La Divozione a Gesù Crocifisso

B125-A2

Il Dr. Sales, continuando lo studio sulla divozione a Gesù Crocifisso iniziato col bollettino N. 1 - 2 dell'anno in corso ci invia l'unito articolo, che pubblichiamo volentieri in omaggio alla serietà dall'esame da lui condotto.

2. Struttura e disegno

Ho sempre avuto rispetto per il lavoro altrui, quand'esso sia seriamente inteso.

Ma tale senso doveroso verso l'onestà altrui, evidentemente, non può precludere la via all'espressione necessaria e sincera di un giudizio critico il quale, dissentendo parzialmente dai risultati raggiunti da altri, s'informi a spirito di sana collaborazione nella ricerca del vero.

E perciò, alle osservazioni mosse nel numero 1 - 2 del Bollettino di quest'anno, debbo subito farne seguire un altra, generica. Questa.

Per voler curare la forma dell'incolto cuoco di San Tommaso, si è caduti in nebulosità di sostanza.

Per voler rendere omaggio ammirativo a fra Leopoldo, forbendogli il testo della « Divozione », si è perso qua e là di vista la linearità strutturale, mirabilmente semplice e scarna, di quella sua preghiera.

Gli emendatori, nel loro nobile tributo, hanno talvolta strofinato troppo, facendo svanire dei caratteri e sostituendoli con altri, difformi.

Di modo che fra Leopoldo non c'è più, tutto d'un pezzo.

In quel libro, che per la scrupolosa fedeltà alle fonti fa testo in materia ed è il « Fra Leopoldo » del fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, ricordo di aver letto che la « Divozione » non è nata da redazione stesa di getto, ma da meditazione quotidiana degli stessi pensieri ricorrenti, durata oltre vent'anni e fermata poi in formula definitiva di preghiera « quasi senz'accorgersene », quasi insensibilmente.

La « Divozione, non è dunque un testo composto alla leggera o affrettatamente.

Ora, nella parsimonia di vita, cioè di azione, di pensiero e di espressione degli uomini di Dio, non è superfluità, ridondanza, spreco: cose tutte, codeste, antitetiche dell'ordine necessario alla vita.

Perciò, fin dalle prime volte che recitavo ( e non sono due anni ) quotidianamente la preghiera « alle cinque santissime piaghe », mi sapeva d'annacquata quell'applicazione - dell'adorazione della piaga della mano destra - volta all'intento che tutti i figli della Chiesa camminino santamente, quando tale intento è già ripetuto in parte nell'adorazione della piaga del piede destro, in questi termini: « in tutto il clero e fra le persone a voi consacrate germoglino numerosi fiori di santità ».

Nei figli della Chiesa sono naturalmente compresi il clero ed i religiosi, che ne formano non solo la parte migliore, ma l'ossatura.

Alla lunga quella diluizione m'insospettì.

Ed il sospetto, unito alla convinzione che si potesse in qualche punto rendere meglio espresso il testo della « Divozione », mi spinse a chiedere se ne esistessero ancora esemplari della prima stampa, nella stesura originale di fra Leopoldo.

Fui fortunato. Ottenni una delle prime copie.

E quel testo mi riempì di consolazione.

Poiché non solo la mia riflessione aveva colto nel segno, ma la mia aspettativa era di gran lunga superata: altre bellezze, nascoste e non intraviste, affioravano splendenti.

Lì, sì, che c'era tutto il mio e nostro fra Leopoldo, come l'avevo sentito a poco a poco balzare grande, e vivo nel cuore, dalle pagine puramente storiche e volutamente spoglie del carissimo fratel Teodoreto; quella francescanamente mansueta figura di adoratore ardente, che si sprofonda inginocchiato, con tutti i cori degli angeli e dei beati del cielo, ai piedi di Gesù Crocifisso, al cospetto di quelle misericordiosissime piaghe stillanti sangue e troppo preziose perché si possa per esse chiedere due volte la stessa cosa, ma alle quali, ad una ad una, ordinatamente, distintamente, egli, fra Leopoldo, e noi con lui, ci rivolgiamo, secondo la disciplina dell'urgenza delle necessità e secondo una successione di domande di grazie, la quale è riflesso della nostra natura temporale, impotente - nonostante l'urgere simultaneo delle invocazioni d'aiuto - ad esprimere tutto in una volta nel presente, ma vincolata a dire a poco a poco, tra passato e presente.

Quelle cinque piaghe raccolgono tuttavia armoniosamente ed amorosamente insieme le successive domande: nel presente, attualmente, sempre.

Li, sì, che c'è, tutto d'un pezzo, il mio e nostro fra Leopoldo, cattolico adamantino ed infuocato, che non conosce confini ed abbraccia il mondo.

Ed il suo primo grido è per il veneratissimo Papa, Vicario di Cristo e Capo della Chiesa, e poi per tutti i sacerdoti del mondo, nel sacrificio della Messa; il secondo, è per la salvezza dei peccatori e dei moribondi, specialmente se non riconciliati: il terzo, per la santità degli ordini e delle congregazioni religiose; il quarto, per la liberazione delle anime del Purgatorio; il quinto ed ultimo, per il Vescovo, angelo della diocesi, e per tutte le anime, che battono al nostro cuore.

C'è un'unità e compiutezza di disegno che sorprendono; una struttura asciutta che sa di rupe; una semplicità di linea che dà bando al gonfio; una pienezza a livello di trabocco che ignora il vuoto; una proiezione di limiti all'illimitato, dalla Chiesa militante a quella trionfante e purgante, che è monumentale: in una cornice di viva attualità impressionante, dove il tempo è oggi.

Come l'eterno.

Ed in quel cielo di adorazione, le cinque invocazioni non sono meteore solcanti e vanenti, ma continuamente rotanti per amore intorno al centro luminosissimo ed al segno dominatore, ragione ed anima, di quel cielo.

Gesù Crocifisso.

( Continua )

G. Gaetano di Sales