La Regina dell'universo |
B124-A1
L'impurità ha fatto scendere sui nostri occhi cortecce cispose che non ci permettono di vedere, e penetrare negli orecchi tappi di cerume, tanto induriti da diventar come fossili, attutendo o deviando i suoni.
Abbiamo bisogno di lavarci, con acqua fresca, con acqua pura, per avvertire che il meraviglioso è vero non soltanto per l'infanzia e l'adolescenza, ma per ogni età, e respira sempre intorno a noi, in mezzo a noi, con l'assiduo intervento del divino nell'umano.
Non ultima riprova quella della peregrinatio Mariae, che la Santità del Padre Pio XII c'insegna a denominare - con espressione più delicata, più raccolta, più religiosa, più interiore - visitatio Mariae.
La visita di Maria, infatti, non deve dileguare con lo spegnersi degli echi inneggianti alla Vergine, benedicente alle moltitudini assiepate in calca al suo passaggio, ma deve trattenersi, fare dimora, significare possesso e dominio, in ogni cuore che a quello immacolato di Lei si consacri, stabilmente, perennemente.
Non è suono, che passa; ma, una volta mosso, continua a vibrare.
Nel santuario di Boulogne, nelle Fiandre, si venera da tempo immemorabile una statua di Madonna, che secondo la leggenda narrata dalle antiche cronache di Francia, venne ad arenarsi su quelle spiagge, un giorno dell'anno 638, trasportatavi in una barca, senza remi né vele né marinai.
Quella statua raffigurava la Vergine, reggente tra le materne braccia il Bimbo divino.
Per singolare profusione di grazie e favori, il culto per la Madonna di Boulogne si estese nei secoli a tutto il Paese d'oltr'Alpi.
L'antichissima statua fu distrutta dai giacobini del 1793 e subito riprodotta identica, dopo la furia della Rivoluzione.
Nel 1938 fu convocato a Boulogne un congresso mariano nazionale, a commemorare il tredicesimo centenario di quel leggendario approdo e sopra tutto il terzo centenario della consacrazione a Maria, proclamata in nome della Francia da re Luigi XIII nel 1638.
Il successo del convegno fu grandioso.
Il vescovo d'Arras, Mgr. Dutoit, nella cui diocesi è Boulogne, autorizzo che la statua di quel santuario fosse riprodotta in quattro esemplari, in quattro copie nell'intento di far percorrere, nel minor tempo possibile e per tutta la sua estensione, il territorio diocesano, cioè le 464 parrocchie delle Fiandre e del'Artois.
A centinaia di migliaia si calcolarono le consacrazioni alla Vergine Madre di Boulogne, reverentemente deposte, singolarmente o per famiglia, da quelle popolazioni nelle barche simboliche, nelle quali vennero trasportate le quattro riproduzioni della Vergine dell'approdo.
Tanto grandioso il successo in fervore spirituale che fu chiesto ed ottenuto da un pugno di giovani ardimentosi e pii il consenso del vescovo di Arras a trasportare, sempre a forza di spalle e braccia, una di quelle quattro statue, da Boulogne al Puy, all'antico santuario di Nostra Signora di Francia, sede designata del successivo congresso mariano nazionale.
Interrotto quel corteo dalla guerra e tuttavia ripreso, con soste a tutte le città e villaggi situati lungo l'itinerario, la statua della Vergine dell'approdo fece ingresso trionfale nel santuario del Puy, nel preciso giorno prefisso: l'Assunta del 1942.
A causa dell'occupazione tedesca, il convegno nazionale non ebbe luogo, ma numerosi furono ciò nondimeno i convenuti.
E tanto alta si levò, dalle folle solcate da quel corteo e dai pellegrini prostrati nel santuario antico, l'implorazione alla Vergine nel muto dolore della patria straziata, e così inaspettatamente plebiscitari i consensi che si diede atto al progetto, nato lì per lì dall'ardore accesosi per quelle manifestazioni, di proseguire il viaggio benedetto dal Puy ai Pirenei, al santuario della Vergine di Lourdes.
Ed a moltiplicarne i frutti spirituali, gli fecero scorta dei sacerdoti.
La sera del 7 settembre 1942, la vigilia della Natività, la statua di Boulogne veniva collocata nel tempio sovrano dell'Immacolata.
