Casa di Carità Arti e Mestieri

B143-A7

- Celebrazione del trentennio

Concluso il trentesimo anno scolastico della Casa di Carità Arti e Mestieri, i suoi dirigenti giudicarono conveniente fermarsi a guardare il lungo cammino percorso e chiamare a raccolta allievi, insegnanti ed amici, non per una manifestazione accademica, ma per un vero bilancio spirituale.

Questi tormentatissimi trent'anni snodatisi attraverso le convulsioni di due guerre mondiali hanno costituito il clima in cui è nata ed è vissuta la nostra Scuola, clima avventuroso e ricco di difficoltà d'ogni genere, nel quale tuttavia la Provvidenza di Dio ha inserito il suo piano di salvezza, che nulla ha potuto fermare e che si va manifestando sempre più grandioso.

È naturale perciò che i primi trent'anni della Casa di Carità siano stati movimentati e che una folla di ricordi si affacci alla nostra memoria, cercando di espandersi al di fuori, facendo rivivere per un istante fatti e persone, gioie e dolori.

Il 29 Gennaio 1956 giorno fissato per la celebrazione, vide alla Casa di Carità, riuniti nell'unico locale capace, che serve da cappella e da aula magna, autorità, insegnanti, allievi ed amici: S. Em. il Card. Fossati, Arcivescovo, Sua Ecc. l'On. Armando Sabatini, Sottosegretario al Lavoro, l'avv. Amedeo Peyron, Sindaco di Torino, il rappresentante del Prefetto di Torino, l'avv. Andrea Guglielminetti, in rappresentanza della Provincia di Torino, un bel gruppo di industriali, fra cui l'ing. Robert Daubrée, presidente della Soc. Michelin e il comm. Merlonghi in rappresentanza dell'Unione Industriale di Torino, un gruppo di patronesse, capeggiate dalla Sig.ra Bianca Ciletti Bellia, numerosi insegnanti ed antichi insegnanti ed un folto gruppo di allievi ed antichi allievi.

Il presidente della Scuola, dr. Tessitore, dopo brevi parole di saluto e di ringraziamento agli intervenuti rievocò la figura dei fondatori dell'opera, Fra Leopoldo Musso o.f.m. e Fr. Teodoreto S.C. perpetuamente vivi e presenti in spirito in questa loro Casa e sicuramente avviati verso la glorificazione.

Ricordò gli amici defunti: il cat. Baiano, gli insegnanti Giuliano e Verzotti, la zelatrice Sig.ra Rocca, e infine l'On. De Gasperi che fu sempre largo di appoggi.

Citò al plauso comune gli insegnanti più anziani, ai quali veniva offerto in premio una penna stilografica e una matita d'oro: Giovanni Rebaudengo, l'ing. Fisanotti, l'ing. Gerini, il geom. Grabbi, il geom. Rosazza, i Sigg. Massaia, Tordella, Unia, l'ing. Dematteis prefetto degli studi.

S. Em. il Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino assiste alla cerimonia celebrativa. Alla sua destra è S. Ecc. l'On. Armando Sabatini ed alla sua sinistra l'avv. Amedeo Peiron, Sindaco di Torino. Sta parlando il Direttore della Scuola.

Rievocando poi gli inizi dell'opera e le difficoltà che ne accompagnarono lo sviluppo, il presidente proseguì: « Riportiamoci col pensiero al primo dopoguerra, e precisamente a quel turbolento 1922, che vide incendiare molte Chiese di Torino.

Alla barriera di Milano si era andato formando un agglomerato di case senza volto, entro le quali una povera gente venuta dai paesi e avulsa dal suo ambiente conduceva una vita dura, economicamente difficile e spiritualmente misera, senza tradizioni e senza avvenire.

Ad essa si era dedicato un povero prete, di vita austera e di carità inesausta, Mons. Michele Mossotto, il quale con infiniti stenti aveva costruito una Chiesa, dedicandola con nome augurale a N. Signora della Pace, e si sforzava di riunire e di condurre tutte quelle anime, che erano come pecore disperse e senza pastore.

Proprio contro questo prete si scagliò una folla incosciente e proprio questa Chiesa venne devastata e incendiata.

Mi par di vedere ancora le campane divelle, gli altari profanati e le rovine fumanti e di sentire ancora il doloroso stupore per questa strana incomprensione popolare, che si rivolta contro chi più di tutti si affanna per il suo bene e trasforma le giuste rivendicazioni sociali in atti di ribellione che la allontanano da Dio e sono la sua rovina temporale ed eterna.

Questa era la situazione che si presentava ai Catechisti allorché si affiancarono al Parroco di N. Signora della Pace, offrendogli la loro collaborazione.

Bisognava far cadere tanti pregiudizi, riguadagnare alla Parrocchia il suo prestigio, e richiamarvi tanta parte della popolazione che se ne teneva sospettosamente lontana.

I ragazzi che le famiglie lasciavano per lo più abbandonati a se stessi, affollavano i cortili della Parrocchia e la loro catechizzazione costituiva già un problema, tanto più grave e urgente in quanto allora era bandito dalle scuole pubbliche ogni cenno di religione.

Ma poi bisognava pensare ai giovanotti e agli uomini, che si tenevano lontani dalla Chiesa.

E allora venne l'idea della scuola professionale, che avrebbe potuto richiamare gli adulti alla Parrocchia e che in quel tempo di disoccupazione assai diffusa avrebbe costituito indubbiamente un grande aiuto per la ricerca di lavoro e il miglioramento della loro condizione professionale.

Nessuno pensava di istituire un'opera scolastica autonoma, né di riesumare la questione della « Casa di Carità » per la quale si era tanto battuto Fra Leopoldo, la quale sembrava ormai tramontata, sebbene qualcuno ne soffrisse ancora in silenzio.

