a e 4a n.° 76 allievi; aventi un totale di 250 allievi.
Il funzionamento di queste Scuole è totalmente autonomo per la parte amministrativa, ossia ciascuna scuola si procura i mezzi necessari per il suo esercizio, mentre didatticamente dipendono da noi, ossia osservano i nostri programmi, sono oggetto della nostra sorveglianza per quanto riguarda lo svolgimento dei medesimi, sostengono un esame di fine d'anno presso la nostra Scuola e ricevono le stesse nostre pagelle e diplomi.
A qualche anno dal loro sorgere queste Scuole hanno ormai raggiunto un funzionamento regolare.
Si può quindi affermare che lo scopo di portare un contributo alla istruzione professionale degli operai è raggiunto.
Ma vi è anche l'altro fine sopra ricordato: quello di contribuire alla loro educazione e alla loro formazione cristiana.
In questo campo le Scuole aggregate hanno un'indubbia efficacia, ma il fine da raggiungere è così importante e così alto che richiede di impegnarsi seriamente.
In questo settore è di particolare importanza la lezione di catechismo che deve essere tenuta, e per la sua forma e per il suo contenuto, in modo da interessare veramente l'allievo e portarlo a vivere le verità imparate.
Da una riunione di studio tenuta agli Insegnanti delle Scuole di Pianezza e di Alpignano è balzato vivo questo problema della funzione educatrice della Scuola e si può affermare che tutti hanno sentito la responsabilità di questo compito.
Ci proponiamo ora, in adunanze che terremo agli Insegnanti delle altre Scuole, di trattare e sviluppare ancora l'argomento particolarmente per la responsabilità che ne deriva per i singoli Insegnanti.
D'altronde è per raggiungere questo scopo che la Casa di Carità ha aggiunto al lavoro dei suoi Corsi anche quello che ne deriva per la cura delle scuole aggregate, lavoro che naturalmente viene svolto disinteressatamente ( ossia senza aggravio per le stesse scuole aggregate ) ma che non per questo è meno importante.
Ecco qualche cifra dell'anno scorso:
Per gli esami di fine anno in cui sono stati esaminati n. 501 allievi appartenenti a 11 classi e con una media di 5 materie ciascuno, sono stati occupati nostri Insegnanti per complessive ore 555.
Per le 40 visite ispettive effettuate durante l'anno alle scuole stesse sono stati percorsi complessivamente circa Km. 2500 con insegnanti impegnati per altre 250 ore.
Questo è il contributo che la « Casa di Carità » ha dato e dà a questi Corsi per aiutarli a raggiungere il loro scopo, comune al nostro, che è quello di rendere l'operaio non solo più istruito, e quindi più idoneo alla propria arte, ma più cosciente dei diritti e dei doveri che gli incombono come uomo.
Risulta quindi evidente che ciascuna di queste scuole costa; costa denaro, così difficile a trovare; costa soprattutto lavoro e sacrificio che, per le condizioni in cui è svolto e soprattutto per il suo carattere di continuità, non è esagerato definire eroico.
Ma da questa attività, dimostrazione viva ed operosa di cristianesimo vissuto, sorge il pensiero bello e consolante che sono molti gli uomini di buona volontà che, disinteressatamente e con grande amore lavorano nel cuore di Torino e nei tranquilli paesi della Provincia, in comunione di lavoro, di sacrificio e di fine: formare nei giovani operai nostri allievi, l'uomo; sopra l'uomo il cristiano.