Dagli estremi limiti della storia e del suolo di Francia s'incontrarono allora in quel santuario augusto, a lieto auspicio ed a benedizione della patria in lutto, le due immagini della Madonna: quella di Lourdes, raffigurata nell'atteggiamento assunto dalla Vergine così come apparve nella grotta prodigiosa, e quella di Boulogne, forse pure apparsa sulle spiagge di Fiandra, agli albori della vita di Francia, e dalla poesia popolare tramandata poi nell'alone di quella leggenda perdentesi a memoria d'uomo quasi a far sparire il mezzo umano, che nella statua perpetuò l'apparizione; quasi a dire che per prodigio quella visione si costrinse di per se stessa in pietra; ad affermare che in essa proprio la Madonna nei secoli tra noi realmente continua ad abitare.
Quell'incontro rinnovò l'affettuoso, ingenuo, poetico omaggio e fu vivo simbolo dell'unità del popolo francese, nel tempo e nell'estensione territoriale, raccolto attorno alla Madonna: come se Maria, mostrantesi nel tempo stesso e nello stesso luogo, nei due aspetti venerati nel sud e nel nord di quella Nazione, confondendo in una sola le date remote e recenti di quei memorandi avvenimenti e riducendo ad un punto, in Lourdes, lo spazio del territorio francese, esprimesse sensibilmente, visivamente la sua sovranità sempre attuale su tutta la Francia.
Avvenne allora che la Santità del Padre Pio XII, esattamente l'8 dicembre 1942, consacrasse l'umanità al Cuore Immacolato di Maria per ottenere da Dio la grazia della vera pace, pace cristiana; pace di armi in pace di cuori.
Fecero eco i vescovi di Francia, consacrando la loro patria a quel Cuore benedetto, nel giorno purissimo dell'Annunziata 1943.
Ed il 28 marzo seguente mosse da Lourdes il simulacro della Vergine dell'approdo per fare ritorno al santuario d'origine.
Nell'animo dei promotori ( un vero e proprio comitato organizzatore si era intanto costituito ) quel singolare corteo, che avrebbe solcato le ondulate campagne ed i colli di Francia tra fitto nereggiare di popolo accorso, non doveva avere soltanto significato di ritorno della statua della Madonna a Boulogne, ma con quel ritorno, con quell'itinerario congiungente il sud al nord del Paese intendeva suscitare il gran ritorno delle anime tiepide o gelide di Francia, nell'eco della consacrazione pontificia all'Immacolata, ai piedi della Vergine tutta pura e tutta bella, nel segno della Croce del Redentore.
E dietro l'ori fiamma di Giovanna d'Arco, la capitana di tutte le battaglie per la libertà della Patria; dietro il grande Crocifisso, che c'insegna nel perdono delle offese l'unica via alla pace di ciascuno in particolare e di tutti i popoli nel loro insieme, mosse da Lourdes il singolare corteo mariano, accompagnato ed assistito da numero conveniente di veri e propri missionari, a piedi scalzi come i romei medievali, esemplarmente infaticabili nella penitenza, nella preghiera, nell'esortazione.
Il fatto fu segnalato dalla stampa cattolica.
E nonostante il silenzio di tutti gli altri quotidiani d'informazione che non informano, si ripercoteva per le terre quel puro litaniare di voci imploranti, ne correva il rumore insolito di strada in strada, di casa in casa.
Ed ogni città ed ogni villaggio ed ogni campagna, a poco a poco, man mano che il corteo progrediva, porgeva orecchio, ne vibrava, si levava e metteva in moto, chiedendo a gran voce che quel transito benedicente deviasse dall'itinerario, appressandosi e penetrando nel cuore degli abitati.
E per quel transito, dovunque fu possibile concedere la deviazione e lungo tutto l'itinerario, si andava ravvivando o ridestando il gran cuore mariano di Francia, con fervore inusitato di preghiere, di penitenze, di consacrazioni a Maria senza macchia, fino a tarda notte, con improvvisi ritorni d'uomini, rifatti bimbi inteneriti, o con l'impronta - nei tuttavia restii - di visi pensosi o perplessi, almeno - salvo casi eccezionali insignificanti - rispettosi.