Si stava semplicemente in quella vigile attesa che il Vangelo raccomanda, cercando di eseguire nel miglior modo possibile il proprio compito e tenendosi pronti ad ogni eventuale cenno della Provvidenza.

La Provvidenza intervenne, ripetutamente, in molte maniere, ci svelò gradatamente i Suoi disegni e ci condusse ad attuarli senza che ce ne accorgessimo.

Se mai vi fu un'opera nella quale sia visibile l'intervento di Dio questa è la « Casa di Carità Arti e Mestieri ».

Il Signore parve scherzare: nessuno faceva progetti e tutti lavoravano a realizzare un progetto, che si scopriva man mano sempre più grandioso.

Le linee maestre ne erano state tracciate dal Frate cuoco del Convento di S. Tommaso in scritti così sgrammaticati da stancare il lettore, però l'attuazione era incominciata prima di studiare quegli scritti.

Le decisioni più impegnative e più determinanti furono prese dopo discussioni e preghiere, ma talvolta, lo confessiamo candidamente, furono il frutto di un errore di calcolo, il quale nascondendo in parte la realtà persuase ad infilare una strada che diversamente nessuno avrebbe avuto il coraggio di infilare.

Un'occhiata sul pubblico, durante il discorso del Presidente della Scuola.

E al microfono Sua Eccellenza l'On. Armando Sabatini, Sottosegretario al Ministero del Lavoro
( seduto, a sinistra di chi guarda, è l'ing. Robert Daubrée, Presidente della Michelin Italiana )

Ci fu un momento in cui credemmo di esserci sbagliati e pensammo di avere commesso delle imprudenze troppo gravi, ma mentre con la tragedia nell'anima pensavamo al modo di liquidare ogni cosa senza danno di alcuno, la nostra navicella che faceva acqua da tutte le parti ( e non si trattava soltanto di difficoltà finanziarie ) si normalizzò dolcemente da se stessa e riprese a camminare più spedita che mai.

Anzi la situazione divenne assai migliore che per l'addietro.

Iddio ha voluto qui marcare vigorosamente che Egli è l'Autore di tutto.

E ciò ravviva ad un tempo la nostra riconoscenza a Dio e la nostra fiducia nell'avvenire.

Se le difficoltà sono molte sappiamo di chi è la causa che agitiamo ed essa ci appare sempre più grande, investendo non solo i massimi problemi dell'uomo, che sono quelli dei suoi rapporti con Dio, ma anche quelli contingenti, che deve affrontare nella sua condizione terrena.

Nella « Casa di Carità » brilla in tutto il suo splendore l'integralità dell'uomo viatore verso il cielo e abitatore della terra e la connessione intima di tutti i suoi rapporti, di tutte le sue manifestazioni, di tutte le sue necessità.

Essa è un luogo di convergenza e di diramazione di tutte le forze sociali, religiose, culturali, civili- economiche, ecc. che qui si raccolgono per potenziare l'uomo ed arricchirsene, per preparare nuove generazioni per un domani migliore.

Per questo siamo lieti di salutare qui i Rappresentanti della Chiesa e dello Stato, della Città e delle famiglie, della scuola e del lavoro, quasi felice sintesi di tutte le attività umane.

Ci auguriamo che la collaborazione di tutte queste forze, in cui è il segreto della vita sociale, si intensifichi sempre più a favore di quest'Opera e da essa irradi benefica dovunque può giungere una sua eco.

Rinnoviamo il ringraziamento a tutti gli intervenuti e li invitiamo ad unirsi a noi per riconoscere i benefizi tattici dal Signore e renderGli il debito tributo di lode e di gratitudine ».

Dopo le parole del Presidente si distribuirono i premi agli allievi più meritevoli dell'anno scolastico 1954-55: diplomi, medaglie, libretti di risparmio e oggetti diversi, forniti da Enti pubblici e da benefattori privati.

Quindi il Direttore della Scuola, dr. Conti, lesse il discorso commemorativo, rilevando vigorosamente le caratteristiche dell'opera, lo spirito, gli intenti, le realizzazioni, i propositi.

Nelle precedenti pagine di questo bollettino, sotto il titolo « Lineamenti programmatici di una Scuola di lavoro », riportiamo uno dei passi salienti del discorso, che venne assai elogiato dalle autorità presenti e lungamente applaudito da tutta l'assemblea.

Il testo completo verrà pubblicato sul Notiziario della Casa di Carità.

Conchiuse la celebrazione l'On. Sabatini con un notevole discorso, compiacendosi dell'opera svolta dalla nostra Scuota e tracciando le direttive a cui si ispirano i pubblici poteri per la formazione e il perfezionamento della mano d'opera qualificata.


Attenzione, per favore!

La Casa di Carità Arti e Mestieri si è trovata nella necessità assoluta ed improrogabile di addivenire all'acquisto di nuovo macchinario per il valore di milioni e milioni: e ciò in dipendenza dell'aumentato numero degli allievi; dell'aggiornamento obbligato delle attrezzature da adeguarsi al progresso della tecnica ed alle richieste dell'industria; dell'inserimento di qualifiche tecnicamente pregiate ( quali, per esempio, gli attrezzisti stampisti ) che non sono normalmente impartite per il costo elevato delle attrezzature di precisione, mentre sono indispensabili all'industria.

Si fa pertanto appello a tutti i nostri amici e simpatizzanti per una sottoscrizione, quanto più larga possibile, di " quote di collaborazione " fissate in Lire 2000 ( duemila ) ciascuna.

Ne siamo profondamente grati.