Ed il corteo di pace, incruento tra i conflitti irriducibili delle fazioni e delle correnti politiche, tra il tuonar dei cannoni ed il fervere delle ultime mischie ( come accadde al passaggio della Vilaine, su una chiatta, all'ombra di una bandiera bianca, issata a testimoniare i pacifici intenti ), il corteo innocente raggiunse le porte di Parigi, incontrato dall'Eminenza del Cardinale Arcivescovo Suhard, che salutava la Madonna di Boulogne col nome improvvisato dalla pietà del popolo, testimone di tanti ritorni d'anime prodigiosamente operati: la Vergine del gran ritorno.
Il viaggio, compiuto a piedi, era durato dal marzo del 1943 all'ottobre del 1945.
Due anni e mezzo: e non si aveva ancora raggiunto la Manica.
Due anni e mezzo; e soltanto una grande diagonale era stata da quel corteo tracciata dai Pirenei verso il passo di Calais, dal basso all'alto, attraverso tutto il territorio francese.
Due anni e mezzo: ed ormai da tutti i Dipartimenti, in blocco, ad una voce, s'invocava, e si ottenne, che quella benedizione rallegrasse ogni angolo del Paese, dalla Provenza alla Bretagna, dai Vosgi alle Alpi.
E tali furono l'ansia dell'attesa e l'ardore della pietà dei fedeli che si fu costretti a tracciare, con amplissimo raggio e con tutte quattro le riproduzioni della statua di Boulogne, quattro grandi itinerari, in modo da percorrere più sollecitamente tutte le province francesi, ripetendo in grande quel che in piccolo era già stato fatto nel 1938 nelle Fiandre e nell'Artois.1
Dopo di che, non è necessario accennare - poiché è cronaca d'oggi di cui echeggiano le terre latine - al rapido superare di confini ed estendersi, dilagando di Paese in Paese, di quella processione mariana, vera fiumana di popolo, adergente alta l'immagine della Madre di Dio e degli uomini, a benedire, preparando e sollecitando con la sua visita un'umanità migliore, in coro armonioso d'intenzioni e di opere, veramente oneste e pie.
Ma non è inutile sottolineare che - e qui sta il meraviglioso - l'origine e gli sviluppi della peregrigatio - come appare evidente dalle cronache francesi qui riassunte - non furono il risultato d'un disegno ben concepito prima nelle grandi linee, ben organizzato poi nei particolari e infine magnificamente condotto e concluso secondo il piano preordinato.
Non fu cosi. I progetti, le iniziative furono parziali, ed ognuna di esse fu fine a se stessa.
Quel derivare l'una dall'altra, da sorgente in ruscello, in torrente, in fiume, in mare, così da ricoprire d'acqua purificatrice tutta la Francia; quello sfociamento di quella fiumana in marea nessun uomo concepì, nessuno previde né condusse né concluse.
Ad ogni irrompere di nuova corrente, gli argini di confine venivano travolti, sommergendo uomini vecchi e risollevandoli alla superficie fatti nuovi, buoni, onesti, pii: fratelli.
Quell'incanto fu Maria. È, e continua ad essere, Maria.
Maria, Immacolata Vergine; Maria, Annunziata; Maria, Madre di Dio Gesù; Maria, Compatente; Maria, Corredentrice; Maria, Mediatrice Universale; Maria, Madre degli uomini; Maria, Assunta; Maria, nel cielo e sulla terra, Regina.
E per questa sua signoria sovrana e regale, quell'incanto si rinnoverà ad ogni argine di confine e nuove correnti irromperanno e quella marea purifìcatrice, di Paese in Paese, di continente in continente, fino agli estremi limiti della terra, trionfalmente maestosa si stenderà.
Fantasie di poeta? No.
Il meraviglioso di questo nostro ciclo mariano non è tanto frutto di mente ispirata quanto piuttosto, e prima ancora, diretto intervento divino nella storia, nella registrazione sintetica dei fatti di ogni giorno di questa nostra povera umanità faticosamente brancicante nel buio, sul quale - a rischiararlo ad orientamento fermo - vengono continuamente gettate lame rotanti di luce vivissima come da una superiore altissima Lanterna.
E se è già ben meraviglioso l'impulso peregrinante mariano, nato in Francia o che certamente aggiungerebbe un altro capitolo ad un bel libro di Georges Goyau s'egli fosse ancor vivo,2 è senz'alcun dubbio incomparabilmente più meraviglioso che quel trionfale inneggiare acclamante, per quanto s'estende la terra, alla Madonna fu predetto, prima di morire, da santa Caterina Labouré ( ancora una figlia della Nazione primogenita della Chiesa ), in quella nota scritta a matita dov'ella esclama: " Come sarà bello sentir dire: Maria è la Regina dell'universo!
Sarà una lunga era di pace, di gioia, di felicità … Ella sarà portata alto come stendardo e farà il giro del mondo ".
Non è singolare la predizione di quest'acclamazione a Maria, Regina dell'universo; di quest'esplosione universale di gioia del mondo felice, in pace; di questa fiumana trionfale, che inonderà tutta la terra levando lei, la sua Regina, alto " come stendardo "?
Speriamo, confidiamo, rallegriamoci, popoli d'ogni continente, poiché siamo alle porte di quell'era di pace.
E su quel portar alto " come stendardo " lei, la Regina dell'universo, non ci fa aprire finalmente gli occhi il martirio, che per quella statua eroicamente patì in silenzio, per quarantasei anni di seguito, per tutta la vita, la stessa santa Caterina Labourè?3
Che cos'è quella statua, se non l'immagine inconfondibile della " Regina Mundi "?
E chi oserà opporgliene un'altra, ove appena si rifletta che quell'immagine, quell'atteggiamento dell'Immacolata Regina non fu effetto di ispirazione, ma vera e propria apparizione storica della Madonna, che manifesta se stessa nella luce accecante, incandescente di quei privilegi altissimi, facendo sì che quel suo atteggiamento misericordiosamente sovrano fosse perpetuato in una statua?
In quella statua non si compongono armoniosamente, non si confondono, dileguando in lei come in perfetta sintesi ed espressione, tutte le immagini, tutte le statue della nostra cara Madonna per singolari favori venerate localmente, regionalmente, nazionalmente, in tutti i paesi del mondo?
Dalla Castellana d'Italia alla Mat, Rùsskoi Zemlì ( Madre della terra Russa ), dalla Settima Mariàm ( " Nostra Signora Maria ) degli Arabi alla Madonna di Pao-ting-fu Regina della Cina, dalla Teclecnata ( la grande Signora ) dei Messicani alla Regina delle Missioni in Oceania?4
Tutti quei simulacri di Maria, invocata Mediatrice e Patrona, cioè Signora locale, regionale, nazionale, hanno costruito idealmente una simbolica piramide, reggente al vertice un'immagine che le riassume tutte: quella della Mediatrice universale, cioè la " Regina mundi " delle apparizioni, di cui fu favorita santa Caterina Labourè e che fu voluta a perpetua memoria in statua per illuminato intuito di quello sguardo d'aquila che fu la Santità del Padre Leone XIII.
Soltanto così si espone a pieno sole il martirio di santa Caterina Labourè, nella cui ombra, protrattasi dal 1830 al 1876, è già tutto germinalmente in atto il presente ciclo mariano, dall'avvio alla conclusione, dal seme all'albero, dalla medaglia miracolosa alla statua, dalla Mediatrice universale in atto alla Begina mundi, per l'immacolatezza di quella mirabile Concezione e Maternità.
G. Gaetano di Sales
1 Fin qui le notizie della meravigliosa cronaca sono state desunte dal quotidiano cattolico parigino La Croix, ottobre 1945 ( red. Francois Veuillot ).
2 Georges Goyau, Ce que le monde catholique doit à la France, Ed. Perrin & C.ie, Paris.
3 G. Gaetano di Sales, Suor Caterina, Ed. E.L.M., Roma, 1947, pag 73 e segg.
4 P. Gabriele Roschini, Maria Santissima, Regina della creazione e della storia, ed Pro regalitate Mariae Roma, 1949, pag. 12 e segg.
Il presente studio è stralciato da una pubblicazione dallo stesso titolo, in corso di stampa, per cortese concessione dell'ed. il cuore, Torino. Ogni diritto di traduzione e riproduzione è riservato per tutti i paesi.